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Strade storia e biciclette dossier curato da Antonio Licciulli

Le strade antiche segnano indelebilmente un territorio come la scrittura segna la carta. Ci aiutano a conservare la memoria e a conoscere la storia e per questo meritano rispetto e considerazione. 

In mano ai cicloamici, le bici divengono un eccezionale strumento di esplorazione e indagine storica sperimentale della viabilità antica.

In questa sezione del sito sono raccolte note e documenti scritti e fotografici che riguardano la viabilità antica in Puglia.

Via Sacra Longobardorum
acquedotto Pugliese tra Castellana e Alberobello
Altamura Masseria Papaperta Masseria Gorgofreddo e il tratturello Gorgo Parco I tratturi in terra d'Otranto San Biagio in Rialbo eremo basiliano Via traiana e piana degli ulivi Santa Sabina percorso bici + mare
Masseria Gorgofreddo e il cavallo Murgese La vite il vino e Martina Franca San Biagio in Rialbo eremo basiliano Cisternino_Pascarosa Percorso della civiltà rupestre itinerario rupestre
vecchia Ceglie Mesagne I Messapi e Muro Tenente il limitone dei Greci
Mesagne Oria lungo il limitone dei Greci tempio di S. Pietro di Crepacore tempietto di San Miserino Madonna d'Aurio chiesa romanica
manduria città messapica Masseria Case Grandi carta NE Lecce
via idruntina
via sallentina
   
 

 

Premessa

Crediamo che conoscere e tutelare le antiche strade sia molto importante per tanti motivi. Lo conoscenza della viabilità antica può contribuire a comprendere lo sviluppo storico di un territorio e a verificare le continuità  e discontinuità verificatesi tra diverse fasi storiche. Molto più di tante testimonianze del passato, le strade rappresentano l'identità e la ricchezza di una comunità. Rappresentano l'importante eredità che antenati laboriosi ci lasciarono costruendo pietra su pietra, lastricati, selciati, ponti e muri a secco. 

La bicicletta è uno strumento di conoscenza ed esplorazione unico per comprendere la viabilità antica. Consente di percorrere strade che le macchine non possono, il suo intercedere piano ci riporta l'eco e le sensazioni dei viandanti del passato. 

I cicloamici hanno percorso molte vecchie strade alla ricerca dei tracciati delle antiche vie. Molti di questi tracciati coincidono con belle e tranquille strade di campagna. 

La  conoscenza diretta, visiva e pedalata di tante strade secondarie ha indotto in noi una curiosità storica ed un bisogno di approfondire, amatorialmente ma con metodo, alcune ipotesi sulla viabilità antica. 

Abbiamo dunque raccolto in questa sezione, materiale proveniente da noti studi storici e abbiamo aggiunto fotografie e ragionamenti. Saremo molto contenti di ricevere contributi, note e critiche.

 

Figura: ipotesi sulla viabilità messapica e romana nel salento ispirata agli studi di Uggeri e Jurlaro. La più famosa delle vie antiche di Puglia è la Via Appia. ma molto importante fu la Taranto - Otranto nota come Limitone dei greci e la Traiana. E' probabile che le vie romane nel salento siano state realizzate su preesistenti strade messapiche.

 

Gli argomenti

Le strade Messapiche

ll limitone dei greci

I tratturi e la transumanza

Via sacra Longobardorum

Itinerari alla ricerca di antiche strade

I cicloarcheologi alla ricerca del paretone

La via Appia nel 1500

Via Appia tra Mesagne e Latiano

La via sallentina 

Strade e manutenzione nella Murgia dei Trulli

 

 

Questioni di metodo

Lo studio della viabilità antica è un tassello fondamentale per comprendere l'organizzazione politica sociale ed economica del passato. Purtroppo sono veramente scarsi gli studi compiuti sulla viabilità nella Puglia peninsulare e ancora più scarsi quegli studi cui attribuire metodo e validità scientifiche. Molti studi rimangono pura fantasia, altri suggeriscono ipotesi su ipotesi tutte da verificare. Tra gli studi più interessanti, anche se ancora bisognosi di validazione attraverso scavi sistematici, sono quelli di Giovanni Uggeri riassunti in "La Viabilità Romana nel Salento" G. Uggeri 1983 e di Rosario Jurlaro riassunti in "Itinerari messapici". 

