La mia esperienza Peutingeriana

Breve descrizione della Tavola Peutingeriana e della rielaborazione fatta da René Voorbur nel sito Omnes viae: Itinerarium Romanum

Mentre vado girovagando su alcune storiche strade rurali della mia Puglia con la mia moderna mountain bike mi ritrovo spesso a fantasticare sul percorso che sto attraversando.
Quasi mi pare di sentire il rumore dei carri o delle legioni in marcia che attraversarono proprio quei territori, quelli che io sto vedendo ora con i miei occhi sotto e intorno alle mie due ruote. E poi sento uno strano brivido attraversare il mio corpo quando immagino che tra i milioni di persone in cammino sulla stessa rotta, ci saranno stati sicuramente personaggi famosi,  Virgilio, Federico II o Cesare Augusto, per citare solo qualche nome, e io lì che ripeto indegnamente  passi che hanno fatto la storia della nostra civiltà.

Immerso in questi pensieri mi sono spesso chiesto come facevano allora a superare le intemperie, le difficoltà improvvise e a conoscere la strada senza il prezioso GPS di cui oggi ci serviamo.

Ma cos’è la tabula Peutingeriana

Qualche tempo fa, leggendo l’ormai leggendario libro di Paolo Rumiz sulla via Appia ho scoperto l’esistenza della tabula Peutingeriana, una straordinaria opera cartografica presumibilmente di epoca tardo medioevale che riproduceva su mappa tutte le strade militari conosciute del Romano Impero. La Tabula, conosciuta anche con il nome di  Codex Vindobonensis, è a sua volta una riproduzione di un antica mappa romana oggi dispersa e deve il suo attuale nome al suo divulgatore, Konrad Peutinger, illustre antiquario e bibliotecario del 1500. Di quella stampa ne esistono oggi solo due copie gelosamente conservate, non fosse altro perché inserite nel registro della Memoria del mondo dell’UNESCO.  

Con i suoi 7 metri di lunghezza, opportunamente suddivisi in 11 tavole – o forse 12, una probabilmente andata dispersa–  rappresenta un atlante autostradale del mondo allora conosciuto con 200.000 km di strade che attraversano città, mari, fiumi, foreste, catene montuose e persino complessi termali che spaziano tra l’Europa e l’Oriente, Cina compresa. Ogni parte ha un colore che la contraddistingue: in giallo è la terra, in nero i suoi contorni e le iscrizioni, in rosso il tracciato delle strade principali, in verde le acque (mari, laghi o fiumi), in grigio o marroncino le montagne. 

Particolare della tavola: Roma con l’imperatore assiso

Un’opera immensa insomma, preziosa, perché seppure in maniera approssimativa indica le presunte distanze, elenca città oggi scomparse e di cui non si conosce con certezza nemmeno la locazione, come ad esempio il “nostro” Mesochorum.  

Leggerla non è affatto semplice, un po’ perché i contorni dei territori sono rappresentati in maniera approssimativa, un po’ perché essa disegna solo una traccia topologica, come se fosse un lungo filo di Arianna, che, in pratica, ti permette di sapere solo cosa ti aspetta dopo, quale luogo incontri lungo il cammino. E insomma, che volete!? Allora non dovevi mica preoccuparti della effettiva locazione nel territorio. Che pretese!
Però, la raffinatezza della carta era tale che le immagini che raffigurano su di essa determinate località avevano lo scopo utile, per il viaggiatore, di mettere in rilievo la presenza di  luoghi dotati, ad esempio, di particolari attrezzature. Le stesse immagini venivano per altro graduate secondo la differente importanza assunta dal luogo.

La Puglia nella Tavola Peutingeriana: il “fiume” rappresentato vicino a Brindisi è verosimilmente il Canale Reale

La mia personalissima ricerca

Incuriosito sono andato subito a vedere i miei luoghi, se veniva rappresentata Manduria, se esistessero i posti che adoro percorrere e ripercorrere con la mia bicicletta. Immaginate poi il mio stupore quando poi ho visto la lunga ripresa carrellata della carta fatta nei titoli di testa di “Acqua Reale” della regista Paola Crescenzo. Pensate, proprio quel canale naturale che attraversa la provincia di Brindisi, patrimonio di biodiversità, sul quale si sta attuando con la collaborazione del prof. Antonio Licciulli e dei cicloamici un tentativo di recupero,  veniva lì rappresentato. Conosciuto con l’antico nome di Pactius o Ausonius – sebbene sulla tavola il “Pastivm” sia localizzato a sud di Brindisi – il Canale Reale è stato citato da Plinio il Vecchio nella sua opera Naturalis Historia. Immaginate un po’ il suo valore di allora e di come invece oggi lo abbiamo sepolto nell’incuria.

