Dopo l'appuntamento di Giovedì 23
Novembre (ore 16:00) e Mercoledì 20 dicembre (ore18:00)
v. Umberto
I (di fronte alla basilica di S.Croce) il salento Ciclo Forum torna a
incoraggiare la partecipazione alla critical Mass del 25 gennaio
Appuntamento di nuovo in Via Umberto
alle ore 18:00
Cos'è una critical
mass?
E’ un semplice appuntamento di ciclisti
che casualmente si ritrovano a percorrere tutti la stessa strada,
magari lentamente... magari al centro della carreggiata... in una
via solitamente trafficata... all’ora di punta... (...)la
dimostrazione pratica e reale di come un’altra citta’ sia possibile,
bella e divertente.
Il ciclista urbano e' per sua natura un
inventore...
di un nuovo equilibrio che rimettera' in marcia la citta.
E’ un nuovo modo di vivere nelle nostre
citta’ inquinate.
Perché una critical
mass a Lecce?
Il rapporto sull'ecosistema urbano 2006
di Legambiente - Sole 24 Ore assegna a Lecce il 14o posto sui 103
capoluoghi italiani per presenza di piste ciclabili,
MA DOVE SONO QUESTE
PISTE?
Dappertutto, potremmo rispondere, tranne
che in città.
In questi giorni l'amministrazione
comunale di Lecce distribuisce materiale informativo sul quale vanta
la realizzazione di una rete ciclabile coerente, da integrare ed
ampliare con l'utilizzo di fondi P.O.R.
La rete attualmente percorre zone
estranee alla città, come ad esempio la strada di S. Cataldo o il
parco di Rauccio.
fondi in arrivo porteranno alla semplice
aggiunta di segnaletica apposita e a limiti di sicurezza che
dovrebbero permettere la viabilità SULLA NORMALE RETE DI VIABILITA'
URBANA.
Problema:
bloccare il traffico?
Ci sono due scuole di pensiero su quale
debba essere l'atteggiamento della massa di ciclisti nei confronti
del traffico automobilistico. Da un lato c'è chi sostiene che i
ciclisti devono fondamentalmente rispettare il codice della strada e
deve essere lasciata almeno una corsia libera per chi vuole
sorpassare; dall'altro c'è chi dice che la massa deve occupare
l'intera carreggiata ("non stiamo bloccando il traffico, noi SIAMO
traffico") costringendo le macchine alla velocità delle biciclette.
Ognuno potrà decidere liberamente come
comportarsi, anche in base al numero dei partecipanti alla
manifestazione. Cordiali saluti.
Scaricate e stampate i volantini della massa
critica
manifesto enrico
manifesto
Emanuela
.
Siamo
ciclisti non moscerini, pretendiamo sicurezza e rispetto!
Tanti sono stati nel 2006 i ciclisti investiti e uccisi.
I ciclisti urbani
sono addolorati ma cominciano anche
ad arrabbiarsi e ad
organizzarsi.
Il grido è di
dolore e rabbia: “siamo ciclisti non moscerini” pretendiamo
sicurezza e rispetto!
Lo stile di guida
dei concittadini automobilisti e la cronica carenza di sistemi di
sicurezza e di infrastrutture lede gravemente la sicurezza e i
diritti dei ciclisti e di tutti gli utenti “deboli” delle strade.
Questa situazione
è intollerabile e per questo a Lecce, proprio mentre a Fasano
avveniva il tragico incidente, si svolgeva una iniziativa di
sensibilizzazione sulla sicurezza stradale e per i diritti alla
mobilità sostenibile degli studenti universitari.
Agli
amministratori viene richiesto di
-incentivare
la mobilità dolce e permettere a studenti e cittadini di muoversi in
bici e sicurezza.
- di fare maggiore
attenzione alla prevenzione e severità nel sanzionare la condotta
imprudente di guida degli automobilisti.
- si pretendono
infrastrutture per la sicurezza: attraversamenti sicuri, piste
ciclabili urbane ed extraurbane, rallentatori, modifiche della
carreggiata,
- si sollecitano
provvedimenti per la moderazione del traffico quali la creazione di
zone 30, rotatorie e il presidio dei tratti di strada ad alta
mortalità con controlli di polizia, fotocamere, videocamere.