La cosa che ci riesce difficile capire è la superficialità di alcuni accademici nell'affermare o smentire con categoricità ipotesi e studi senza avere la premura di effettuare verifiche e senza porsi il minimo dubbio. E' capitato per esempio allo scrivente di essere brutalmente "aggredito" da un accademico locale (ma solo verbalmente), per aver fatto riferimento al percorso di collegamento Oria-Cellino anche nominato "Limitone dei Greci". Secondo l'accademico l'esistenza di un'antica via di comunicazione è una mera e fanciullesca fantasia senza alcun fondamento.

Eppure le evidenze a favore dell'esistenza di un'antica strada sono tutte davanti al viandante (pedone, ciclista o automobilista attento) che percorra la strada provinciale Cellino-Oria. 

Questi si chiederà come è possibile spiegare l'esistenza di tanti insediamenti (S. Pietro di Crepacore, Madonna dell'Alto, San Miserino, l'impianto termale, l'insediamento di Tobiano) collocati sulla medesima direttrice a pochi chilometri l'uno dall'altro, senza ammettere la presenza di una strada? 

Galileo Galilei, in circostanze molto più drammatiche, dopo aver abiurato per note ragioni le sue tesi, ebbe a dire: "Eppur si muove". Nei nostri tempi, meno pericolosi ma ugualmente insidiosi, saremo portati a dire: "eppure ci si pedala" (sopra alle antiche strade)

Itinerari alla ricerca di antiche strade

I tratturi la transumanza e il tratturello Gorgo

 Un apposito servizio e reportage è stato dedicato dai cicloamici ai tratturi e alla visita del tratturello di Gorgo Parco e si può vissitare da qui

La via Sacra Longobardorum Un itinerario nel Gargano che conduce alla città Sacra di Monte S.Angelo meta di pellegrinaggio dagli inizi dei tempi in cui la Puglià diventò cristiana. O forse anche da prima.

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La vecchia Ceglie - Mesagne Un itinerario breve e tranquillo quasi tutto sterrato alla scoperta di antiche masserie abbandonate e siti archeologici. Un'ipotesi affascinante sul tratto iniziale di strada.

 

La via sallentina  così viene chiamata la strada che congiunge Taranto a Manduria scorrendo parallelamente ma internamente alla costa ionica per giungere verso Leuca.

 

Alla ricerca dell' Appia perduta Un itinerario breve e tranquillo quasi tutto sterrato alla scoperta di antiche masserie abbandonate e siti archeologici. Un'ipotesi affascinante sul tratto iniziale di strada.

 

I cicloarcheologi alla ricerca del Paretone perduto A sud di Mesagne incontriamo anziani contadini che ci raccontano della leggenda del muro e dei greci. L'occasione è buona per fare il punto sugli studi degli archeologi.

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Mesagne - Oria da Crepacore un bellissimo itinerario immerso tra gli ulivi congiunge Mesagne a Oria. Sulla strada la Masseria S. Giovanni lo Pariete un toponimo che richiama la leggenda del Limes Bizantino

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La viabilità ai tempi dei messapi

Capire cosa c'era all'inizio non è cosa da poco. Intorno alle prime strade di epoca preromana si è infatti sviluppata la complessa rete viaria romana e medioevale e sono sorti centri abitati e masserie.

Foto: Ciclisti su uno sterrato durante una biciclettata a tema. Secondo l'ipotesi di Giovanni Uggeri e del ciclocaporedattore questa strada segue il tracciato della Appia antica. A sua volta l'Appia antica fu costruita su una preesistente strada messapica. Il tratto in questione è una strada sterrata che si diparte dal rione seta di Mesagne in direzione  Sud-Ovest. Il tratto sterrato è lungo circa 6Km, in agro di Latiano la strada diviene asfaltata e si ricongiunge con la SP Latiano Oria circa 3Km prima di Oria.

Foto: uno dei tratti più integri della cinta muraria a Nord della città messapica di Muro Tenente (da alcuni storici chiamata Scamnum). Grossi blocchi di pietra (megaliti) indicano che non si tratta di un semplice e recente muro di perimetrazione a secco. Le principali strade di comunicazioni generalmente passavano a Nord del centro abitato.

