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Un anno vissuto intensamente Piccolo resoconto ragionato del lavoro svolto, degli eventi documentati e/o provocati dal ciclogiornale/ragnatela dei cicloecologisti salentini. . Il 20 gennaio 2003, un poco per scherzo un poco per vincere la malinconia di una solitaria serata invernale il ciclocaporedattore pubblicava il primo numero di www.cicloamici.it (in realtà il primo nome del giornale era "cicloweb" poi tramutato in cicloamici). Si trattava di un foglietto rozzo e malfatto da far circolare per far sorridere gli amici. Presto, grazie al contributo di tanti amici e dell'amore smodato per la bicicletta, il ciclogiornale si è trasformato in una violenta passione. Nottetempo le immagini catturate nelle solari giornate si trasformano in reportage, racconti, denunce. Fare un cicloreportage è semplice e la formula la riveliamo: ci si mette daccordo e si esce in bicicletta muniti di tanta allegria, una macchina fotografica, poi si lusinga e si convince qualche giovane e sempliciotto cicloamico a memorizzare fatti e luoghi. Si pedala visitando posti belli e tranquilli, si dicono tante fesserie che il cicloreporter annota e poi tornati a casa si riportano eventi e sensazioni nero su bianco. Le fotografie si uniscono ai testi del giovane vate e il reportage è fatto e si può pubblicare su Internet. Accanto all'impegno goliardico di raccontare le imprese della domenica il ciclogiornale muove i primi passi verso l'impegno cicloecologista e documenta gli sforzi compiuti per sensibilizzare la cittadinanza sui temi del trasporto sostenibile , sul degrado del patrimonio architettonico e naturalistico. Bush decide di fare la guerra perchè dice che Saddam ha tante armi, il ciclogiornale si oppone e la guerra scoppia ugualmente. Si apre una finestra sul mondo per fare controinformazione e sensibilizzare alla nonviolenza. Nel Salento pianeggiante e assolato la bici è un oggetto fuori moda, a Mesagne, città dove si pubblica www.cicloamici.it, vi è forse il più alto numero di auto per abitante della nazione. Il paese, che ha un diametro di circa 2Km, vede la gran parte dei suoi abitanti spostarsi (si fa per dire date le congestioni da traffico) stupidamente in macchina. Sono (purtroppo o per fortuna) sconosciuti in questi paeselli del salento i problemi del parcheggio, dell'aria irrespirabile e della gestione delle macchine tipici delle città. E allora tutti in macchina, anche per acquistare il pane al panificio 100 metri più avanti. I ragazzi fin dalle scuole elementari sono disabituati a camminare e a pedalare. Addirittura si vergognano ad andare a scuola in bicicletta perché in bici non ci va nessuno e i compagni si fanno accompagnare a scuola con i macchinoni nuovi e fiammanti dei genitori. Preso atto di questa triste situazione il ciclogiornale ha iniziato anche una campagna di informazione e educazione alla bici affiancandosi ad esempio alla tradizionale manifestazione cittadina mesagne in bicicletta organizzata dalla Pro Loco documentando come e quanto la cultura della bici sia in crescita nelle città del Centro-Nord. Molto tempo è dedicato anche alla scrittura di proposte e progetti nella speranza di smuovere gli amministratori e costringerli ad operare e realizzare infrastrutture e piste ciclabili. Il ciclogiornale diventa anche un foro di discussione per discutere di impegno sociale e civile. Nascono spontaneamente dibattiti e forum su temi di ecologia ed economia. Si riflette e si discute su Miniera associazione di volontariato sociale. Si discute sulla opportunità di costituire un'associazione per rendere più incisivo l'impegno cicloecologista. Questa discussione, arricchita di tante idee diverse e contributi diventa la fase di incubazione dell'associazione dei cicloamici. E finalmente l'associazione nasce il 12/08/93 nel luogo simbolo dei cicloamici, nella piazza Orsini del Balzo dove avvengono i raduni e le partenze. Le imprese dell'associazione cicloamici sono pubblicizzate e tempestivamente riportate dal ciclogiornale a volte con sarcasmo, a volte con ironia e spirito. Il ciclogiornale garantisce in un apposito spazio che vi sia la massima visibilità e trasparenza sulla vita sociale dell'associazione. Pur essendo fortemente intrecciati, il ciclogiornale e l'associazione rimangono distinti, il primo rimanendo un indipendente strumento di informazione e di scambio di idee. Grazie alla sua presenza in internet il ciclogiornale ha cominciato a intessere una fitta rete di corrispondenze e rapporti con amici e associazioni collegati alla bicicletta e ha documentato eventi significativi quali la bicistaffetta 2003, il compleanno di ruotalibera bari. Nascono e si consolidano amicizie tra cicloecologisti di tutta la Puglia e a volte anche affetti. L'associazione cicloamici sta diventando un punto di riferimento per i cicloecologisti della provincia di Brindisi. Il ciclogiornale viene letto in tutta italia ed anche fuori da nostalgici emigranti che esprimono la propria vicinanza di spirito e di ideali con i cicloecologisti rimasti, malgrado tutto, nel tacco d'Italia. Tutto questo è accaduto in un anno soltanto. Lo scrivente pensa vi sia del magico e dell'incredibile.
