a
cura di Melina Deleo
L’ultima
delle biciclettate a tema
dell’anno 2004 organizzate da Cicloamici ProLoco e
Amministrazione Comunale di Mesagne si è svolta il 27 giugno
con partenza in Piazza Orsini del Balzo alle ore 16. La Chiesa
di Santa Maria della Grazia, La chiesa della Misericordia, la
vora e il boschetto di Torricella sono state le tappe.
Foto:
Bimbe incuriosite guardano la folla di cicloamici dal sagrato della
Chiesa di S. Anna in piazza Orsini.
La
natura e le tradizioni religiose erano fortemente intrecciate
nella nostra civiltà contadina. I riti religiosi venivano a
coincidere e a scandire i ritmi della natura legati alla
fertilità dei campi, alla raccolta. Le tre tappe del percorso
liturgico, definite in gergo popolare “Pasca bufanìa”,
“Pasca ti l’ovi” e “Pasca ti li rosi”, costituivano
altrettanti momenti di celebrazioni dentro la terra e fuori le
mura, nella campagna dove sorgevano la Chiesa della Vergine
dei Dolori, di Santa Maria della Grazia e della Madonna degli
Ulivi. Le processioni religiose in campagna diventavano un
ideale ricongiungimento alla terra che dava sostentamento.
Abbiamo
visitato anche una delle ultime vore rimaste a Mesagne, quella in
contrada Torricella collegata ad una piccola area boschiva
ancora intatta perché soprastante una depressione del
terreno.
La
caratteristica del territorio circostante, a Sud Est di
Mesagne è di essere fortemente carsico. In passato
contrassegnato da lame (spaccature del terreno) e vore
(inghiottitoi, depressioni del terreno collegati alla presenza
di grotte nel sottosuolo. Quasi tutte le vore sono state
richiuse per un uso agricolo del terreno. Le vore tuttavia
avevano l’importante funzione di drenare l’eccesso di
acque piovane, i recenti e dannosi allagamenti della città e
delle campagne impongono un ripensamento anche sugli
interventi del passato.
I
Tappa CHIESETTA
della MISERICORDIA
Foto:
Prima tappa alla chiesa della Misericordia. L'antico nucleo
originale cinquecentesco, ancora in piedi divenne l'abside di una
chiesa più grande crollata con il terremoto del 1868.
Oggi
si chiama Madonna della
Misericordia, la piccola cappella che anticamente si chiamava
Madonna degli Ulivi, perché situata in mezzo agli ulivi.
L’austera
costruzione dalla facciata piatta, che noi oggi ammiriamo, è un
adattamento realizzato dopo che l’antica grande chiesa a pianta
basilicale crollò nel 1868.
La
chiesa era stata fatta costruire dal Capitolo della Collegiata alla
fine del Cinquecento, inglobando un’antica cappella, che è poi
quella che vediamo ancora oggi e che resistette al crollo della
chiesa.
E’
questa la chiesetta preesistente, la chiesetta del presunto miracolo
che le fonti, raccogliendo la tradizione popolare,
ci hanno tramandato.,
Un
giorno vicino alla cappella giocavano alle bocce alcuni giovinastri;
uno di essi, avendo perso al gioco tutto il denaro che portava, per
la disperazione scagliò sacrilegamente una palla sulla
Sacra Immagine, dove si formò
un ematoma grondante sangue e il braccio del giocatore rimase
paralizzato.
I
fatti prodigiosi accaddero il 19 maggio 1578 e
in seguito ad essi la chiesa, che era in stato di abbandono e
degrado, dopo la scomparsa dei Castrista Granai, riprese subito
quota per l’accorrere dei fedeli da ogni parte e l’anno seguente
il Capitolo di Mesagne deliberò di costruire una chiesa assai
grande a tre navate, secondo il modello del santuario di S.Maria di
Leuca.
L’unico
vano, a pianta quadrangolare, che è rimasto, si presenta maestoso
nell’altezza, negli stemmi, nelle decorazioni e nell’icona
mariana scelta.
Proprio
gli stemmi murati nella volta e nelle pareti laterali sono testimoni
muti della interessante storia di questa chiesetta fuori le mura.
-
Lo stemma del capitolo della Collegiata
-
Lo stemma dell’Università di Mesagne
(la più antica raffigurazione del nostro stemma)
Foto:
Lo stemma dell'università di Mesagne tra due statue di dubbia
attribuzione.
-
Lo stemma dei Castrista Granai, famiglia a cui si
attribuisce la costruzione della chiesa agli inizi del Cinquecento.
-
Lo stemma della città di Taranto al cui principato
apparteneva Mesagne
-
E, infine, una sporta piena di frutti a simboleggiare
la fertilità della nostra terra.