Figura: Impressione d'artista sulla puglia peninsulare del Vsecolo A.C.

 

I messapi furono un popolo, probabilmente di origine illirica, che si insediariono in tutto il salento in età preromana creando una organizzazione economico-sociale efficiente e omogenea. E' probabile che il sistema politico da loro usato fosse quello delle "Città stato". Al pari dell'Attica che vedeva Atene come la "polis" più grande di un sistema federato di città similmente si può ipotizzare che i grossi centri messapici di Oria, Brindisi, Cavallino fossero in stretto rapporto con tutta una serie di centri minori. Questa organizzazione territoriale fortemente interconnessa, fondata su città stato postula in maniera quasi naturale l'esistenza di una rete viaria a collegare i diversi centri.

D. Novembre a riguardo delle strade messapiche preromane afferma che esse dovevano consistere principalmente in mulattiere [1] con soli pochi tratti transitabili da carri. Questa ipotesi ci convince poco. Siamo invece propensi a credere con R. Jurlaro che i messapi impiantarono nel salento, un ben articolato e funzionale reticolo viario. Questa ipotesi può infatti spiegarci la presenza di ceramiche di fattura greca e micenea ritrovate nell'entroterra salentino. Su qualche strada si doveva pur trasportarle intatte a destinazione. Anche i blocchi megalitici presenti a S. Pietro di Crepacore (Torre S.S., Br), a Manduria (Ta) etc. dovevano pur esser stati trasportati li da qualche parte. Le malte e il cocciopesto utilizzati nella costruzione di San Miserino (San Donaci, Br) sono il frutto di una evoluta tecnologia di fabbricazione. Esperti mastri e sofisticati materiali da costruzione si farebbero trasportare su mulattiere?

Manca ancora una verifica sistematica con campagne di scavo, ma la presenza di tanti e grossi centri preromani (Ceglie Messapico, Mesagne, Carovigno, Muro Tenente, Muro Maurizio ...) così uniformemente distribuiti sul territorio hanno suggerito a storici come Giuseppe Lugli e Rosario Jurlaro la presenza di un reticolo di vie parallele orientate da "settentrione a mezzogiorno" tagliate trasversalmente da altre strade che a partire dalla costa adriatica si addentravano in modo rettilineo o al più sinusoidale da "Maestrale a Scirocco"  per raggiungere l'entroterra e poi la costa ionica. 

L'attribuzione ai messapi di una fitta rete viaria non è cosa da poco. Se le ipotesi sull'esistenza di una rete organizzata di epoca preromana fosse confermata una naturale conclusione è quella di poter affermare che tutto lo sviluppo viario successivo e cioè romano, medioevale sia derivato da questo iniziale impianto messapico. L'esistenza stessa di centri abitati di epoca più tarda quali Latiano, Francavilla si spiegherebbe postulando il loro sviluppo intorno a questa rete viaria di impianto messapico.

"Le vie di comunicazione messapiche dovevano consistere specialmente in mulattiere e forse solo pochi tratti erano transitabili da carri; una situazione viaria quindi non molto diversa da quella protostorica premessapica, con caratteri che restano per lunghissimo tempo quasi immutati, espressivi di una economia povera e stazionaria. Il reticolo di mulattiere messapiche (che rimane sostanzialmente quasi identico, nel suo sviluppo e nelle direttrici, in epoca romana) delinea interessanti relazioni con vie preistoriche e protostoriche essenzialmente legate a "vie" commerciali. L'esigua definibilità delle vie di comunicazione messapiche (a causa della insufficiente conoscenza dell'ambiente geografico e degli insediamenti sia nella loro distribuzione sia nei loro aspetti culturali, economici e sociali) esclude evidentemente la possibilità di riconoscere il movimento di viaggiatori e di merci anche se la fittezza relativa di centri con emporio nel versante ionico autorizzerebbe a individuare maggior traffico proprio nelle vie che gravitano su questa parte del litorale salentino. Solo in seguito alla conquista, al tempo di Traiano, si ebbe un miglioramento della viabilità attraverso la costruzione e sistemazione di varie strade, tra cui la via "Augusta Sallentina", che rimasero sostanzialmente su un tracciato messapico".

