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Il
sogno dei Cicloecologisti di Puglia
Nel
territorio della
Murgia dei Trulli si
snoda l’ultimo tratto del Canale principale dell’acquedotto Pugliese.
Attraversando la Murgia in terreni demaniali e per angoli sperduti di terra,
questa straordinaria "Via verde" offre al visitatore a piedi e a
pedali colori e profumi unici. Questo percorso è fuori dalle guide
turistiche, fuori dall’individuazione dei siti d’interesse natura 2000,
eppure è di una bellezza autentica in quanto inconsapevole. La gente che
abita questi territori lambiti dal Canale Principale, crede di avere un
semplice “Luec” (pezzo di terra adibito a frutteto per usi famigliari) e
non sa che gli alberi che ci coltiva sono risorse genetiche oramai rare, i
massari si sforzano di vivere (o meglio sopravvivere) di allevamento mentre
di fatto garantiscono la perfetta conservazione di masserie nel loro stato
originario, mantenendo intatte le destinazioni d’uso di ogni
ambiente.
Con
i suoi 244Km di lunghezza (3000Km comprese le diramazioni) il “Canale
Principale” ovvero l’acquedotto del Sele Calore è il più grande
del mondo. Secondo i Cicloamici l’itinerario che il “canale
principale” compie nelle regioni di Puglia Basilicata e Campania può
divenire una delle più belle “vie verdi” d’Europa.
Le
Vie verdi, nella visione dei Cicloamici sono quella ragnatela di strade
secondarie, tratturi, parchi, riserve, sterrate di campagna, strade di
manutenzione di canali e acquedotti, zone pedonali e strade comunali. Le vie
verdi si fanno ragnatela quando le sinapsi sono importanti quanto gli stessi
percorsi. Non è essenziale che queste strade siano prive di traffico
veicolare, l'importante è che il traffico veicolare sia lento e rispettoso
di pedoni ciclisti garantendo pienamente la loro sicurezza. Essenziale è
che questa ragnatela di percorsi fittamente interconnessi sia dotata di una
segnaletica dedicata e indicata mediante cartine in modo che tutti possano
fruirne rispettosamente.
Sarebbe
necessario davvero un piccolo impegno per creare una segnaletica e costruire
una continuità
viaria tra i vari tratti per trasformare la via dell’acqua in uno dei più
belli e affascinanti percorsi cicloturistici d’Europa. In questo modo si
darebbe nuova dignità e prestigio ad una regione che può vantare solo
poche decine di chilometri di piste ciclabili per lo più in degrado e
abbandonate
(
si confronti il nostro rapporto sul “percorso della civiltà rupestre: https://www.cicloamici.it/ciclabile_rupestre.htm
)
La
rete delle strade secondarie di Puglia tutelate, protette e risanate quando
coincidenti con discariche a cielo aperto ( si legga il rapporto FIAB Puglia
sui rifiuti di Puglia: https://www.cicloamici.it/rifiuti_di_puglia.htm
) può rappresentare una ricchezza e una risorsa per lo sviluppo del turismo
sostenibile.
Quanto
si dovrà ancora attendere per assistere al risveglio di una classe politica
finalmente pronta a recepire queste proposte?
.
La
Puglia "sitibonda"
la
costruzione dell'acquedotto pose fine all'atavico problema della penuria
d'acqua che aveva nei secoli condannato la Puglia a miseria ed epidemie
Fonti:
- Filippo Perretta,"La secolare
sete delle campagne di Puglia dalle cisterne all'acquedotto Pugliese,
Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2001
-
http://www.aqp.it/home.htm
La
Puglia è la più estesa regione del meridione d'Italia, quasi 20.000 km2
di terra allungati tra l'Adriatico e lo Ionio. La natura del suolo e del
sottosuolo è tale da non consentire accumuli o riserve d'acqua
significative. La pietra dura della Murgia o quella carsica porosa del
Salento, non sono in grado di trattenere l'acqua che penetra e si concentra
a grande profondità. Fino a pochi decenni fa questa grossa riserva d'acqua
sommersa non era disponibile e la popolazione utilizzava l'acqua piovana
raccolta nelle cisterne. Ma essendo le città prive di fogne, quest'acqua
piovana prima di arrivare alle cisterne, scorreva nelle strade raccogliendo
i liquami che vi venivano gettati. Nelle campagne, la popolazione ricorreva
alle altrettanto malsane acque di palude. Naturalmente tifo, dissenteria,
malaria, colera, peste e vaiolo dilagavano passando da malattie
epidemiche a endemiche e provocando un alto tasso di mortalità. Ancora
nel primo '800 le cronache parlano di epidemie, mortalità infantile
impressionante, decessi a decine di migliaia.
