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L'acquedotto 

Pugliese potrà divenire una strada verde?

 

E' uno dei sogni/progetto più ambiziosi dei cicloecologisti di Puglia: trasformare l'acquedotto del Sele Calore nella più bella e lunga "Via verde" d'Europa. Lungo le vie erbose che ricoprono le poderose condotte d'acqua, si conservano una natura magnifica fatta di macchia mediterranea e boschi di querce. E ancora integro l'idioma architettonico della Murgia fatto di muretti, terrazzamenti, trulli e Pignon. I cicloamici propongono che la lunga via divenga la dorsale di una rete di strade verdi che valorizzino il territorio agli occhi di turisti attenti e rispettosi.

Una proposta è stata consegnata nel Novenbre 2005 al Prof. Riccardo Petrella, presidente dell'acquedotto pugliese

Dossier 

Puglia

 

Il sogno dei Cicloecologisti di Puglia

Nel territorio della Murgia dei Trulli si snoda l’ultimo tratto del Canale principale dell’acquedotto Pugliese. Attraversando la Murgia in terreni demaniali e per angoli sperduti di terra, questa straordinaria "Via verde" offre al visitatore a piedi e a pedali colori e profumi unici. Questo percorso è fuori dalle guide turistiche, fuori dall’individuazione dei siti d’interesse natura 2000, eppure è di una bellezza autentica in quanto inconsapevole. La gente che abita questi territori lambiti dal Canale Principale, crede di avere un semplice “Luec” (pezzo di terra adibito a frutteto per usi famigliari) e non sa che gli alberi che ci coltiva sono risorse genetiche oramai rare, i massari si sforzano di vivere (o meglio sopravvivere) di allevamento mentre di fatto garantiscono la perfetta conservazione di masserie nel loro stato originario, mantenendo intatte le destinazioni d’uso di ogni ambiente. 

Con i suoi 244Km di lunghezza (3000Km comprese le diramazioni) il “Canale Principale” ovvero l’acquedotto del Sele Calore è il più grande del mondo. Secondo i Cicloamici l’itinerario che il “canale principale” compie nelle regioni di Puglia Basilicata e Campania può divenire una delle più belle “vie verdi” d’Europa

Le Vie verdi, nella visione dei Cicloamici sono quella ragnatela di strade secondarie, tratturi, parchi, riserve, sterrate di campagna, strade di manutenzione di canali e acquedotti, zone pedonali e strade comunali. Le vie verdi si fanno ragnatela quando le sinapsi sono importanti quanto gli stessi percorsi. Non è essenziale che queste strade siano prive di traffico veicolare, l'importante è che il traffico veicolare sia lento e rispettoso di pedoni ciclisti garantendo pienamente la loro sicurezza. Essenziale è che questa ragnatela di percorsi fittamente interconnessi sia dotata di una segnaletica dedicata e indicata mediante cartine in modo che tutti possano fruirne rispettosamente.

Sarebbe necessario davvero un piccolo impegno per creare una segnaletica e costruire una continuità viaria tra i vari tratti per trasformare la via dell’acqua in uno dei più belli e affascinanti percorsi cicloturistici d’Europa. In questo modo si darebbe nuova dignità e prestigio ad una regione che può vantare solo poche decine di chilometri di piste ciclabili per lo più in degrado  e abbandonate 

( si confronti il nostro rapporto sul “percorso della civiltà rupestre: https://www.cicloamici.it/ciclabile_rupestre.htm )

La rete delle strade secondarie di Puglia tutelate, protette e risanate quando coincidenti con discariche a cielo aperto ( si legga il rapporto FIAB Puglia sui rifiuti di Puglia: https://www.cicloamici.it/rifiuti_di_puglia.htm ) può rappresentare una ricchezza e una risorsa per lo sviluppo del turismo sostenibile.

Quanto si dovrà ancora attendere per assistere al risveglio di una classe politica finalmente pronta a recepire queste proposte?

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La Puglia "sitibonda"

la costruzione dell'acquedotto pose fine all'atavico problema della penuria d'acqua che aveva nei secoli condannato la Puglia a miseria ed epidemie

Fonti:

- Filippo Perretta,"La secolare sete delle campagne di Puglia dalle cisterne all'acquedotto Pugliese,  Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2001

- http://www.aqp.it/home.htm 

La Puglia è la più estesa regione del meridione d'Italia, quasi 20.000 km2 di terra allungati tra l'Adriatico e lo Ionio. La natura del suolo e del sottosuolo è tale da non consentire accumuli o riserve d'acqua significative. La pietra dura della Murgia o quella carsica porosa del Salento, non sono in grado di trattenere l'acqua che penetra e si concentra a grande profondità. Fino a pochi decenni fa questa grossa riserva d'acqua sommersa non era disponibile e la popolazione utilizzava l'acqua piovana raccolta nelle cisterne. Ma essendo le città prive di fogne, quest'acqua piovana prima di arrivare alle cisterne, scorreva nelle strade raccogliendo i liquami che vi venivano gettati. Nelle campagne, la popolazione ricorreva alle altrettanto malsane acque di palude. Naturalmente tifo, dissenteria, malaria, colera,  peste e  vaiolo dilagavano passando da malattie epidemiche a endemiche e provocando un alto tasso di mortalità. Ancora nel primo '800 le cronache parlano di epidemie, mortalità infantile impressionante, decessi a decine di migliaia. 