1) D. Novembre: RICERCHE SUL POPOLAMENTO ANTICO NEL SALENTO CON PARTICOLARE RIGUARDO A QUELLO MESSAPICO, pag. 90 

 

 

 

La via Appia nel 1500

La cartina riportata sotto è un dettaglio delle Piante della Puglia di Ant. Danti risalente al 1580-83 conservata in Città del Vaticano nella Galleria delle Carte Grafiche. Il ciclogiornale è riuscito  fortunatamente a farne una scansione. Si tratta di una importante traccia che testimonia che ancora nel 1580 la Via Appia esisteva accanto e parallela alla nuova strada che collegava Mesagne, Latiano, Francavilla e Grottaglie. 

Pare che il cartografo ignori molte delle altre strade e.g. la traiana. la sallentina, il limitone dei Greci ma che conosca bene il tratto dell'Appia. Il tratto Mesagne Oria, distinto dalla strada più a Nord, segue il tracciato che Uggeri e il ciclocaporedattore fanno coincidere con quello di una strada sterrata che partendo da Mesagne collega il sito messapico di Muro Tenente e, lambisce la chiesa bizantina di Maria di Gallana e infine giunge a Oria.

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Il Limitone dei greci  

Storia archeologia e mito contornano l'antica strada Cellino Oria, sunto di un lavoro di G. Stranieri

Vi è un'accesa disputa sull'argomento Limitone (o Paretone) dei Greci, Giovanni Stranieri ne propone una mirabile analisi critica e noi ne riportiamo un breve sunto tratto da Archeologia Medievale XXVII, 2000, pp. 333-355, "Giovanni Stranieri, Un limes bizantino nel Salento? La frontiera bizantino-longobarda nella Puglia meridionale. Realtà e mito del .limitone dei greci."

Come si potrà evincere dalla lettura del sunto sotto riportato, il mistero del Paretone rimane ancora da risolvere e richiederà scavi, rilievi stratigrafici, un approfondimento e studi d'insieme dei fattori ambientali, produttivi culturali  e toponomastici (ricordate la Masseria San Giovanni "Lo Pariete" (itinetario 1)?.

Pare sia stato Antonio Profilo, studioso di storia patria  a sostenere per primo nel 1875 la presenza di una "frontiera" fortificata, rappresentata dai resti di mura megalitiche (larghe 6 metri e mezzo, alte un metro e mezzo) che segnavano il confine nel secolo VIII d.C. della dominazione bizantina in Terra d'Otranto con la dominazione longobarda. Le strutture considerate dal Profilo, erano già note ma erano state identificate come i resti. di altri dispositivi. Nel XVI secolo, infatti, alcuni paretoni siti tra Sava e Martina Franca sono indicati come i resti di una muraglia eretta dai Tarentini a protezione della chôra. In seguito, gli stessi ed altri paretoni saranno identificati con «la muraglia confinaria messapica». disposta su una .linea ideale. tracciata dalla costa a sud di Taranto a quella a nord di Brindisi . che gli indigeni avrebbero eretto per difendersi dagli attacchi della colonia greca.

Lemiti, lemitone, limitone sono effettivamente varianti salentine usate per indicare confini, talvolta segnati da muri a secco, anche di grandi dimensioni. A sud di Mesagne, il termine è attestato nel 1807, in una platea del Feudo di Oria, redatta in occasione dell’abolizione dei privilegi feudali. I limiti della .Foresta Oritana, sono segnati di volta in volta da un lamite, lemite, lemitone divisoria/o di feudi., .lemitone partefeudo. o da un .pariete., .paretone partefeudo., .parietone divisorio dei feudi., .parietone grosso., e, infine, .lemite partefeudo corrispondente al detto pariete.

Foto: un muro a secco quasi continuo lungo circa 2Km  segue parallelo a Nord la Cellino Oria, alcuni anziani contadini intervistati nei pressi dal ciclocaporedattore raccontano della presenza di "greci" presso un casolare lungo questo muro.