Per
il nuovo Stato Italiano un'epidemia scoppiata in Puglia più grave delle
altre, aveva fatto diventare la mancanza d'acqua in questa Regione una delle
prime grandi emergenze e fece assurgere il problema da locale a nazionale.
A intuire che la soluzione al problema
dell'approvvigionamento idrico era la costruzione di un acquedotto
capace del trasporto in Puglia di acque dalle vicine aree montagnose fu l'ingengere
Camillo Rosalba.
E infatti nel lontano 1868 il Rosalba propose la
derivazione delle acque del Sele (bacino nei pressi di Avellino) per
soddisfare i bisogni idrici delle 3 puglie. Il progetto fu ritenuto troppo
ardito e fu subito accantonato.
All'inizio del secolo il governo Giolitti impostò la realizzazione di
questa magnifica opera che sembrò all'epoca una follia, un'impossibile
sfida alla natura da parte di tecnici e politici coraggiosi. Le difficoltà
furono enormi, anche la natura non si dimostrò benigna. Furono anni di
siccità spaventose.
I lavori vennero finanziati con la legge 245 del
26 giugno 1902, ma fu nel 1906 (esattamente un secolo fa) che venne dato
inizio ai lavori.
Quando finalmente nel 1915 l'acqua arrivò a Bari, che
all'epoca aveva appena 108.000 abitanti, dicono le cronache che la folla,
raccolta intorno alla fontana di piazza Umberto, fu percorsa da un brivido:
uno zampillo sgorgò e salì in alto, così in alto che pareva volesse
toccare il cielo perchè Dio la vedesse e fosse ringraziato.
Ad
oltre 60 anni di vita l'acquedotto Pugliese rimane una meraviglia e un
esempio italiano da esportare. Un opera pubblica realizzata per gli
interessi e in solidarietà ad una comunità "assetata" e
costretta all'indigenza da un'atavica careza d'acqua.
La rivoluzione sociale determinata da quest'opera
può essere compresa considerando chel nel 1890 la dotazione idrica
giornaliera per persona era stimanta in 15-20 litri, ristretta ad appena 5
litri d'estate, contro i 250-300 litri di cui disponiamo oggi.
L'acquedotto
del Sele-Calore in cifre
fonte:
http://www.aqp.it/home.htm
L'acquedotto
del Sele-Calore anche chiamato "Canale Principale" è il più
grande acquedotto del mondo. La sua lunghezza complessiva, includendo nel
calcolo anche le diramazioni primarie e secondarie, è di oltre 3.000 Km.,
mentre la sua portata arriva a 6 metri cubi al secondo.
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Foto:
Il ponte-canale del
Monte Tondo 480 slm (il ponte
piu’ alto).
Esso
ha inizio presso le sorgenti della Sanità, nel comune di Caposele, in
provincia di Avellino, a quota 421 metri sul livello del mare, e nel tratto
iniziale è in grado di convogliare ben 6.000 litri al secondo. E'
costituito da 99 gallerie (109 Km. in totale) che attraversano gli Appennini
ed il Vulture, da 91 ponti-canale (7 Km. in totale) e da trincee e rilevati
(121 Km. circa). Lungo il suo percorso sono stati realizzati 6 sifoni a
doppia canna per attraversamenti di fiumi e valli; altre opere d'arte sono
gli scarichi totali, i pozzetti di visita, le camere di discesa e le case
cantoniere. Il Canale Principale riunisce in sé tutte le opere idrauliche
che sono contemplate nella tecnica costruttiva acquedottistica.
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Foto:
una delle centinaia
di camere di discesa che si trovano lungo la via dell'acqua.
Lo
speco del canale, generalmente di forma ovoide, varia dalle dimensioni di m.
2,70x2,90 a m. 1,60x1,20. Da esso si dipartono 27 diramazioni che, con una
fitta rete di canalizzazioni, raggiungono gli angoli più remoti della
Puglia e delle altre regioni vicine. Tra le opere più audaci si segnala
l'impianto di sollevamento a servizio di Monte Sant'Angelo.
Il
bacino di sfioro è nell'abitato di Caposele, quasi racchiuso in un'area ad
anfiteatro naturale il cui semiarco è dato dalla grande parete
rocciosa-calcarea che costituisce il fianco orientale del monte Plafagone,
da dove trae origine il fiume Sele. Le acque vengono fuori dai crepacci
della roccia, a rivoli numerosi, e da polle impetuose.
