Contributo del prof. Francesco Chialà dell’ASSOCIAZIONE CULTURALE PRESEPE VIVENTE
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Gli insediamenti rupestri in lama
Fin dall’antichità più remota l’uomo ha utilizzato le cavità naturali come ripari dalle intemperie e dai pericoli dell’ambiente, come abitazioni, ma anche come luoghi dove deporre i defunti e venerare le divinità; in un secondo tempo, l’evoluzione delle tecniche di escavazione e degli stessi bisogni, spinse l’uomo a adattare le grotte ad esigenze sempre più specifiche o a scavare ex novo degli ambienti ipogei.
I principali centri rupestri del territorio di Fasano, dove il fenomeno del “vivere in grotta” si sviluppa in particolare in epoca medievale, sorgono ai margini esterni della Murgia sud-orientale e sono costituiti da rocce calcaree ben stratificate. Infatti, l’elemento più importante dal punto di vista morfologico è rappresentato dalla successione di ripiani degradanti verso l’Adriatico. L’uniformità di queste scarpate è interrotta dai solchi delle “lame”, prodotti dalla erosione fluviale, che costituiscono in genere dei microambienti molto favorevoli all’antropizzazione, per la presenza di acqua, di terreni particolarmente fertili, di un microclima temperato e perché costituiscono vie di comunicazione naturali.
In questi avvallamenti, dove si innalzano possenti le meravigliose piante di ulivi secolari, lo scorrere delle acque ha creato la tipica morfologia con alti fianchi sub-verticali di pareti di tufo in cui scavare le grotte e renderle più abitabili e più comode attraverso il loro adattamento ai vari tipi di funzione: abitazione domestica, chiesa, cimitero, laboratorio per le attività agricole, molino, frantoio, palmento, “farmacia”, trappeto. In questo particolare habitat si sfruttano tutte le risorse che l’ambiente naturale offre, dall’allevamento alla raccolta delle essenze spontanee, dall’agricoltura che fornisce cereali, olio, vino, gelso, biade,
allo sfruttamento del bosco, dalla caccia della selvaggina alla produzione di legno.
Dal XV secolo in poi, sui luoghi degli insediamenti rupestri vengono edificate le masserie fortificate che costituiscono l’evoluzione dei centri agricoli più antichi e ne conservano gli usi e le tradizioni.
Le lame, le grotte, gli ipogei, le spelonche bene si addicono ad una “messa in scena”, viva e affascinante, dove pastori, contadini, massaie, bambini, venditori, artigiani, lavandaie, vasai, casari, filatrici, arrotini, ramai, fornai, calzolai e animali si muovono in uno scenario reso sacro dai gesti, dalle voci, dai suoni e dagli odori antichi, e dove anche gli oggetti e i manufatti narrano quel modo di vivere semplice e puro dell’ambiente agricolo-pastorale e artigianale dei primi anni del secolo scorso.
IL PRESEPE
ll Presepe Vivente di Pezze di Greco lega questi luoghi alla tradizione contadina e rurale dei nostri padri che proprio in queste lame e in queste grotte ha avuto origine e si è sviluppata; ha il merito di valorizzare e far conoscere la civiltà rupestre a tanti visitatori, che affollano nel periodo del Natale questi siti e hanno occasione di riscoprire, in un ambiente geografico particolare, la storia, l’arte, la religione, le tradizioni popolari.
Tempo, stagioni, saggezza, recupero e conservazione, senza nessun intento nostalgico e auto celebrativo solo per capire, forse, il senso del vivere e dello stare insieme, oggi.
Potrebbe essere questa, insieme a mille altre, la chiave per entrare nel Presepe Vivente di Pezze di Greco.
IL PRESEPE DI LAMA DEL TRAPPETO
Il cuore del presepe Vivente è il villaggio rupestre di lama del Trappeto, grotte abitate dai profughi di Egnazia prima, dai monaci basiliani poi e infine dai contadini fino ai primi del 900.
Uno scenario mozzafiato del sistema delle lame della piana degli ulivi monumentali dell’Alto Salento di proprietà comunale.
Il presepe si realizza con la collaborazione di una autentica comunità, una grande e corale adesione, attivo dal 1987 e che annovera tra le sue tante iniziative il museo laboratorio della civiltà contadina.
In un percorso di gioia e allegria si rivive un mondo antico di miseria e sacrificio, di pazienza e povertà, frutto di comunione e condivisione, interpreti di sé stessi e per nulla attori. Senza finzione i figuranti si mostrano ai visitatori orgogliosi della loro origine, di terra e lavoro dei campi, ma nobili di animo, alteri e orgogliosi del proprio tempo, consapevole del proprio valore di saggezza e fede popolare.
Le grotte di Masseria Andunna
Proseguendo verso il mare nel prolungamento di Lama del Trappeto si trovano numerose grotte sia sul versante Sud che su quello nord. Le grotte della Masseria di Antunna (un agionimo in onore di sant’ Antonio). Qui si rappresentarono le prime edizione del Presepe Vivente.
Le grotte conservano ancora le tracce del presepe vivente (fili appesi di luce, camini,
pavimentazione con sabbia grossolana).
Sul versante Nord le grotte si alternano a manufatti in tufo: jazzi, foggia, frantoi, stalle, agrumeto arabo, ricoveri a botte. Le costruzioni in tufo si incastrano nelle anfrattuosità delle grotte. Un tempo doveva essere un villaggio abitato tra le grotte e la soprastante masseria di Antunna.
La Lama di Sciurlicchio
Percorrendo la lama da mare a monte è notevole il solco erosivo di Lama Sciurlicchio. Sembra di essere in una gravina quanto è profonda la depressione geologica.
Su un affluente solco erosivo “ su due fila sono scavate cinque grotte piuttosto grandi e numerose altre piccole, come delle cellette. Sulla porta d’ingresso di alcune di esse è scavata la solita lunetta nella quale è graffita una croce greca.”(cfr. Antonio Chionna). Il Chionna ipotizza la presenza di un insediamento monastico per la presenza di numerose cellette e di grotte più ampie utilizzate per le attività agricole della comunità.
Forse ci troviamo in un borgo ipogeo medioevale a 1 Km dal paese di Pezze di Greco, rimasto intatto e che la vegetazione e l’isolamento del luogo lo ha preservato all’azione devastante dell’uomo.