 

Si è, invece, ipotizzato che la vecchia strada Oria-Cellino S. Marco, cui la cartografia militare conserva il nome di limite dei greci, facesse parte nell.alto Medioevo di un asse di arroccamento bizantino a ridosso della frontiera longobarda, tra Taranto e Otranto. Tale asse viario sembra assumere una crescente importanza commerciale in età imperiale, come attestano i siti romani rintracciati lungo il percorso. Man mano che il porto di Otranto eclissa Brindisi, si privilegia una scorciatoia. che abbandona il cursus publicus ufficiale, per collegare Oria a Lecce evitando Brindisi, come accade ai tempi della guerra greco-gotica. Infine, la conquista longobarda di Taranto, Oria e Brindisi, ne farà il solo asse utilizzabile dai Bizantini, una volta perduta la via Appia. Il vecchio tracciato, conservato dall'attuale strada provinciale e da tratturi, sentieri  e limiti comunali, corre lungo il versante sud della Serra di Oria, estrema propaggine delle Murge Tarentine, a valle di un salto di quota di 20 metri. Questa situazione topografica è sembrata strategicamente interessante: «il Limitone fu un vero limes, probabilmente con un vallum dietro il quale, a una certa distanza, correva la via istmica dal golfo di Taranto all'Adriatico. Un limes fortificato laddove vi era bisogno, costellato di castra e castelli presidiati dai limitanei ». Infatti, «la protezione delle sole zone non munite è prassi costante della difesa bizantina che si trova ad avere frontiere sovente fluttuanti e comunque troppo lunghe per un limes stabile e continuo». Tale strada fortificata sarebbe, poi, diventata «uno degli assi di coagulo del popolamento per l'età altomedievale. I toponimi di origine longobarda e bizantina distribuiti a N e a S di essa, la indicherebbero, infine, come un vero spartiacque politico. La toponomastica aiuta a distinguere le zone dove l'insediamento e l'influenza longobarda furono più stabili da quelle rimaste bizantine.

Futuri sondaggi potranno ricollocare questo paretone nel paesaggio agrario salentino. Qualora un saggio stratigrafico individuasse opportuni elementi cronologici per uno dei ripari, per esempio, l'analisi della stratigrafia verticale pur difficile nelle murature a secco, che non conservano sempre le tracce delle ammorsature nelle successive risarciture potrebbe stabilire anche la sequenza cronologica tra la costruzione del riparo e quella del paretone.

«Aveva cominciamento questo limite da Otranto.» Antonio Profilo 1875

«Si formano mappe di luoghi insieme reali e immaginari, elaborate dalla cultura popolare e riempite di segni, toponimi allusivi, rispecchiamenti di una topografia mentale. Gli studiosi ottocenteschi, che nel clima positivista dell.epoca non potevano ammettere l.immaginario della geosofia popolare, trasformavano in luogo vero, in insediamento scomparso, il prodotto della fantasia popolare» (CALDO 1991, p. 233)

 

La manutenzione delle strade nella Murgia dei Trulli

Elaborazione di una intervista curata dal ciclocaporedattore a Pinuccio di Seppunisi (Giuseppe Bruno) avente per argomento le modalità di manutenzione delle strade sterrate più importanti agli inizi del secolo scorso.

La viabilità nella Murgia dei Trulli e il concetto di villaggio-territorio

Nella Murgia dei Trulli fino a 50 anni fa si viveva come nell'età della pietra. La pietra era una dannazione per i contadini che dovevano bonificare i terreni per coltivarli, ma era anche il materiale principale con cui realizzare opere edili e infrastrutture: case, muretti, terrazzamenti e strade.

Tutti i lavori di trasformazione di questa dura materia prima si svolgevano in modo manuale con picconi, cazzuole e asini.

Una fitta ragnatela di strade innervava la Murgia Sud Orientale consentendo alle popolazioni contadine di popolare il territorio come fosse un unico villaggio. Le strade ricalcavano la dura fatica compiuta dai contadini per conquistare le terre palmo dopo palmo. Erano e sono tortuose e irte per seguire l'orografia o cingere zone impervie e boscose.

Secoli e secoli di duro lavoro avevano consentito di trasformare un territorio pietroso e boscoso in una fertile valle densa di ulivati,alberi da frutto e vigneti.

Si parla a tal proposito di "Villaggio territorio", e ancora oggi, in alcuni paesi come Cisternino, Locorotondo, Alberobello la percentuale di popolazione che vive stabilmente nelle campagne supera il 30% del totale.

La strade erano perciò un bene primario per la vita del villaggio-territotio. La manutenzione di queste strade indicava e determinava la prosperità e laqualità della vita dei luoghi da esse solcate.

