Cosa sono i Tratturi
I
tratturi già in epoca protostorica erano lunghe vie battute dagli
armenti e dalle greggi, ma le loro radici affondano nelle tracce
millenarie che antichissime genti ricalcarono nelle loro migrazioni
seguendo sia l’istinto proprio sia il moto delle stelle, i corsi dei
fiumi oppure i colori dell’orizzonte. Prima della costruzione delle
antiche strade Romane lungo i tratturi si svolgevano intensi traffici
commerciali. Il nome Tratturo comparve per la prima volta durante gli
ultimi secoli dell’Impero romano, il termine latino trattoria
designava il privilegio dell’uso gratuito del suolo di proprietà
dello Stato, di cui beneficiavano i pubblici funzionari e che venne
esteso anche ai pastori della
transumanza per l’uso delle vie pubbliche. Guglielmo I il Malo nel
1155, li dichiarò beni demaniali successivamente sotto la dominazione
aragonese vennero ridisegnati i tracciati, stabiliti i limiti e
codificati gli usi, in seguito sostenuti anche dai Borboni. Nel
periodo di massimo sviluppo la rete viaria tratturale si estendeva da
L’Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con
uno sviluppo complessivo che superava i 3000km. I Tratturi furono
strade particolari e, sotto molti aspetti, irripetibili. Disposti come
i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli e bracci), essi
formarono una rete viaria che copriva in modo uniforme tutto il
territorio e dettarono in tutto il Mezzogiorno orientale la legge del
movimento e dell’insediamento. Furono non solo strade ma anche
pascoli per le greggi in transito. Lungo tali assi viari, che potremmo
definire autostrade d’altri tempi, sorsero opifici, chiese, taverne
e fiorenti centri abitati. Oggi i tratturi non sono più utilizzati
come vie di comunicazione di persone, animali e merci, ma sono
diventati dei grandi musei all’aperto che costituiscono delle
preziose testimonianze storiche e culturali, pronti ad accogliere l’uomo
tecnologico alla ricerca di se stesso in sella ad un cavallo, a piedi
in bicicletta o sul carro di un tempo. Il decreto ministeriale
del1976, ha definito i tratturi beni di notevole interesse per l’archeologia,
per la storia politica, militare economica, sociale e culturale
sottoponendoli alla stessa disciplina che tutela le opere d’arte d’Italia.
LA TRANSUMANZA
La
Transumanza vuol dire pastorizia trasmigrante. La parola è composta
da trans (di la da) e da humus (terra).
Essa si basa su quattro capisaldi: il cambio tra due sedi note in
determinati periodi dell’anno, la proprietà del gregge, lo
sfruttamento diretto dello stesso; l’orientamento presso l’economia
di mercato. Sicuramente la transumanza era tra le attività
fondamentali dei Sanniti, favorita dall’esenzione da imposte sia sul
bestiame, sia sui pascoli e sulle strade di collegamento. La donna
sannita aveva sempre in casa la conocchia per filare la lana e un
telaio per tesserla e farne capi di abbigliamento e coperte. Gli
uomini sanniti invece, oltre alla cura delle greggi, si impegnavano in
varie attività tra cui quelle relative agli scambi commerciali e ai
servizi di accoglienza e di trattenimento. Nel periodo romano la
pastorizia venne considerata l’attività tra le più nobili e
redditizie e ne fecero un settore importante per la loro economia. La
realizzazione di opere pubbliche e di grandi manifestazioni con
spettacoli furono realizzate con il ricavato delle multe imposte ai
proprietari di pecore. Nel 290 a.C. i Romani disciplinarono la
transumanza con leggi importanti e la sottoposero al controllo
pubblico e al prelievo fiscale.In alcuni punti di attraversamento
obbligato veniva esatta la Scrittura che era la tassa pagata sugli
animali iscritti nei registri degli appaltatori d’imposta. Dopo la
caduta dell’Impero Romano la pastorizia trasmigrante scomparve quasi
del tutto a causa dell’assenza di un potere politico. Durante l’XI
secolo venne riscoperta e tutelata nella Costituzione Normanna, che
impose contro i trasgressori la confisca dei beni e addirittura la
pena di morte. I pastori però dovevano pagare il pedaggio sulle vie
tutelate. Successivamente con Federico II la transumanza fu
ulteriormente agevolata e facilitata nei grandi circuiti commerciali.
Con gli Angioini (XIII secolo) la pastorizia andò in crisi perché
venne dato più spazio alle coltivazioni agricole. Giovanna II
successivamente richiamò in vita la Costituzione Normanna istituendo
il foro speciale per gli operatori della transumanza. Per gli
Aragonesi la transumanza fu il settore trainante dell’economia. Essi
istituirono un apposito ufficio per la gestione chiamato Regia Dogana
della Mena delle pecore in Puglia che era diretto dal Doganiere, un
alto funzionario governativo.La transumanza è stata per secoli un
fenomeno oltre che economico e pastorale anche politico, sociale e
culturale che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate da
essa.