La scoperta del sito “Omnes Viae: Itinerarium Romanum”

Qualche giorno fa, la mia “grande sorella”, conoscendo le mie passioni, mi parla di una riproduzione anastatica in vendita. Spulciando tra i commenti noto il posto di un link e, meraviglia, scopro che qualcuno ha pensato di attualizzare l’antica carta. Il sito OmnesViae: Itinerarium Romanum, come un moderno google map, propone di andare da un posto ad un altro utilizzando le antiche informazioni presenti sulla mappa.

Il sito web viene proposto in diverse lingue ed è un’iniziativa privata, collettiva e faticosissima curata dallo studioso e appassionato storico tedesco René Voorbur.

Basandosi si una precedente ricerca di Richard Talbert il sito è arricchito di informazioni sugli attraversamenti di fiumi e valichi, oltre all’aggiunta di collegamenti sull’acqua e distanze non presenti sulla mappa originaria, tutto fatto con estrema accuratezza e rispetto della tradizione storiografica. Tutti i toponimi sono completati con quelli attuali, così si può cercare  indifferentemente, ad esempio Brindisi o Brundisium, Taranto o Tarentum o anche meno facile Oria o Vrbivs (Urbius). Il grosso lavoro fatto dall’autore ha consentito di dotare di posizione geografica quasi il 70%  delle città indicate sulla Peutingeriana, questo servendosi anche di siti specializzati come PLEIADES. I simboli sono stati attualizzati rispetto a quelli presenti nella peutingeriana con varianti maggiormente rappresentative, ma sempre nel rispetto degli studi storici.
La ricostruzione poi è talmente accurata che alcune parti della Tabula originaria, andate probabilmente perse, vengono ricostruite meticolosamente su Omnes Viae basandosi su ulteriori fonti storiche.

Il seminario di Renè dal titolo “Mapping the Roman Empire from Home”. Attivando sottotitoli e traduzione su YouTube si può leggere l’intervento in italiano

Come si usa e cosa ottengo

Il sito è molto facile da utilizzare, basta non lasciarsi spaventare dalle locuzioni latine presenti nella pagina principale.  Proprio in questa si chiede al visitatore di descrivere “Iter vestrum”, in pratica “il tuo viaggio”, che andrà da un luogo che andrà inserito nel campo descritto con la proposizione  “ab” ,  fino all’inserimento del posto che si vuole raggiungere  per indicare il quale si utilizzerà il campo “ad”. Basta poi cliccare sul verbo latino “ostendere” cioè mostrare, ed ecco apparire il vostro itinerario con la descrizione di tutte le stazioni di attraversamento che si dovranno oltrepassare.
Cliccando sui simboli, casette o puntini che appaiono sulla mappa, viene visualizzato il punto della Tabula dove quel luogo appare.

Un lavoro incredibile per il quale non è chiesto nulla in cambio

L’autore propone come ringraziamento, di mettere a disposizione liberamente eventuali complementi ed arricchimenti e di fare riferimento ad Omnes Viae come fonte.

https://omnesviae.org

Ecco fatto René! 

Ti sia grato il mondo intero per la tua pazienza e laboriosità.


Per saperne di più…

  • Luciano Bosio (1983), La Tabula Peutingeriana. Una Descrizione Pittorica del Mondo Antico. Maggioli Editore;
  • Paolo Rumiz (2016), Appia. Feltrinelli Editore;

Sitografia
https://it.wikipedia.org/wiki/Tabula_Peutingeriana

https://www.internationalwebpost.org/contents/La_Tabula_Peutingeriana:_la_più_antica_mappa_stradale_della_storia_10862.html#.X7k1BS3ub-Y

Il sud Italia nella tavola

1 commento su “La mia esperienza Peutingeriana”

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