 

Il cantoniere, il cazzariccio e il presidente

La manutenzione delle strade pubbliche era compito dei comuni che provvedevano ad appaltare i lavori a specifiche figure professionali: il Cantoniere e il Cazzariccio o Cazzabreccia. Il cantoniere era al soldo diretto del comune e aveva alle sue dipendenze i "cazzaricci" o cazzapietre. Questi potevano essere i suoi stessi figli o altri operai da lui arruolati.

Ogni cazzariccio era generalmente deputato alla manutenzione di una sola strada e dunque diventava subito riconoscibile e confrontabile il lavoro svolto su una strada e dunque da quel cazzariccio rispetto ad un'altra strada affidata ad un altro cazzariccio. Generalmente un cazzarccio si incaricava di manutenere un tratto di 7-8Km per cui. Ad esempio, la Ceglie Martina aveva 3 cantonieri addetti alla sua manutenzione.

Il cazzariccio di procurava la breccia frantumando le pietre sui bordi della strada. Ovviamente era una benedizione capitare in un agro con pietre di naturatufacea più facilmente lavorabili.

Le pietre venivano raccolte dai "fondi" confinanti con le strade. I contadini proprietari dei fondi chiedevano quasi per favore al cazzariccio di prelevare il pietrame dai proprio fondi.

Gli utensili del cazzariccio erano:

- mazzuola grande per frantumare le pietre grandi

- mazzuola piccola per frantumare la "breccia" ed evenltualmente ridurla quasi in sabbia

- "lu ruetule" zappa a profilo quadrato serva a stendere e livellare la breccia il passaggio di traini e birocci assicurava la compattazione delle pietre

Le pietre venivano trasportate con i traini, un traino poteva trasportare 10-15 quintali

Le pietre frantumate venivano trasportate mediante la Cardarina" un secchio in ferro con due manici in grado di accogliere 10-15 chili di pietre.

Il comune dava poi incarico ai paretari di risistemare i muretti a secco ai margini delle strade e/o allargarli a seconda delle esigenze.

Per ogni strada il comune incaricava un "presidente" tipo un capocondomino per sorvegliare la situazione della strada e coordinare il lavoro del "cazzariccio". Il presidente era un volontario che generalmente risiedeva o aveva un fondo lungo la strada e che godeva della considerazione degli amministratori e dei vicini. Il presidente vegliava sui lavori, quantificava e certificava il lavoro del cazzariccio e del cantoniere.

Poteva dunque succedere che presidente e cazzariccio mettendosi d'accordo e certificando il falso dichiarassero di aver bonificato un tratto di strada. La cifra richiesta al sindaco veniva divisa tra cazzariccio e presidente.

Si capisce che in un comune vi potevano essere decine e decine di addetti alla viabilità. Il salario era sufficiente alla loro sussistenza ma certamente non si può dire che mancasse lavoro.

 

 

Il transito delle biciclette

Sui bordi delle strade dovevano transitare le biciclette e dunque il cazzariccio doveva evitare di fare confluire sul bordo il pietrame più grossolano.

Il transito delle biciclette era tenuto in grande considerazione, il margine di strada doveva essere liscio e non ci dovevano essere sporgenze dei muretti o rovi pendenti. Erano gli stessi utenti delle strade, ciclisti o trainieri a reclamare al presidente della strada il cattivo stato della strada.

Questo universo di cantonieri, cazzaricci presidenti si dissolse molto lentamente a partire dal secondo dopoguerra, con la meccanizzazione dei lavori e con l'asfalto delle strade.

 

L'asfalto si fa lentamente .. strada

Il primo comune nella Murgia Sud Orientale ad asfaltare le strade è stato quello di Martina Franca, subito dopo la seconda guerra mondiale. La trasformazione delle strade non poteva che partire da Martina, il comune più prospero e più dedito al commercio nella Murgia Sud Orientale. Ai confini delle strade comunali di martina asfaltate le strade rimanevno ancora brecciate.

Il tratto Ceglie Martina nella provincia di Brindisi fu finalmente asfaltato dopo ben 20 anni. Lo stesso succedeva con la Martina Ostuni asfaltata solo in agro martinese e solo molto più tardi asfaltata nella sua interezza.

