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Lettere | Culacchi |
Twam Tat Asi Svetaketu (tu sei quello Svetaketu) |
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Cara Alessandra Prevedevo e aspettavo le tue osservazioni su Miniera. Tanto che già avevo in testa la risposta. .. figurata: ossia illustrata da queste splendide fotografie del 1995 della manifestazione "Bosco pulito in bici". Le ho recuperate fortuitamente, erano in uno dei quadri a vista il cui vetro era andato in frantumi dopo l'ultimo trasloco delle povere cose che ci sono rimaste a Miniera. Ti riconosci? Sei un po cambiata come siamo cambiati tutti (per non dire invecchiati), dentro e fuori quelle foto. Fuori, nell'apparenza fisica dove il tempo divora le nostre sembianze giovanili. Ma sopratutto dentro dove le candide attese, gli istintivi entusiasmi hanno fatto posto alla dolce rassegnazione di lasciare essere e fluire le cose per gravità. Eppure confrontale (le foto) con quelle delle settimane scorse del ciclogruppo in bici. Stesse bici stessa voglia di stare insieme, stessi sorrisi. Pensi sia un caso che dopo 8 anni ci ritroviamo a pedalare insieme, oppure vi è altro? Fa tanta differenza introdurre distinzioni futili su nomi, definizioni e appartenenze? Non importa come tu voglia chiamare questa voglia di essere gruppo, di sostenerci vicendevolmente: Miniera, Coperchietti, Camere d'aria. Questi nomi sono sinonimi, sono vuoti in se stessi. Ciò che conta non può essere detto e definito, è quello che si sente a pelle quando si sta insieme a un amico leale e non c'è niente da dire, quando si scala una vetta, e in cima il pensiero si può fermare abbagliato dal panorama intorno. Non hai fatto nulla di speciale, hai sciolto le dita sul tuo PC facendo che esse seguissero i tuoi pensieri. Hai così ritrovato nero su bianco i tuoi pensieri e le tue emozioni, quelle vere e autentiche. Di fatto hai trovato una Miniera di sentimenti, percezioni che neanche tu pensavi di percepire. Ci siamo ritrovati stupidamente contenti di fare una banale pedalata, ma insieme. Succede però che la gente ci porta a dito, tanti ormai leggono con piacere i tuoi racconti e vorrebbero stare insieme e pedalare con te. Una cosa ti tocca decidere se quello che stiamo facendo ti sembra magico, se percepisci una sottile felicità che ci rende affiatati contenti di essere un gruppo e di godere di cose semplici. Se questo è ciò che senti devi decidere se condividerlo in qualche modo con gli altri. A me sembra che tu la scelta l'abbia fatta. Forse hai scelto così anche per compiacerti e sentirti apprezzata, ma io so che sopratutto l'hai fatto per trasmettere e condividere questa sottile gioia di sentirti autenticamente te stessa e in profonda armonia con i tuoi amici. Ogni volta che ricevo le tue lettere so che si tratta di fiato alle trombe, di una cavalcata romantica contro l'indifferenza e l'omologazione. E' lirica suonata e declamata da chi non ha paura di mettere in gioco tutto se stesso (compreso il brufolo) manifestandosi in tutte le sue forze e debolezze, semplicemente per un anelito di comunicazione.
Hai chiesto cos'è oggi Miniera.
Tu sei Miniera Alessandra!
PS c'è stato un malinteso, il logo che pensi sia stato tolto per timore del veterianarchico, era stato inserito da Marco per un motivo tecnico (tornare alla home page di Miniera) ed è stato fatto poi togliere da me per ragioni estetiche (mi rovinava la grafica del sito)
Io, folgorata Ecco le prime considerazioni di Alessandra dopo il conseguimento del satori (satori, dal giappponese folgorante illuminazione)
le
porte della salvezza si sono schiuse. folgorata sulla via di Damasco, ho
preso coscienza di avere vissuto una vita
al buio. come in una miniera (!) di
carbone, compressa da un egoismo stolto, attecchito tra gli sfavillii
ottundenti di un'oppiacea ignoranza, ho vagato incosciente per anni,
ignara dell'esistenza di un mondo parallelo, fatto di verità. ancora
stordita dal bagliore che mi ha pervasa, vago animata da una felicità
nuova, solo un poco attutita dal mal di testa che ne è scaturito. il
cerchio si è chiuso e finalmente ho visto la luce. finalmente ho capito.