Lecce invivibile a
piedi e in bicicletta
Supponete di essere uno dei 28.000
studenti universitari iscritti a Lecce. Sappiate che con le vostre
tasse e le vostre spese di vitto viaggio e alloggio state
contribuendo all'erario cittadino con milioni e milioni di euro.
Cosa ne avete in cambio?
Gli
autobus vi conducono all'Università della stazione non hanno corsie
preferenziali e spesso rimangono intrappolati negli ingorghi
facendovi saltare le lezioni.
Intermodalità significa ad esempio poter arrivare a Lecce con il
treno (e magari la bici sul treno) con l'autobus o con la macchina
(da parcheggiare in periferia) e poter raggiungere il posto di
lavoro o l'istituto universitario in bici.
Invitiamo
gli studenti a rivendicare i propri diritti a poter vivere
dignitosamente in una città universitaria degna di questo nome
La bici dimenticata
Le opere faraoniche effettuate
negli ultimi anni per costruire strade e circonvallazioni non hanno
restituito ai cittadini un metro lineare di pista ciclabile.
Raggiungere le sedi universitarie periferiche in bici (e.g. Ecotekne)
è un rischio mortale malgrado le recenti opere di sistemazione
viaria.
Non esiste alcuna forma di
intermodalità che consenta agli studenti (fuorisede o cittadini che
siano) di raggiungere le sedi universitarie che diventano perciò
enormi parcheggi.
Conseguenza:
congestionamenti e costi aggiuntivi per le famiglie che debbono
mantenere oltre ai figli studenti, le loro auto.
Le Ciclofficine
In tante città del mondo si
costituiscono le ciclofficine. La ciclofficina è un cantiere
aperto dove si sperimentano nuove idee e forme di mobilità. Ciascuno
autonomamente può liberamente guidare/costruire/riparare/manutenere
la propria bici. Questa attività ha un senso
in quanto punto di partenza di un percorso di riflessione sul
consumo, sulla mobilità prigioniera delle logiche di potere petrolio
- guerre - inquinamento, sul recupero e il riciclo dei materiali, e
sull'impoverimento e lo sfruttamento indiscriminato del pianeta. La
bicicletta è il mezzo e simbolo privilegiato di questo impegno
quotidiano.
Ciclofficina Don Chisciotte
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CRITICAL
MASS in pratica
In poche parole, è uno strumento di
lotta adottato da ciclisti di tutto il mondo per rivendicare
maggiore spazio per le biciclette.
L'idea di base è che una "massa" di
ciclisti, può essere molto ingombrante e può farsi vedere molto
bene. Si tratta infatti di pedalare TUTTI INSIEME per le vie della
città. L'itinerario non è deciso in partenza, ma affidato
all'estemporaneità di chi sta davanti.
I ciclisti che vogliono partecipare ad
una CRITICAL MASS sanno che si ritroveranno con gli altri in un
certo posto e ad una certa ora (ad esempio: a Lecce in v. Umberto I
(di fronte alla basilica di S.Croce) Giovedì 23 Novembre ore 16:00).
Successivamente potrà essere fissata una data "ripetitiva": ad
esempio, nella piazza "tale" l'ultimo venerdì del mese alle 18,00.
Una volta che la massa si è riunita, si inizia a circolare,
teoricamente rispettando il codice della strada, in realtà
rallentando la circolazione automobilistica. Ora proponiamo di farlo
a LECCE.
Scaricate
e diffondete i volantini
Origini lontane
In Cina, che ormai non è più il
paradiso della bicicletta, può capitare che i ciclisti non
riescano ad attraversare un incrocio privo di semaforo per
colpa del traffico automobilistico. Solo quando si ammassa un
sufficiente numero di ciclisti (una massa critica), le
biciclette riescono ad interrompere il traffico
automobilistico ad a passare. Da qui il nome.
Di
chi è?