 

I tratturi e la transumanza Un contributo alla mobilità in Puglia è stato dato dalla costruzione di tratturi e tratturelli. Si tratta di una rete viaria concepita per rendere possibile la pastorizia migrante. Erano ad un tempo strade e pascoli. Terreni demaniali e luoghi di insediamento per opifici, chiese, taverne e infine centri abitati. 

Un apposito servizio e reportage è stato dedicato dai cicloamici ai tratturi e alla visita del tratturello di Gorgo Parco e si può vissitare da qui

Cosa sono i Tratturi

I tratturi già in epoca protostorica erano lunghe vie battute dagli armenti e dalle greggi, ma le loro radici affondano nelle tracce millenarie che antichissime genti ricalcarono nelle loro migrazioni seguendo sia l’istinto proprio sia il moto delle stelle, i corsi dei fiumi oppure i colori dell’orizzonte. Prima della costruzione delle antiche strade Romane lungo i tratturi si svolgevano intensi traffici commerciali. Il nome Tratturo comparve per la prima volta durante gli ultimi secoli dell’Impero romano, il termine latino trattoria designava il privilegio dell’uso gratuito del suolo di proprietà dello Stato, di cui beneficiavano i pubblici funzionari e che venne esteso anche ai pastori della transumanza per l’uso delle vie pubbliche. Guglielmo I il Malo nel 1155, li dichiarò beni demaniali successivamente sotto la dominazione aragonese vennero ridisegnati i tracciati, stabiliti i limiti e codificati gli usi, in seguito sostenuti anche dai Borboni. Nel periodo di massimo sviluppo la rete viaria tratturale si estendeva da L’Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i 3000km. I Tratturi furono strade particolari e, sotto molti aspetti, irripetibili. Disposti come i meridiani (tratturi) e i paralleli (tratturelli e bracci), essi formarono una rete viaria che copriva in modo uniforme tutto il territorio e dettarono in tutto il Mezzogiorno orientale la legge del movimento e dell’insediamento. Furono non solo strade ma anche pascoli per le greggi in transito. Lungo tali assi viari, che potremmo definire autostrade d’altri tempi, sorsero opifici, chiese, taverne e fiorenti centri abitati. Oggi i tratturi non sono più utilizzati come vie di comunicazione di persone, animali e merci, ma sono diventati dei grandi musei all’aperto che costituiscono delle preziose testimonianze storiche e culturali, pronti ad accogliere l’uomo tecnologico alla ricerca di se stesso in sella ad un cavallo, a piedi in bicicletta o sul carro di un tempo. Il decreto ministeriale del1976, ha definito i tratturi beni di notevole interesse per l’archeologia, per la storia politica, militare economica, sociale e culturale sottoponendoli alla stessa disciplina che tutela le opere d’arte d’Italia.

La transumanza in terra d'Otranto

(liberamente riassunto da: "vie e pascoli della transumanza" di Italo Palasciano, Umanesimo della Pietra 2003)

Nel 1447, Alfonso d'Aragona istituisce la "Dogana della Mena delle Pecore" di Foggia con il compito di regolamentare il territorio adibito a pascolo nel tavoliere delle Puglie e introitare le tasse dai proprietari dei greggi attraverso il pagamento di diritti di passaggio e di pascolo. Da quel momento, la Dogana rappresentò, sotto gli aragonesi, la principale fonte di introiti del Regno di Napoli.

I proprietari delle greggi dell'Abruzzo, del Molise attraverso la fitta rete di tratturi e tratturelli conducevano, nelle stagioni invernali, il proprio bestiame nelle "locazioni" del Tavoliere delle Puglie. Le  locazioni erano i "pascoli fiscali" ossia grandi aree destinate a pascolo dietro pagamento della "fida" (ossia il prezzo degli erbaggi consumati) da parte dei "Locati" (proprietari dei greggi). Quando, a causa di siccità e altre avversità atmosferiche i pascoli del tavoliere divenivano insufficienti la Dogana provvedeva a esercitare un diritto di prelazione su altri terreni.