sono miniera! e
io, allocca, che pensavo di essere una banale Alessandra qualsiasi. porca
miseria. anni
fa intrapresi, ignara, un percorso di conoscenza. allora il tempo non si
era ancora mangiato le mie sembianze. a cavallo della mia bici, pedalavo
stupida e contenta. ma lui mi osservava. e ha continuato a farlo negli
anni a venire, mentre il tempo si mangiava le sembianze e arrugginiva la
bici. e mentre le mie dita si squagliavano sul PC, mi preparava alla verità,
allo schiudersi dei battenti
delle porte di cui sopra, ben oleati da adulazioni oltre misura, offerte
senza risparmio alcuno. e ora, magnanimo, mi dona la sua voglia di essere
gruppo, di sostentamento reciproco, camuffandola, in uno slancio di
generosità, sotto appellativi oltremodo originali. comunque
io preferisco Coperchietti. però
c'è un piccolo pertugio che ancora rimane chiuso e che non mi fa capire
un tubo: perché devo mettere l'etichetta "miniera" agli amici,
alla felicità, alle biciclette, alle e-mail, all'affiatamento? a
'sto punto scriviamo "miniera" al posto di "Mario" sul
campanello, e non se ne parla più. comunque
è paolo che suona la tromba. io mi sono limitata al flauto, ma solo alle
scuole medie. anto'
l'idea della luce e della verità era troppo divertente per non
regalartela. tengo a precisare che non è stata mia, ma di un tuo caro e
inaffidabile amico, di cui non farò mai il nome. però sono onesta e
quindi do a paolo ciò che è di paolo. ops! sono
sicura che le tue convinzioni, il tuo entusiasmo, il tuo spirito
battagliero, la tua capatosta non verranno scalfiti minimamente dalla mia
incapacità di essere seria. per
nostra fortuna continuerai ad essere il nostro solo e unico e
insostituibile cicloguru. mi ci gioco quel che è rimasto delle mie dita |
Foto: i volontari Miniera tornano in bici dall'operazione bosco pulito, Alessandra in maglia arancio
Foto: Tutti per uno, uno per tutti, il sentimento di solidarietà che si era radicato tra i volontari di Miniera
Foto: Concetta mostra il vessillo del gruppo: la bicicletta. Non sembrano esserci molti cambiamenti ideologici rispetto all'attuale ciclogruppo, Alessandra nascosta dietro Miro
Foto: il gruppo composto dai volontari di Miniera e da tanti ragazzi sensibilizzati su bici e ambiente
Foto: Paolo, "inaffidabile amico", punta alle spalle il suo "obiettivo" (1995)
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Twam Tat Asi Svetaketu Narrated by: Kanai L Mukherjee
(Grandpa), Edited by: Bhibha Mukherjee Courtesy: Association of
Grandparents of Indian Immigrants (AGII) This short story, quoting
the conversation between Swetaketu and his father, attempts to disclose a
profound and subtle teaching of Vedas - "Thou Art That (Twam Tat Asi)."
svetaketu and his father All
people, have in themselves an eternal truth and reality called Atman,
which corresponds to an identical but greater all-encompassing reality
called Brahman. The life in this world is actually an illusion (maya) and
the only way to escape the wheel of suffering between life and death is to
realize that unchanging reality within one's individual self, through
devotion, penance and meditation. "Believe
me, my son," said Svetketu's father, a sage. "An invisible and
subtle essence is the Spirit of the whole Universe. That is Reality. That
is Atman. Thou Art That." "Explain
more to me, father," said Svetaketu. "So
be it, my son. Place this lump of salt in water and return tomorrow
morning." Svetaketu
did as he was commanded. In
the morning his father asked him to take out the lump of salt. Svetketu
looked into the water, but could not find the salt, as it had dissolved. His
father then said, "Taste the water. How is it?" "It
is salty" replied Svetketu. "Look
for the salt again" the father addressed. "I
cannot see the salt, father. I only see water that tastes salty"
commented Svetaketu. Svetaketu's father then said, "In the same way, O my son, you cannot see the Spirit. But in truth he is here. An invisible and subtle essence is the Spirit of the whole universe. That is Reality. That is Truth. Thou art that (Twam Tat Asi)."
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