CRITICAL MASS non è DI NESSUNO; non ci
sono organizzatori né rivendicazioni preconfezionate: ognuno
partecipa all'evento a titolo personale, facendosi portatore di un
proprio messaggio (che non necessariamente deve essere coincidente
con quello dei più).
Non esistono volantini "ufficiali" né
portavoce.
Ovviamente Critical Mass è del tutto
pacifica, anche se, in alcune occasioni, ci sono stati dei momenti
di conflitto fra ciclisti particolarmente "incavolati" ed
automobilisti troppo aggressivi.
L'idea è stata lanciata a San Francisco
nel 1992, ma è stata ripresa in molte città del mondo, soprattutto
in America, ma anche in Europa, soprattutto in Gran Bretagna, ma
viene insospettabilmente praticata anche nella ciclabilissima
Copenaghen e nella civilissima Zurigo.
In Italia Milano è stata la prima città
italiana ad avere un regolare evento Critical Mass, con cadenza
addirittura settimanale, a partire da febbraio del 2002. La prima
volta erano solo in 15, ma poi sono arrivati ad essere più di 200,
via via che la voce si diffondeva e la stagione si avviava verso la
primavera. Il 1 giugno 2002 è stata la volta di Roma, con circa 50
persone. I ciclisti romani hanno pedalato a 9 km/h occupando
l'intera carreggiata stradale e rispondendo col campanello ai
clacson degli automobilisti arrabbiati.
Molte altre città hanno seguito
l'esempio di Milano e Roma: Torino, Bologna, Brescia, Cagliari, e
molte altre.
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Intervista al suo fondatore
Chris Carlsson
by
C.I.A.(Cycling Intelligence Agency August 14, 2002)
Con
quella scritta sulla maglietta da battaglia - one car less
(un'auto di meno) - Chris Carlsson, 45 anni, ha tutta l'aria
di un professore di Berkley in vacanza. E' scrittore, editore,
produttore e designer multimediale, da venti anni factotum del
movimento californiano. Dodici anni fa ha avuto un'idea
geniale che sta facendo il giro del mondo. «Stavo pedalando
quando mi è venuto in mente che sarebbe stato bello formare
una massa compatta di ciclisti in grado di conquistarsi uno
spazio di libertà nelle strade di San Francisco». La sua
idea si chiama critical mass, è diventata un movimento senza
capo ne coda che ha cambiato la storia sociale della
bicicletta spingendo migliaia di anarco-ciclisti a formare
grumi di resistenza nel traffico per contrastare un sistema
che si regge sul dominio segregante dell'automobile (e per
divertirsi).
A
San Francisco per le biciclette è sempre stata piuttosto
dura. Negli Stati uniti, anche se per legge le biciclette
hanno tutto il diritto di circolare, l'automobile è sacra.
L'impianto stradale di San Francisco è stato concepito solo
per le automobili e fino a dieci anni fa poche persone avevano
il coraggio di scendere dall'auto per salire su una
bicicletta. Se pedalavi, rischiavi di finire per terra fuori
strada. I ciclisti prima di critical mass erano degli
individui che passavano nella stessa strada senza conoscersi e
senza entrare mai in contatto tra loro. Poi, una scelta
individuale considerata stravagante si è trasformata in una
svolta collettiva per la conquista di uno spazio di libertà.
Una specie di zerocrazia dove ognuno fa quello che gli pare,
nel gruppo si chiacchiera, si stringono amicizie, ognuno è
libero di prendere l'iniziativa.
Come
è andata la prima volta?
Dopo
cinque o sei mesi di interminabili discussioni, ho proposto di
incontrarci una volta al mese per organizzare una sorta di
coincidenza collettiva. Per due settimane ho girato San
Francisco mettendo un volantino su ogni bicicletta. Alla fine,
era il 25 settembre del 1992, un venerdì, ci siamo trovati in
un punto preciso alle 18 del pomeriggio - in Market Street -
perché volevamo riunirci tutti insieme per tornare a casa dal
lavoro in bicicletta, come una massa compatta che le
automobili non avrebbero potuto fare a meno di superare.
Avevamo intenzione di chiamare tutto questo Grumo del
Pendolarismo, come un blocco nelle vene che fa saltare il
sistema circolatorio, poi abbiamo scelto Critical Mass.
