Un santuario al crocevia di due antiche strade, per secoli oggetto di devozione e pellegrinaggi. Il nostro giornale inizia una campagna per scongiurare il crollo e l’oblio
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Folgorato sull’antica via Oria
Solo dopo diversi anni scoprii che la mia ingenuità tecnica mi aveva concesso di ripercorrere in un sol colpo due tratti di strada che conservano tanta storia alle spalle: la via vecchia Oria e l’antico collegamento Mesagne-Ceglie. Mi ero messo in testa di raggiungere Manduria facendo il percorso più breve possibile partendo da San Vito dei Normanni. Ancora non avevo scoperto o forse, meglio, non era stato creato, il sito di komoot. Così, con il solo ausilio di google map, preparai la traccia. Fu proprio in quella occasione, e lo ricordo ancora come se fosse ieri, che ci passai davanti per la prima volta.
Alla vista di questa chiesetta rurale rimasi interdetto, non me l’aspettavo. Poi proprio lì nella “campagna amara”. E non una, la solita cappella votiva, ma una vera e propria piccola chiesa. Naturalmente tirai subito i freni interrompendo il mio viaggio per capire meglio di cosa si trattasse. Immaginate la scena, mattina prestissimo di una giornata di fine inverno, campi intorno deserti, umidità corposa, di quella che crea quella sottile nebbiolina che aspetta solo il primo sole per dileguarsi. Con un po’ di esitazione, non lo nego, cercai l’ingresso. La cosa che mi colpì immediatamente fu il fatto che questo era posto dal lato campagna, totalmente incurante delle due strade che costeggiavano l’edificio, per la precisione non era posto ad est, come sarebbe facile aspettarsi dalla confluenza stradale, ma ad ovest come nelle chiese pre concilio di Trento. All’ingresso, libero da qualsiasi infisso protettivo, la sorpresa. Due piccoli ceri votivi posti nei pressi dell’altare, davano l’impressione di essere stati spenti non da tanto. Lungo il brivido dietro la schiena: la mia fantasia, alimentata certamente dal contesto e dal fatto di essere solo, mi fece pensare subito a dei riti satanici. Eppure si respirava qualcosa di mistico in quel luogo. Dopo qualche giretto intorno l’abbaiare deciso di alcuni cani mi convinsero a riprendere rapidamente il largo e già quell’assaggio, all’epoca, mi pareva una grande scoperta.
L’antica e gloriosa storia di un casale medievale
Mi ripromisi di approfondire, chiedendo lumi a parenti e amici, cosa che effettivamente feci, ma nessuno pareva conoscere quel posto. Solo dopo qualche tempo il mio caro ciclo-amico Giovanni mi parlò del casale San Donato e della sua antica chiesa. Mi raccontò che quel casale era molto conosciuto in epoca medioevale, abitato e anche molto frequentato perché la chiesa era considerata luogo di devozione e meta di pellegrinaggio. I casali a quell’epoca erano insediamenti composti da pochi abitanti, accentrati ma privi di elementi di opere di fortificazione, tanto che quando le campagne iniziarono a spopolarsi, i suoi abitanti, non pochi, cercarono rifugio nei posti che potevano proteggerli, e a San Vito, per l’appunto, c’era un castello che…
Il loro arrivo in città fu in un certo senso epocale, tanto che oggi un intera strada, parte fondamentale dell’asse viario sanvitese, prende il nome dell’antico casale. La maggior parte dei “rifugiati” di allora fece dimora proprio in quella zona di confine con la fortificazione.
San Donato guaritore di epilettici e tarantolati
San Donato, probabilmente originario di Nicodemia, fu vescovo di Arezzo città dove morì martirizzato. La sua intercessione veniva considerata in grado di curare una malattia che, oltre che sconosciuta come lo erano tante in quell’epoca, anche capace di incutere terrore per via delle sue manifestazioni esteriori: l’epilessia.
Epilessia, tarantolismo, pizzica o ballo di san vito le associazioni mentali sono strette e immediate. Infatti al suo interno sono ancora visibili alcuni affreschi dedicati al santo e, per l’appunto, accanto alla sua immagine, si trova dipinto il simbolo della rete del ragno, la taranta.
Facile così capire perché quella chiesa, dispersa in mezzo alle campagne, fu meta di pellegrinaggio al pari di un altro santuario la cui notorietà resiste ancora oggi: quello di San Cosimo, e suoi fratelli medici, nei pressi di Oria.
Diversi siti offrono agli interessati immagini e storia di questa antica chiesetta*. Scrivo, qui indegnamente anch’io, per narrare un’altra storia che andrà tristemente ad ascriversi ai secolari annali della storia dell’edificio.
Il grande evento del 27 ottobre 2019 di FIAB San Vito, Dateci strada
Un paio di anni fa alcuni cicloamici provenienti dai diversi distretti Fiab della zona, si diedero appuntamento proprio lì, in quel luogo. Visitammo l’edificio e alcuni conoscitori esperti ci raccontarono la sua antica storia. Artefice della bella e partecipata iniziativa fu Giovanni D’Agnano, carismatico presidente di “FIAB San Vito Dei Normanni, Dateci Strada”.
Lo vediamo ritratto in foto mentre illustra e spiega la storia e la ricchezza del sito. La costruzione, completamente abbandonata, versava in condizioni più che precarie. Infiltrazioni, crepe, muffa e sporcizia dappertutto non lasciavano molto spazio all’immaginazione di ciò che sarebbe stato da lì a poco.
Mesta sorpresa
Così, qualche giorno fa, passando lì accanto in una delle mie solitarie perlustrazioni – e oramai il luogo non mi fa più paura, noto che l’edificio è circondato da transenne protettive che non lasciano varchi. Speravo una ristrutturazione. Invece sul muro posteriore un cartello avvisa “pericolo di crollo”. Ci trovo alcune maestranze intente a terminare i lavori di messa in sicurezza. Mi dicono che per adesso si cerca di evitare che qualcuno si faccia male poi si vedrà. È in questo “si vedrà” c’è tutta la mestizia di chi conosce le difficoltà insite nel recupero del nostro patrimonio storico culturale e della serva Italia, di dolore ostello, per dirla con il sommo Poeta.
Per approfondire Internet in soccorso
Sono state pubblicati diversi articoli in rete. Ci sono piaciuti in modo particolare la approfondita e interessate nota storica di brundarte.
http://www.brundarte.it/2015/05/20/chiesetta-di-s-donato-latiano-br/
https://www.senzacolonnenews.it/citta/item/salvare-lantica-chiesa-rupestre-di-san-donato-tre-comuni-interessati.htm
Giovanni D’Agnano a sinistra, presidente di FIAB San Vito Dei Normanni, agronomo grande appassionato di storia e territorio.