II
Tappa: Chiesa di S. Maria della Grazia
“ Sembra ca ha sciutu a messa alli Pilati” si diceva
anticamente quando qualcuno arrivava
in ritardo ad un appuntamento. Bisognava, infatti, percorrere
circa
4 Km
dall’abitato di
Mesagne per raggiungere la chiesa “extra moenia” di S.Maria
della Grazia che era di patronato della famiglia Pilati e assai
famosa e frequentata dai devoti già dalla fine del Cinquecento.
La Conclusione Capitolare
del 26 marzo 1581 ci informa che il sacerdote D. Angelo Pilato aveva
chiesto ed ottenuto che il Capitolo della Collegiata si recasse in
processione alla chiesetta fuori le mura della Madonna della Grazia,
di cui era il cappellano beneficiato.
Foto:
Facciata Sud (la più antica) della Chiesa della Grazia già molto
frequentata dal 1500 nonostante i 4Km che la distanziano da
Mesagne. Un tempo la gente si muoveva a piedi compiendo distanze che
oggi sembrano impossibili ai pigri automobilisti insardinati.
La festa della Grazia,
perciò, si svolge da tempo immemorabile il martedì di Pasquetta,
perché il lunedì dell’Angelo
il Capitolo era impegnato all’assemblea di Clero che apriva il
nuovo anno dal punto di vista religioso, burocratico e
amministrativo (rendiconti annuali ed elezioni dei nuovi
officiali del Collegio).
Secondo i nostri scrittori patri (G. Antonucci, C.A.Mannarino,
Serafino Profilo) l’attuale chiesetta è senza dubbio quella che
sul finire del Quattrocento Angelo Pilato fece costruire su una
chiesetta ancora più vecchia. Durante i lavori di restauro,
effettuati dagli attuali proprietari Salvatore Vetrugno e
la moglie Angela
, che ringraziamo per la gentile e generosa accoglienza, unitamente
a Luigi De Nitto, sono stati rinvenuti, sotto strati di calce,
interessanti affreschi di origine bizantina, risalenti ad un periodo
compreso tra il IX e l’XI secolo, nell’antica cappella rivolta a
Nord alle spelle dell’attuale chiesa, lì dove una volta passava
il vecchio sistema viario che portava a Lecce (l’antica strada di
Puglia da Napoli a
Lecce), in una zona carsica denominata “Lama della Grazia”.
Foto:
L'autorevole ciclopresidente Ricci guida il gruppo di ciclisti della
domenica.
|
Taccuino
Ritrovo
dei partecipanti ore 15:45 in Piazza Orsini del Balzo.
Partenza
ore 16 da Piazza Orsini del Balzo.
Percorso:
chiesa
della Misericordia, Chiesa di Maria delle Grazie, Vora
di Torricella, rientro in serata intortno alle
ore 20,00.
Lunghezza:
Km totali 16
Quota
di partecipazione Euro 1,00 per fini assicurativi.
Partecipanti
chi se la sente di fare 16km
Iscrizioni:
Direttamente in Piazza oppure Agenzia Medania Tour in
Via G. Falcone, 39 oppure domenica in piazza. |
III
Tappa La
VORA di TORRICELLA
Un
marito particolarmente geloso si era sempre più convinto che la
moglie lo tradisse con un altro giovane; in chiesa, infatti, durante
le funzioni religiose, sbadigliava lui e di rimando sbadigliava lei.
Foto:
Melina Deleo racconta l'episodio del marito geloso che voleva
precipitare la moglie in una vora. I cicloamici sono catturati
magneticamente dallo stile narrativo della carismatica guida
turistica.
Cominciò
a coltivare l’idea di vendicarsi della moglie, facendola
precipitare in una “Vora”.
Le
vore sono aperture naturali del terreno di grandi grandi grotte
sotterranee, dove i fiumi scomparsi dalla superficie creavano quegli
inghiottitoi detti anche “capoventi”,
che hanno sempre costituito un pericolo per gli uomini, per il
bestiame da lavoro e per le greggi.
E Mesagne era situata in mezzo alle vore.
Foto:
La profonda vora di Torricella. Un immenso inghiottitoio calcareo.
Una grossa quercia giace come un ossicino capitato di traverso che
la vora non è riuscita ad inghiottire.
Il
marito geloso si avvicinò con la moglie vicino alla prima vora, ma
non gli parve quella giusta e proseguì verso una seconda, anche qui
ebbe un’esitazione e procedette verso una terza, non gli parve
adatta neanche questa e via verso una quarta e una quinta, finchè
la moglie osservò:
“
Mi sta puerti ti vora a vora comu “alu” (alito) ti bocca a
bocca”
Quasi
a dire che passavano da una vora
all’altra come si trasmette un sbadiglio da una bocca
all’altra.
A
questo punto il marito si ravvide e desistette dall’insano gesto.
CHIESA
della GRAZIA
note
storiche aggiuntive a cura di Anna Rita Ricci
Contrada
Madonna delle Grazie anticamente denominata “Lama della Grazia”.
Importante Lama depressione del Terreno in cui defluiscono le acque
piovane e sorgive, ci troviamo in una zona carsica, ricca di grotte,
da sempre abitata, proprio per la presenza, ricchezza di acqua,
indispensabile per la vita dell’uomo.