E'
filato tutto liscio?
Le
prime volte eravamo come invisibili, circa 45 biciclette, la
gente ci salutava sorridendo come si sorride a una comitiva
che va a farsi una scampagnata. Fin da subito la piccola massa
critica ha espresso una contraddizione: c'erano ciclisti che
non vedevano l'ora di bloccare il traffico e fare casino con
gli automobilisti perché li consideravano avversari, altri
invece, la maggioranza, cercavano di farseli alleati: scendete
dall'automobile, gridavano. Il nostro slogan era: «Noi non
blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico». E' stato
subito un successo, perché non si trattava di una
manifestazione per conquistare qualcosa in futuro ma di una
cosa bella da vivere nell'immediato, era come se si fosse
concretizzata la possibilità di crearsi uno spazio dove
sperimentare un mondo migliore da vivere subito. Le prime
volte arrivava gente che ci portava fiori e noi li gettavamo
agli automobilisti.
Possibile
che nessuno ce l'avesse con voi?
Beh,
quando siamo diventati un migliaio il traffico di San
Francisco si è bloccato completamente. La polizia non sapeva
come comportarsi, arrivava e cercava di individuare chi avesse
organizzato la manifestazione, voleva parlare con il
"leader", chiedevano se era un appuntamento politico
o sportivo. Facevano multe a caso, 50 o 200 dollari, per
esempio se un ciclista passava col rosso, ma non ha
funzionato: presentavamo ricorso in tribunale, poi è bastato
rispettare le regole del traffico per farli impazzire.
Un
venerdì però è finita male...
Nel
luglio del 1997 il sindaco di San Francisco si era messo in
testa di sradicare critical mass. Voleva aprire una trattativa
e si affannava a cercare un leader per raggiungere un
ragionevole compromesso. Insomma, voleva stabilire una specie
di percorso protetto per trasformare il tutto in un'insipida
parata ecologica. A dire il vero, qualche leader improvvisato
è andato a trattare, ma critical mass non ha mai risposto ad
alcun leader e il tentativo del sindaco è fallito. Quel
giorno il sindaco si è presentato all'appuntamento per
augurarci buon divertimento, ma ha raccolto solo una tremenda
bordata di fischi. La polizia era già piuttosto nervosa. Al
primo tentativo di blocco, più di 7 mila ciclisti si sono
sparpagliati come uno sciame per tutta la città bloccandola
completamente. Non sapevano più cosa fare. Gli elicotteri
volteggiavano in cielo senza sapere dove andare, sono arrivati
i poliziotti con i caschi anti-sommossa e hanno inutilmente
cercato di costruire una diga per bloccare la massa critica.
Alla fine, sono riusciti a imbottigliare un centinaio di
ciclisti, prima li hanno pestati per bene e poi li hanno
arrestati: a ripensarci adesso fa anche un po' ridere vedere
un cop tutto bardato che manganella una povera ciclista, ci
sono le foto...
Adesso
il venerdì è tutto ok?
I
poliziotti hanno imparato che non possono controllare critical
mass, hanno anche imparato che devono stare alla larga. Ci
tollerano. Ormai siamo circa 7-800 ciclisti fedeli e un venerdì
al mese San Francisco ha lo stesso "problema".
Ma
essere ignorati non può anche significare che la massa
critica è stata assorbita e quindi disinnescata? Insomma, la
mancanza di conflitto non rischia di fiaccare i movimenti?
La
storia non finisce mai. E' proprio in quel momento che si può
portare un'esperienza a un altro livello: perché se veniamo
lasciati soli siamo davvero liberi di rendere le nostre
iniziative più interessanti, il difficile è che a questo
punto tocca a noi. Quando il conflitto rientra, siamo gli
unici responsabili dello spazio che ci siamo guadagnati.
Dopo
dieci anni, quali risultati concreti avete ottenuto?
Molti.