Per il nuovo Stato Italiano un'epidemia scoppiata in Puglia più grave delle altre, aveva fatto diventare la mancanza d'acqua in questa Regione una delle prime grandi emergenze e fece assurgere il problema da locale a nazionale.

A intuire che la soluzione al problema dell'approvvigionamento idrico  era la costruzione di un acquedotto capace del trasporto in Puglia di acque dalle vicine aree montagnose fu l'ingengere Camillo Rosalba.

E infatti nel lontano 1868 il Rosalba propose la derivazione delle acque del Sele (bacino nei pressi di Avellino) per soddisfare i bisogni idrici delle 3 puglie. Il progetto fu ritenuto troppo ardito e fu subito accantonato.

All'inizio del secolo il governo Giolitti impostò la realizzazione di questa magnifica opera che sembrò all'epoca una follia, un'impossibile sfida alla natura da parte di tecnici e politici coraggiosi. Le difficoltà furono enormi, anche la natura non si dimostrò benigna. Furono anni di siccità spaventose.

I lavori vennero finanziati con la legge 245 del 26 giugno 1902, ma fu nel 1906 (esattamente un secolo fa) che venne dato inizio ai lavori.

Quando  finalmente nel 1915 l'acqua arrivò a Bari, che all'epoca aveva appena 108.000 abitanti, dicono le cronache che la folla, raccolta intorno alla fontana di piazza Umberto, fu percorsa da un brivido: uno zampillo sgorgò e salì in alto, così in alto che pareva volesse toccare il cielo perchè Dio la vedesse e fosse ringraziato. 

Ad oltre 60 anni di vita l'acquedotto Pugliese rimane una meraviglia e un esempio italiano da esportare. Un opera pubblica realizzata per gli interessi e in solidarietà ad una comunità "assetata" e costretta all'indigenza da un'atavica careza d'acqua. 

La rivoluzione sociale determinata da quest'opera può essere compresa considerando chel nel 1890 la dotazione idrica giornaliera per persona era stimanta in 15-20 litri, ristretta ad appena 5 litri d'estate, contro i 250-300 litri di cui disponiamo oggi.

 

L'acquedotto del Sele-Calore in cifre

fonte: http://www.aqp.it/home.htm 

L'acquedotto del Sele-Calore anche chiamato "Canale Principale" è il più grande acquedotto del mondo. La sua lunghezza complessiva, includendo nel calcolo anche le diramazioni primarie e secondarie, è di oltre 3.000 Km., mentre la sua portata arriva a 6 metri cubi al secondo. 

Foto: Il ponte-canale del Monte Tondo 480 slm  (il ponte piu’ alto).

Esso ha inizio presso le sorgenti della Sanità, nel comune di Caposele, in provincia di Avellino, a quota 421 metri sul livello del mare, e nel tratto iniziale è in grado di convogliare ben 6.000 litri al secondo. E' costituito da 99 gallerie (109 Km. in totale) che attraversano gli Appennini ed il Vulture, da 91 ponti-canale (7 Km. in totale) e da trincee e rilevati (121 Km. circa). Lungo il suo percorso sono stati realizzati 6 sifoni a doppia canna per attraversamenti di fiumi e valli; altre opere d'arte sono gli scarichi totali, i pozzetti di visita, le camere di discesa e le case cantoniere. Il Canale Principale riunisce in sé tutte le opere idrauliche che sono contemplate nella tecnica costruttiva acquedottistica. 

Foto: una delle centinaia di camere di discesa che si trovano lungo la via dell'acqua.

Lo speco del canale, generalmente di forma ovoide, varia dalle dimensioni di m. 2,70x2,90 a m. 1,60x1,20. Da esso si dipartono 27 diramazioni che, con una fitta rete di canalizzazioni, raggiungono gli angoli più remoti della Puglia e delle altre regioni vicine. Tra le opere più audaci si segnala l'impianto di sollevamento a servizio di Monte Sant'Angelo.

Il bacino di sfioro è nell'abitato di Caposele, quasi racchiuso in un'area ad anfiteatro naturale il cui semiarco è dato dalla grande parete rocciosa-calcarea che costituisce il fianco orientale del monte Plafagone, da dove trae origine il fiume Sele. Le acque vengono fuori dai crepacci della roccia, a rivoli numerosi, e da polle impetuose. 