Una parte consistente dei terreni non compresi nelle "locazioni" e considerati "locazione straordinaria" si trovavano in Terra d'Otranto che comprendeva la Penisola Salentina e le attuali province di Taranto e Brindisi. I territori interessati alla destinazione a "locazione straordinaria" si trovavano per lo più a Martina Franca, Mottola, Castellaneta, Massafra. I feudatari locali e le popolazioni che vivevano d'agricoltura vedevano molto male che tanta terra fosse a loro prelevata per essere destinata a pascolo e sovente si determinavano veri e propri conflitti armati tra pastori e agricoltori.

Proprio lo studio dei conflitti tra locati e feudatari (duca di Martina, il marchese di Santeramo, il principe di Acquaviva) o contadini portati davanti al "Tribunale della Dogana della Mena delle pecore di Foggia" consente di individuare i territori adibiti a "locazione straordinaria".

Inoltre la Dogana concedeva ai locati una serie di privilegi fiscali e giuridici sia penali che civili. Ad esempio, i pastori anche se colpevoli di delitti non potevano essere carcerati in quanto "dovendosi le pecore calarle in Puglia ogni anno, deve necessariamente farlo il pastore che insieme con le pecore fanno un corpo sano e unico ...  e mancando una parte viene a mancare il tutto" (S. di Stefano, La ragion pastorale over commento sù la prammatica LXXIX de officio procuratoris Caesaris, Napoli, 1731)

Nella tabella a fianco sono elencati i nomi dei tratturelli di terra d'Otranto e i relativi comuni di pertinenza. 

LA TRANSUMANZA

La Transumanza vuol dire pastorizia trasmigrante. La parola è composta da trans (di la da) e da humus (terra). Essa si basa su quattro capisaldi: il cambio tra due sedi note in determinati periodi dell’anno, la proprietà del gregge, lo sfruttamento diretto dello stesso; l’orientamento presso l’economia di mercato. Sicuramente la transumanza era tra le attività fondamentali dei Sanniti, favorita dall’esenzione da imposte sia sul bestiame, sia sui pascoli e sulle strade di collegamento. La donna sannita aveva sempre in casa la conocchia per filare la lana e un telaio per tesserla e farne capi di abbigliamento e coperte. Gli uomini sanniti invece, oltre alla cura delle greggi, si impegnavano in varie attività tra cui quelle relative agli scambi commerciali e ai servizi di accoglienza e di trattenimento. Nel periodo romano la pastorizia venne considerata l’attività tra le più nobili e redditizie e ne fecero un settore importante per la loro economia. La realizzazione di opere pubbliche e di grandi manifestazioni con spettacoli furono realizzate con il ricavato delle multe imposte ai proprietari di pecore. Nel 290 a.C. i Romani disciplinarono la transumanza con leggi importanti e la sottoposero al controllo pubblico e al prelievo fiscale.In alcuni punti di attraversamento obbligato veniva esatta la Scrittura che era la tassa pagata sugli animali iscritti nei registri degli appaltatori d’imposta. Dopo la caduta dell’Impero Romano la pastorizia trasmigrante scomparve quasi del tutto a causa dell’assenza di un potere politico. Durante l’XI secolo venne riscoperta e tutelata nella Costituzione Normanna, che impose contro i trasgressori la confisca dei beni e addirittura la pena di morte. I pastori però dovevano pagare il pedaggio sulle vie tutelate. Successivamente con Federico II la transumanza fu ulteriormente agevolata e facilitata nei grandi circuiti commerciali. Con gli Angioini (XIII secolo) la pastorizia andò in crisi perché venne dato più spazio alle coltivazioni agricole. Giovanna II successivamente richiamò in vita la Costituzione Normanna istituendo il foro speciale per gli operatori della transumanza. Per gli Aragonesi la transumanza fu il settore trainante dell’economia. Essi istituirono un apposito ufficio per la gestione chiamato Regia Dogana della Mena delle pecore in Puglia che era diretto dal Doganiere, un alto funzionario governativo.La transumanza è stata per secoli un fenomeno oltre che economico e pastorale anche politico, sociale e culturale che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate da essa.

Tabella sotto: I territori dei comuni, che gravavano geograficamente sulla "Locazione di Terra d'Otranto" attraversati dai tratturelli (Italo Palasciano, Umanesimo della Pietra, 2003)

Tratturelli

Comuni

alle Murge

Orsanese

alle Rene

delle Ferro

Quero

Castellaneta

Santeramo Laterza

Laterza

Martinese

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