Gli ebrei hanno lasciato all’umanità un bagaglio di storia, suggestioni e ne hanno arricchito il patrimonio culturale. Nel giorno della commemorazione della Shoah il blog dei cicloamici ha pensato di creare questa sezione, ovvero un racconto a tappe di questo viaggio del popolo ebraico nella storia.
Primo racconto
I violini che bruciano
I violini che accampagnarono l’orrore di Mauthausen, il fotografo che ne salvò la memoria e il poeta che li sublimò in una canzone
Nella prima strofa della sua canzone “Dance me to the end of love”, Leonard Cohen canta “Dance me to your beauty with a burning violin”. Il poeta cantautore canadese e di origini ebraiche spiegò più tardi che “I violini che bruciano” sono l’eco della musica che i prigionieri ebrei erano costretti a suonare nel lager di sterminio per accompagnare diversi eventi e momenti della giornata. Nella foto di sotto una banda di violinisti a strisce accompagna all’esecuzione un prigioniero austriaco trascinato su un carretto evaso dal campo di Mauthauses e ricatturato.
Abbiamo ritrovato un commento di Cohen alla sua canzone: “‘Dance Me to the End Of Love’ … it’s curious how songs begin because the origin of the song, every song, has a kind of grain or seed that somebody hands you or the world hands you and that’s why the process is so mysterious about writing a song. But that came from just hearing or reading or knowing that in the death camps, beside the crematoria, in certain of the death camps, a string quartet was pressed into performance while this horror was going on, those were the people whose fate was this horror also. And they would be playing classical music while their fellow prisoners were being killed and burnt. So, that music, “Dance me to your beauty with a burning violin,” meaning the beauty there of being the consummation of life, the end of this existence and of the passionate element in that consummation. But, it is the same language that we use for surrender to the beloved, so that the song — it’s not important that anybody knows the genesis of it, because if the language comes from that passionate resource, it will be able to embrace all passionate activity.” ~ Leonard Cohen
Qui il link all’articolo completo cui ci siamo ispirati, di Federico Giannini, e Ilaria Baratta , scritto il 27/01/2018, ripreso dal sito finestre sullarte
Secondo racconto
Sansone primo supereroe
L’autore del Libro dei Giudici che raccontò le vita di Sansone era dotato di una fantasia superiore agli autori di Marvel Comics
3000 anni prima della Marvel gli ebrei si erano inventati la narrazione di Sansone, un supereroe dotato di forza sovrumana, ma anche di tanta debolezza e fragilità sopratutto per l’altro sesso. Proprio come superman nella moderna narrazione non poteva mancare Dalila la protagonista femminile cattiva a conturbante.
Redento dalle ire giovanili, sempre assistito dai superpoteri divenne giudice per un periodo di 20 anni. Ma di questa parentesi la Bibbia è avara di particolari. Si riprende a parlare di lui quando i Filistei le mandano Dalila a rubarle il segreto. E quando lui cede alle delizie di lei rivelando che la forza era nei capelli.
Rasato privato dei suoi poteri viene accecato. Ma quando i capelli gli ricrescono e ritorna la forza si vendica con la demolizione delle colonne. Morendo lui e tutti i filistei.
link a wikipedia per chi non si vuole leggere la storia contenuta nel vecchio testamento (Libro dei Giudici 13 14 15 16) https://it.wikipedia.org/wiki/Sansone