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Foto:
casa Cantoniera in contrada Monte Fellone
Questo
fiume, che da sempre scaturisce incessantemente dal bacino carbonatico
all'interno del monte Cervialto, è una vera e propria montagna d'acqua
alimentata dalle piogge, che filtra a valle attraverso numerose fratture
della soglia di argilla esistente al piede del monte. Sono ben 86 le
scaturigini della sorgente della Madonna della Sanità; ciascuna di esse
viene fatta confluire in una galleria più ampia, disposta ad emiciclo. Ne
risulta un corso tumultuoso: 4685 litri al secondo di acqua di altissima
qualità, con caratteristiche chimiche, fisiche ed organolettiche tali da
poter essere immessa direttamente al consumo. Non tutta l'acqua del Sele
viene però captata per l'acquedotto. Alcune sorgenti secondarie sono
lasciate confluire nell'alveo naturale del fiume allo scopo di garantirne il
ciclo biologico naturale.
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Foto:
i caratteristici cancelli di ingresso della strada del canale
dell'acquedotto sono il segnale che guidano il cicloturista sulla
giusta via.
Oltre che dalla sorgente di Caposele, l'acqua arriva da un'altra importante
sorgente, quella di Cassano Irpino, nella valle del fiume Calore. Queste
acque sono molto simili per bontà a quelle di Caposele; i caratteri
organolettici, batteriologici e chimici sono quasi identici, anche se i due
bacini imbriferi sono distinti ancorchè contigui. Se le acque sono
praticamente le stesse, ben diversa è la meccanica di captazione. A
Caposele l'acqua esce dalla montagna, a Cassano sgorga dal sottosuolo dando
luogo ad una serie di polle che gorgogliano in superficie. A Cassano, la
polla d'acqua che giunge in superficie, viene semplicemente confinata e
quindi convogliata verso le condotte, ed anche questo flusso, valutabile a
oltre mille litri al secondo, finisce direttamente al consumo senza alcun
trattamento, se si esclude la leggera clorazione di legge. A Caposele, dove
si realizza uno dei più importanti nodi idraulici dell'acquedotto pugliese
vi è la confluenza delle acque di Cassano Irpino in quelle del Sele.
TRASPORTO L'Acquedotto
Pugliese è un gigantesco sistema di acquedotti, costruttivamente
indipendenti ma collegati nell'esercizio e organicamente interfunzionali. La
sua caratteristica singolare è data non soltanto dalla grandiosità e dalla
portata delle condotte adduttive, dalla complessità delle infrastrutture
ausiliarie, ma anche dal gran numero di impianti sparsi su una superficie
assai vasta che presenta diversità di condizioni geologiche, altimetriche
ed ambientali. Il complesso di gallerie idrauliche, di grandi condotte, di
tubazioni, di impianti di sollevamento assicurano il trasporto dell'acqua
dai punti di attingimento alle aree di consumo, in quanto le risorse idriche
sono per la maggior parte distanti dai punti di immissione alla
distribuzione. Salti-motore Per definizione, il termine "salto
motore" sta ad indicare la misura, espressa tramite una differenza di
altezze, corrispondente alla variazione energetica del fluido valutata a
monte e a valle di un motore idraulico. I salti-motore e le centrali
idroelettriche fanno parte del patrimonio speciale dell'Acquedotto Pugliese
e sfruttano proprio il "salto" dell'acqua, brusco e violento, che
produce la cosiddetta "energia idraulica", ricavata tramite
speciali impianti opportunamente predisposti. In questo modo, dai salti, si
ottiene anche l'energia sufficiente per fare giungere l'acqua in quegli
abitati dove, per ragioni altimetriche, non potrebbe arrivare in modo
naturale.
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Foto:
una bella diramazione
dal Canale principale vicino a Villa Castelli conduce a Masseria Cuoco il
cui antico corpo di fabbrica risale al XVI secolo.
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La
fauna dell'acquedotto nel tratto della
murgia dei trulli a cura di Giovanni Pace
Con
l’ inizio della primavera fa la sua comparsa “il Re
dell’Acquedotto” il Ramarro (Lacerta viridis) chiamato anche
“u lucertone” che facilmente potrebbe tagliare la strada ai
cicloturisti, per cui si consiglia di rallentare sia per
evitarlo ma anche per per
ammirare la sua bellissima livrea verde.
Foto:
Lacerta viridis in un magico scatto di Giovanni Pace
Altri
rettili facilmente osservabili nel periodo dell’escursione ciclistica
lungo l’Acquedotto sono il
maculato Colubro leopardino (Elaphe
situla), da molti considerato il serpente più bello d’Europa ,e il
biacco (Coluber viridiflavus) detto volgarmente “u scurzone”.
A
proposito del biacco correva l’anno 1998 quando il mio
carissimo amico (Antonio Licciulli) nonché ciclocaporedattore di
Cicloweb, durante una passeggiata ciclistica sull’Aquedotto, osservò un
accoppiamento di biacchi con triplice attorcigliamento amoroso , uno
spettacolo davvero raro.