Numeri
sui tratturi
fonte:
"Le lunge vie erbose" Italo Palasciano, Capone editore
I
tratturi erano larghi 60 passi napoletani (111 metri)
I
tratturelli erano strade secondarie e di smistamento della larghezza
37, 27 e 18 metri
I
riposi erano vasti spazi erbosi per la sosta degli animali
Ogni
1000 pecore si ritenevano necessari dai 7 ai 10 pastori ai quali
andavano aggiunti altri addetti. Al di sopra di tutti c'era il massaro
coadiuvato dai pastoricchi che si disponevano in testa e ai lati del
gregge durante il trasferimento aiutati dai cani. I butteri erano
addetti al trasporto di materiale su muli, principalmente le reti per
i recinti notturni. I casari erano ovviamente addetti alla produzione
del formaggio. Ogni impresa di 15-20 mila pecore inpegnava almeno
150-200 persone e per un numero medio di 2 3 milioni di pecore
transumanti si calcolavano 20-30 mila addetti
La
transumanza in terra d'Otranto
(liberamente
riassunto da: "vie e pascoli della transumanza" di Italo
Palasciano, Umanesimo della Pietra 2003)
Nel
1447, Alfonso d'Aragona istituisce la "Dogana della Mena delle
Pecore" di Foggia con il compito di regolamentare il territorio
adibito a pascolo nel tavoliere delle Puglie e introitare le tasse dai
proprietari dei greggi attraverso il pagamento di diritti di passaggio
e
di pascolo. Da quel momento, la Dogana rappresentò, sotto gli
aragonesi, la principale fonte di introiti del Regno di Napoli.
I
proprietari delle greggi dell'Abruzzo, del Molise attraverso la fitta
rete di tratturi e tratturelli conducevano, nelle stagioni invernali,
il proprio bestiame nelle "locazioni" del Tavoliere delle
Puglie. Le locazioni erano i "pascoli fiscali" ossia
grandi aree destinate a pascolo dietro pagamento della
"fida" (ossia il prezzo degli erbaggi consumati) da parte
dei "Locati" (proprietari dei greggi). Quando, a causa di
siccità e altre avversità atmosferiche i pascoli del tavoliere
divenivano insufficienti la Dogana provvedeva a esercitare un diritto
di prelazione su altri terreni.
Una
parte consistente dei terreni non compresi nelle "locazioni"
e considerati "locazione straordinaria" si trovavano in
Terra d'Otranto che comprendeva la Penisola Salentina e le attuali
province di Taranto e Brindisi. I territori interessati alla
destinazione a "locazione straordinaria" si trovavano per lo
più a Martina Franca, Mottola, Castellaneta, Massafra. I feudatari
locali e le popolazioni che vivevano d'agricoltura vedevano molto male
che tanta terra fosse a loro prelevata per essere destinata a pascolo
e sovente si determinavano veri e propri conflitti armati tra pastori
e agricoltori.
Proprio
lo studio dei conflitti tra locati e feudatari (duca di Martina, il
marchese di Santeramo, il principe di Acquaviva) o contadini portati
davanti al "Tribunale della Dogana della Mena delle pecore di
Foggia" consente di individuare i territori adibiti a
"locazione straordinaria".
Inoltre
la Dogana concedeva ai locati una serie di privilegi fiscali e
giuridici sia penali che civili. Ad esempio, i pastori anche se
colpevoli di delitti non potevano essere carcerati in quanto "dovendosi
le pecore calarle in Puglia ogni anno, deve necessariamente farlo il
pastore che insieme con le pecore fanno un corpo sano e unico
... e mancando una parte viene a mancare il tutto" (S. di
Stefano, La ragion pastorale over commento sù la prammatica LXXIX de
officio procuratoris Caesaris, Napoli, 1731)
Nella
tabella a fianco sono elencati i nomi dei tratturelli di terra
d'Otranto e i relativi comuni di pertinenza.
L'aratro
giacobino sui tratturi e la fine della transumanza
fonte:
"Le lunge vie erbose" Italo Palasciano, Capone editore
Nel
1807 Giuseppe Bonaparte, divenuto re di Napoli, abolisce le leggi
sulla feudalità espropriando la nobiltà di diritti e latifondi.
Per
quanto attiene la transumanza, Bonaparte abolisce la Dogana con una
legge del 21 maggio 1807.
Ma
già sul governo borbonico era forte la pressione per convertire i
pascoli in terreni seminativi. Nel 1788 il borbone riduce a 6 anni la
durata del contratto di affitto dei pascoli.