Intanto la città è cambiata radicalmente: basta pensare che
dal 1992 a San Francisco ci sono in circolazione il 700% di
biciclette in più. Oggi finalmente la bicicletta esiste nella
testa della gente, anche se è difficile misurare il grado di
consapevolezza delle persone sulla reale portata politica di
questo cambiamento. Sono convinto che chi ha partecipato a
critical mass è cambiato, perché la gente, anche persone che
con la politica non avevano niente a che fare, ha sperimentato
per una volta che si può essere protagonisti di un
cambiamento, anche se piccolo.
Davvero
non c'è niente che non abbia funzionato?
Mi
sarebbe piaciuto che lo spirito situazionista di critical mass
avesse contagiato altri punti di rottura del sistema dove
stanno nascendo i conflitti. Invece non è così.
Perché
proprio attraverso la bicicletta è stato possibile aggregare
una massa inedita capace di porre con forza una questione
fondamentalmente politica? Quanto conta il mezzo?
In
una società dove il capitalismo governa tutto e lo scontro di
classe, incredibilmente, sembra superato - in America tutti
sgobbano ma si credono potenziali milionari... - credo che nel
trasporto ci sia ancora un piccolo spazio per sottrarsi alla
strategia del controllo: staccarsi dal volante
dell'automobile. Magari lo fai anche perché sei spinto da
alcuni principi anti-sistema, ma il fatto è che appena pedali
stai bene perché realizzi subito alcuni tuoi bisogni. Salire
in bici è un modo immediato per disertare un mondo atomizzato
realizzando subito qualcosa di diverso.
Il
problema è come tradurre una scelta individuale in una azione
politica.
Per
molti la forma più normale di resistenza alle forze
economiche più deteriori è il sabotaggio, l'attacco
frontale, l'azione collettiva. Io personalmente sono molto più
individualista. Se qualcosa nei meccanismi che regolano la
società non mi piace, semplicemente dico «ciao, io me ne
vado». Per molti della mia generazione la forma più normale
di opposizione è la diserzione. Non mi piace stare fermo in
coda col culo incollato al sedile? Mollo l'auto e mi diverto
molto di più. Il problema però è che le scelte individuali
sono poco visibili, poco politiche. Noi disertori dobbiamo
metterci insieme in gruppi temporanei e far vedere agli altri
quanto si viva meglio da disertori, in un'azione di
comunicazione in positivo, da individuo a individuo. Credo che
questo sia il significato di critical mass.
Immagino
che attorno alla massa critica sarà fiorito un marketing
molto insidioso. Siete di moda?
In
America si vende tutto e ce l'aspettavamo, eppure non è
successo. Siamo sempre stati tutti d'accordo nel non voler
commercializzare questo spazio libero, sottrarsi al consumo è
un altro modo per disertare questo tipo di mondo.
A
Milano ho visto una bici in vetrina, mi ha colpito l'estetica
aggressiva del modello e il fatto che venisse pubblicizzata
con lo slogan "illegal bike". Forse il mercato ha già
inventato il prodotto giusto per il ciclista critico?
Non
penso che si siano ispirati a noi. Nelle città americane ci
sono i "messangers", quelli che voi chiamate pony
express. Forse quella bicicletta riprende l'estetica dei
ciclisti-postini. Sono molto aggressivi e spericolati, fanno i
duri, hanno i polpacci tatuati...anche loro vengono con noi il
venerdì sera ma si annoiano subito se non ci sono scontri con
la polizia. In America c'è una vera sub-cultura dei ciclisti
machos, organizzano bike-rodeos, gare a lancia in resta, ci
sono anche bici con razzetti sputa fuoco...
Un
consiglio per le neonate masse critiche italiane
Concentratevi
sul piacere e divertitevi: critical mass serve a dire che non
bisogna aver paura di abbassare lo standard di vita. Si può
vivere bene anche guadagnando meno, spendendo meno, lavorando
meno. L'auto è una macchina che succhia energie, soldi,
tempo. La sua funzionalità è sopravvalutata, la verità è
che le auto servono a far girare soldi e produrre posti di
lavoro. Anche l'industria bellica crea lavoro, ma questo non
vuol dire che vada difesa.
siti
su Massa Critica in Italia:
sito
che raccoglie le masse critiche italiane
massa
critica torino |
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