Nella
masseria Paretano Grande si si possono osservare gli esemplari, oramai rari,
di bovino podalico pugliese, ormai a rischio di estinzione,
che in tempi non troppo remoti(anni 40) popolava le masserie della
murgia avendo una triplice attitudine: lavoro, qualità del suo latte e
della carne e nonche’ la sua spiccata resistenza alle malattie. Purtroppo
la sua competitività in quantità
di latte prodotto ne ha provocato la scomparsa.
Per
finire con gli aspetti naturalistici c’è da segnalare
la presenza di numerose specie di
farfalle e la presenza
onnipresente di rapaci .
Piante
arboree tipiche della macchia mediterranea (biancospino, edera,cisto, timo,
rovo,leccio,roverella ecc…) con passaggi su ponti con vista sul Canale di
Pilo (immenso pianoro tra due conche, coltivato a “mosaico” con vite,
ciliegio e pascolo.
Menzione
particolare merita il "Calapricio" varietà di pero selvatico
particolarmante idonea all'innesto per dare vita alle innumerevoli, dolci e
gustose varietà di pero estivo.
Foto:
In alcuni
tratti del percorso dell’acquedotto è possibile trovare anche delle
piccole e bellissime orchidee selvatiche. Se vi dovesse capitare di vederne
per favore non tiratele via, ammiratele dove sono e hanno resistito perché
nessuno le ha calpestate.
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L'Ashram Bhole Baba
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Quando
la magia dell'acquedotto di fa misticismo
l
Il cicloturista attento che percorre il canale
principale dell'acquedotto in contrada Portarino,
noterà subito un trullo atipico. E infatti non è
un trullo ma un templio a forma di Lingam (il
fallo di Shiva della religiosità Indù) a
segnalare la presenza dell'Ashram di Bhole Baba.
Centro Spirituale
Bhole Baba a 3Km da
Cisternino, in provincia di Brindisi, tra ulivi,
mandorli e trulli, è sorto nel 1979. L'Ashram è un
termine indiano che indica un luogo dove si compie
un'esperienza religiosa e meditativa facendo nel
contempo vita collettiva. Una specie di convento
insomma. A cisternino l'Ashram si richiama a
principi di sincretismo religioso e per questo
in esso si possono trovare
simboli di diverse religioni: alle immagini
di San Francesco, della Madonna, dei SS Medici si alternano le immagini del
Dio Ganesh addobbato con fiori e ghirlande, di Babaji (lo yogi a cui si
ispirano i responsabili di Bhole Baba) e le grandi scritte dei Mantra sui
muri
Nell'Ashram
della valle d'Itria, si respira anche aria di
India: odori, colori, riti e simboli sono
esattamente quelli che si colgono nelle strade di
Benares. Dal
1990 c'è, nell'Ashram, un dhuni perenne, il
Dhyana Yogi Dhuni, dove arde un Fuoco Sacro tenuto
sempre acceso dai discepoli del Maestro Indiano
Babaji. E' una costruzione circolare per la
meditazione, dove all'alba e al tramonto viene
eseguita la puja (cerimonia) , l'offerta al fuoco
e la ripetizione dei mantra.
I
Foto:
i cicloamici posano accanto al Geshe Tarchin in visita all'Ashram di
Bhole Baba. Geshe Gedung Tarchin è un monaco Tibetano che a Roma coordina
un centro religioso dietro espressa delega del Dalai Lama
Per
maggiori informazioni, per seguire i corsi e per
soggiornare nell'Ashram, scrivere a :
Fondazione Bhole Baba - C.da Portarino, 10 - cas.
Post. 138 - 72014 Cisternino (Br) oppure
telefonare a 0804448735
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Foto:
canale
di scolo del Canale Principale scavato nella
roccia in contrada Monte Fellone. Succedeva a
volte negli anni 40 e 50 che il Canale fosse
troppo pieno (erano in pochi ad avere l'acqua in
casa e l'enorme flusso d'acqua risultava eccedere
il fabbisogno. Si decideva allora di scaricare le
acque. Prima di aprire i rubinetti si spargeva la
voce e gente dalle contrade vicine veniva a
guardare a fare provvista d'acqua fresca e a
prendere refigerio. (fonte Pinuccio di Seppunisi)
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Foto:
Otello
e il piccolo Matteo guidano la spedizione che
attraversa un bosco di querce vicino Masseria
Montedoro (Martina Franca)
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Figura sotto:
La piantina del Canale
Principale e della rete d'infittimento
(elaborata da C. Bertacchi, La Puglia, Torino,
1926) fare
click
per ingrandire |
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