Con
l'unificazione d'Italia diviene più esteso il fenomeno della
coltivazione a cereali e il tavoliere si avvia a diventare il granaio
d'Italia.
In
questo processo di trasformazione politica sociale ed economica i
tratturi perdevano di valore ed importanza.
Pian
piano venivano assegnati dal demanio per uso agricolo, in altri casi
venivano usurpati, in altri casi gli abitati si estendono sui suoli
dei tratturi.
Tratturi
tra passato e futuro
Il
progetto Appennino Parco d'Europa (studio d'area 3.2, Molise)
nelle sue visioni conclusive, basa lo sviluppo socio-economico del
Molise sul riuso compatibile della rete tratturale vista come
collegamento biologico e paesaggistico fra i grandi parchi abruzzesi e
quello del Gargano.
Cartina sotto: I territori dei comuni, che gravavano geograficamente
sulla "Locazione di Terra d'Otranto" attraversati dai
tratturelli indicati con il tratto rosso (particolare da Italo Palasciano,
"Le lunghe vie erbose") click
per ingrandire |
Trekk
del Tratturello Gorgo
I
cicloamici hanno avuto la fortuna di imbattersi in uno dei
tratti del tratturello Gorgo ancora intatto. Si tratta del
tratto compreso nei terreni della masseria Gorgo Freddo che di
recente è stata acquistata dal corpo Forestale dello Stato. La
masseria è attualmente adibita ad allevamento delle fattrici de
Cavallo Murgese allevati dalla forestale. Masseria Gorgo freddo
si raggiunge percorrendo 5Km da Martina sulla provinciale
Martina Mottola. Gorgo freddo è una bellissima masseria
circondata da un bosco di querce secolari. Il corpo di fabbrica
e le chiusure fatte di muretti a secco si sono mantenuti intatti grazie alla vocazione all'allevamento dei massari che si
sono avvicendati.
|
I
cicloamici approdano a Masseria Gorgo Freddo dopo una piovosa quanto
affascinante pedalata su e giù per le campagne a Ovest di Martina.
Gentile e ospitale è Luigi addetto alla sorveglianza e alla
libazgione delle fattici
Il
tratturo di Gorgo molto largo e pietroso si estende per almeno 1Km
nella proprietà della Masseria Gorgo appena fuori dalla proprietà il
tratturo scompare e rimane una stretta stradina asfaltata racchiusa da
alti muretti a secco. Il destino dei tratturi era proprio quello di
trasformarsi in strade, ovviamente dopo essere stati debitamente
assottigliati per trasformare la restante parte in pascolo o terra da
coltivare.
Le
fattrici placide e tranquille si stagliano all'orizzonte.
la
passeggiata dei cicloamici lungo il tratturello Gorgo
Per
giungere al tratturello bisogna scavalcare alcune staccionate. I
Cicloamici sono esperti ed abituati a infrangere questi divieti di
passaggio.
un
acquaro. L'acquaro è una cisterna che convoglia le acque piovane che
piovono sul suo tetto e sul terreno intorno. La collocazione degli acquari lungo le vie erbose aveva una
importanza vitale. Pinuccio di Seppunisi racconta una storiella molto
divertente a proposito di acquari. Alcuni burloni malfattori si
nascondevano all'interno dell'acquaro di sera spaventando le donne cha
andavano a raccogliere l'acqua e prendendone i secchi. Avendo appreso
della presenza di misteriosi fantasmi all'acquaro, un massaro poco
credulone circondò l'acquaro di fascine. Quando i ladruncoli la sera
cercarono di spaventarlo lui accese le fascine minacciandoli di
asfissiarli se non fossero venuti fuori e avessero restituito i
secchi.
Cartina sopra: I territori dei comuni, che gravavano geograficamente
sulla "Locazione di Terra d'Otranto" attraversati dai
tratturelli indicati con il tratto rosso (particolare da Italo Palasciano,
"Le lunghe vie erbose") click
per ingrandire
Tabella
sotto: I territori dei comuni, che gravavano geograficamente
sulla "Locazione di Terra d'Otranto" attraversati dai
tratturelli (Italo Palasciano, Umanesimo della Pietra, 2003)
Tratturelli |
Comuni |
alle
Murge
Orsanese
alle
Rene
delle
Ferro
Quero |
Castellaneta |
Santeramo
Laterza |
Laterza |
Martinese |
Martina
Castellaneta
Mottola
Massafra
Crispiano
Montemesola
Grottaglie
Manduria
Avetrana |
Gorgo
Parco |
Martina |
Tarantino |
Palagiano
Massafra
Taranto
Montemesola
Monteiasi
Grottaglie |
Pineto
dei Pini |
Ginosa
Castellaneta |
Palagiano-Bradano |
Palagiano
Castellaneta
Ginosa |
|