Posizionata
nei pressi dell’importantissima via di comunicazione, che metteva
in collegamento Valesio Muro Tenente
Muro Maurizio con Lecce nei pressi del
Limitone dei Greci che segnava il confine
tra la zona abitata dai Bizantini e dalle popolazioni
longobarde.
I
nostri territori erano ricchi di piccole cappelle, proprio perché
erano costruite dagli stessi eserciti, i soldati bizantini prima ed
i soldati albanesi dopo avevano l’abitudine di erigere cappelle
votive, chiesette dedicate ai vari santi del paese
d’origine, nelle quali celebrare i loro riti religiosi, in
particolare prima delle battaglie per ragioni propiziatorie e dopo
per ringraziamento, in particolare dopo le vittorie e comunque
utilizzate nella quotidianità della vita per pregare.
Il
sito subisce nei primi secoli dell’anno 1000 una decadenza che
termina durante il periodo degli Orsini del Balzo, quando
la regina Maria
D
’Enghien fa venire gente albanese ad incrementare la popolazione,
fortemente decimata da guerre e pestilenze.
Periodo
questo a cui si fa risalire il primo ampliamento della chiesa.
Quindi si ripopolano le campagne innestando nuova vita e producendo
una ripresa (XV – XVI sec.). Ciò
spiega i profondi legami esistenti con la tradizione albanese –
termine che ingloba diverse popolazioni e culture orientali.
Foto:
Anna Rita illustra la storia e l'architettura della Chiesa della
Misericordia.
AMPLIAMENTO
DELLA CHIESA DI CUI PARLA IL MANNARINO.
Un’ulteriore
ristrutturazione avviene nella metà del XVIII secolo – e che è
l’attuale impianto – vengono prolungati e alzati i muri
perimetrali fino ad inglobare la vecchia cappella, l’altare viene
ruotato e le due colonne che reggevano il precedente tetto sono
state lasciate a testimonianza del’antichità del luogo.
Dagli
elementi della facciata dell’antica chiesetta essa era a capanna (IX
sec.) la porta è aperta a Sud e sull’architrave si trova un
elemento caratteristico delle costruzioni classiche greche – trave
in pietre lavorate che si trovano in Albania e Grecia nelle chiese
del IX e X sec. – Affreschi dovrebbero risalire al IX e XI sec.
Per la tipologia dell’immagine e per i colori usati,
caratteristiche del periodo. Si
tratta di due santi, forse due apostoli.
Sotto la struttura si
è trovata una cisterna per conservare le acque piovane, ha
l’apparenza di un’antica grotta modificata.
Foto:
Luigi De Nitto illustra storia e architettura del nucleo antico
della chiesa della Grazia. Grazie a Luigi per l'impegno a tutela di
questa chiesa e della sua calorosa ospitalità.
La
chiesa più recente è stata costruita ad una navata a pianta
basilicale, interrotta dal presbiterio – zona sacra -.
Troviamo
la statua della Madonna che allatta: rilettura cristiana
dell’antica divinità pagana della fertilità.
La Madonna che allatta appartiene alla cultura bizantina
piuttosto che alla chiesa romana; è sempre stata oggetto di grande
devozione in tutto il meridione invocata come Vergine protettrice
della città ed è comunque una della Madonne più antiche e
venerate in Puglia. Resta
comunque meta da sempre di pellegrinaggio della gente di Mesagne
durante il periodo pasquale, in particolare durante il martedì di
Pasqua, detta appunto “Pasconi” cioè Pasqua più lunga.
Intere famiglie giungono qui a piedi jn una sorta di
pellegrinaggio che risale ad una tradizione popolare antichissima
per pregare prima e consumare poi il pasto con balli e canti come
una poesia contadina che trae la prop’ria origine dai riti pagani
di un tempo.
Il
martedì di Pasqua, infatti, non ha nessuna attinenza con le feste
della chiesa cattolica, ma ne ha con il mondo messapico e romano
precristiano e si ricollega alla tradizione degli avvenimenti per
festeggiare l’arrivo della primavera, la rinascita della natura
che torna a ricoprirsi di fiori e frutti.
Poi
l’arrivo dei monaci brasiliani ha innestato sul rito pagano la
religiosità, da ciò nacquero le Rogazioni, processione dei
contadini per ottenere da Dio protezione per la fecondità dei
campi.
Pellegrinaggi
che erano e sono riti di ringraziamento, da ciò deriva il nome del
posto e della chiesa delle Grazie o della Grazia.
(la
relazione è stata ricavata da RADIICI –
n.
3 marzo 2000
n.
4 aprile 2000
n.
5 maggio 2000)
Foto:
Cicloamici sulla via del ritorno. Si conclude per il momento il
ciclo di biciclettate a tema che ha avvicinato tanti mesagnesi alla
bici alla storia e alla natura.
|