Ringraziamenti: Grazie a Ermes Malvisi che ci consente di utilizzare le sue belle immagini, a Massimo il piacentino che disegna i loghi per i cicloamici. Grazie a tutti i cicloredattori e a tutti quelli che ci hanno scritto adulato e criticato. Grazie ad Angela per esistere. Grazie ai lettori di www.cicloamici.it per averci visitato oltre 6500 volte in un anno
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La ciclosofia del cicloamico Come riconoscere per strada un cicloamico? Il ciclocaporedattore descrive alcuni tratti distintivi di questo strano ciclobipede che si incontra, sempre più spesso, in branchi errabondi su remote strade di campagna. . Cominciamo innanzitutto a dare una definizione per esclusioni. Non è cicloamico chi pedala su una bicicletta da corsa così teso nel suo sforzo agonistico da non riuscire neppure a guardarsi intorno. I cicloamici inorridiscono compassionevoli quando vedono corridori o presunti tali a pedalare sulle superstrade o su strade trafficate e pericolose. Con ciò non si vuole dire che ci opponiamo all'uso delle bici da corsa. Semplicemente vorremmo vederle sfilare tranquille e in sicurezza su strade secondarie. E vorremmo che di tanto in tanto il prode corridore alzasse lo sguardo, poggiasse la bici per contemplare la natura che gli scorre intorno.
Un cicloamico non è un fanatico mountain biker sempre a caccia di avventure esotiche. Uno che se ne va nel deserto australiano a pedalare senz'acqua per lavarsi. Per quanto l'idea dell'impresa estrema si sta facendo strada in qualcuno di noi, il nostro rimane un cicloturismo esplorativo conoscitivo e tranquillo. Le nostre imprese cicloturistiche sono di sovente abbinate ad altri eventi ed esperienze per significare che comunque, per noi, la bici rimane un mezzo per fare altro ma con stile. In bici facciamo turismo enogastronomico, esplorazioni naturalistiche, partecipiamo a marce pacifiste e ambientaliste, facciamo le nostre denunce, le nostre ricerche storiche e archeologiche. Lo stile imposto dalla bici è uno stile calmo, rispettoso della natura e delle persone, socievole, riflessivo, non nevrotico. Foto: ciclista fanta bike: cliccare per ingrandire La bici stimola la mente a prendere coscienza ed agire in armonia con il corpo, il rapporto mente/corpo con la bici si inverte: è il corpo a richiedere arguzia alla mente per scegliere il rapporto giusto, individuare una strada meno faticosa, schivare una buca. La bici impone un ritmo particolare alle conversazioni, che prendono il ritmo della pedalata. Non nevrotiche e urlate ma progressive e meditate. Non costrette dalla vicinanza coatta in pressione sul sedile posteriore di un veicolo, ma libera scelta di cicloamici che decidono di darsi lo stesso ritmo e di procedere vicini quanto basta. Un cicloamico non ricerca l'ultimo ritrovato tecnico pensato per dissanguare ciclisti sprovveduti. Ci piace a volte ostentare un nuovo accessorio ma più per mitomania e goliardia: la tromba di cicloantonio, le luci con stop di Mimmo, i catarifrangenti di Giovanni.
Ma veniamo adesso alle definizioni additive: definizione di cicloamico: 1 amico + 1 bicicletta = 1 cicloamico. Ma la vera dimensione del cicloamico consiste nello stare insieme giovialmente e solidariamente ad altri cicloamici da cui la definizione di "cicloamici": 2 o più amici + 2 o più biciclette = cicloamici E' dunque molto facile rivendicare di essere cicloamici (anche gli uditori Giovanni e Paolo possono farlo se diventano gioviali) anche perché cicloamici non vuol dire niente visto che il termine non esiste nel vocabolario (almeno non ancora). Ma nell'assenza di significati imposti dai dizionari, ciascuno può vedere nei cicloamici quello che vuole. Così alcuni si ritrovano cicloamici senza mai aver pedalato, solo per partecipare agli eventi serali e mondani. Altri pedalano senza alcun interesse a pettegolezzi e maldicenze. Altri si ritrovano cicloamici senza saperlo. Così il termine cicloamici diventa tante cose e tutte le smentisce: nome, aggettivo (ciclista cicloamico= buon ciclista), ciclogiornale (www.cicloamici.it), associazione cicloamici aderente alla FIAB e federazione dei ciclisti europei...... I cicloamatori un po più seri addirittura accusano che i cicloamici sono molto amici e poco ciclo. Ed in effetti ne succedono di tutti i colori nelle nostre uscite. A volte si esce in bici ed esausti si ritorna a casa in macchina dopo aver abbandonato le bici in qualche remoto agriturismo. Altre volte si esce con una meta programmata a Nord e poi in piazza, intimoriti dal vento di tramontana, si punta a Sud. Questi episodi oltre che veri spiegano la nostra umanità e semplicità e sono riportati per suggerire a chi legge che c'è un cicloamico nel cuore di ciascuno e che farlo uscire è più facile che non imprigionarlo nella scatola di latta a 4 ruote.
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