Foto: casa Cantoniera in contrada Monte Fellone

Questo fiume, che da sempre scaturisce incessantemente dal bacino carbonatico all'interno del monte Cervialto, è una vera e propria montagna d'acqua alimentata dalle piogge, che filtra a valle attraverso numerose fratture della soglia di argilla esistente al piede del monte. Sono ben 86 le scaturigini della sorgente della Madonna della Sanità; ciascuna di esse viene fatta confluire in una galleria più ampia, disposta ad emiciclo. Ne risulta un corso tumultuoso: 4685 litri al secondo di acqua di altissima qualità, con caratteristiche chimiche, fisiche ed organolettiche tali da poter essere immessa direttamente al consumo. Non tutta l'acqua del Sele viene però captata per l'acquedotto. Alcune sorgenti secondarie sono lasciate confluire nell'alveo naturale del fiume allo scopo di garantirne il ciclo biologico naturale.

Foto: i caratteristici cancelli di ingresso della strada del canale dell'acquedotto sono il segnale che guidano il cicloturista sulla giusta via.


Oltre che dalla sorgente di Caposele, l'acqua arriva da un'altra importante sorgente, quella di Cassano Irpino, nella valle del fiume Calore. Queste acque sono molto simili per bontà a quelle di Caposele; i caratteri organolettici, batteriologici e chimici sono quasi identici, anche se i due bacini imbriferi sono distinti ancorchè contigui. Se le acque sono praticamente le stesse, ben diversa è la meccanica di captazione. A Caposele l'acqua esce dalla montagna, a Cassano sgorga dal sottosuolo dando luogo ad una serie di polle che gorgogliano in superficie. A Cassano, la polla d'acqua che giunge in superficie, viene semplicemente confinata e quindi convogliata verso le condotte, ed anche questo flusso, valutabile a oltre mille litri al secondo, finisce direttamente al consumo senza alcun trattamento, se si esclude la leggera clorazione di legge. A Caposele, dove si realizza uno dei più importanti nodi idraulici dell'acquedotto pugliese vi è la confluenza delle acque di Cassano Irpino in quelle del Sele.

TRASPORTO L'Acquedotto Pugliese è un gigantesco sistema di acquedotti, costruttivamente indipendenti ma collegati nell'esercizio e organicamente interfunzionali. La sua caratteristica singolare è data non soltanto dalla grandiosità e dalla portata delle condotte adduttive, dalla complessità delle infrastrutture ausiliarie, ma anche dal gran numero di impianti sparsi su una superficie assai vasta che presenta diversità di condizioni geologiche, altimetriche ed ambientali. Il complesso di gallerie idrauliche, di grandi condotte, di tubazioni, di impianti di sollevamento assicurano il trasporto dell'acqua dai punti di attingimento alle aree di consumo, in quanto le risorse idriche sono per la maggior parte distanti dai punti di immissione alla distribuzione. Salti-motore Per definizione, il termine "salto motore" sta ad indicare la misura, espressa tramite una differenza di altezze, corrispondente alla variazione energetica del fluido valutata a monte e a valle di un motore idraulico. I salti-motore e le centrali idroelettriche fanno parte del patrimonio speciale dell'Acquedotto Pugliese e sfruttano proprio il "salto" dell'acqua, brusco e violento, che produce la cosiddetta "energia idraulica", ricavata tramite speciali impianti opportunamente predisposti. In questo modo, dai salti, si ottiene anche l'energia sufficiente per fare giungere l'acqua in quegli abitati dove, per ragioni altimetriche, non potrebbe arrivare in modo naturale. 

Foto: una bella diramazione dal Canale principale vicino a Villa Castelli conduce a Masseria Cuoco il cui antico corpo di fabbrica risale al XVI secolo.

 

La piantina del Canale Principale e della rete d'infittimento (elaborata da C. Bertacchi, La Puglia, Torino, 1926) fare click per ingrandire

Le Vie Verdi dell'Acquedotto del sele calore.  Questo è il documento presentato ai dirigenti dell'acquedotto dal link è possibile scaricare il documento elaborato da FIAB Puglia

Contenuti del Dossier acquedotto

La Puglia sitibonda

L'acquedotto in cifre

La fauna intorno all'acquedotto nella Murgia

La flora

L'Ashram di Bhole Baba

I reportage dei cicloamici

 

Cicloreportage sull'acquedotto

i servizi fotogiornalistici dei Cicloamici dedicati all'acquedotto e ai suoi luoghi nella Murgia dei Trulli:

Da contrada Galante fino a Locorotondo nel periodi di vendemmia:

https://www.cicloamici.it/intreccio_uomo_vite.htm ,

Acquedotto e misticismo orientale, la visita all'Ashram Bhole Baba ceh in incontra percorrendo l'acquedotto in contrada Portarino vicino Cisternino

https://www.cicloamici.it/ciclisti_del_dharma.htm

I Cicloamici nel gemellaggio con Aruotalibera Pordenone compiono una memorabile traversata dell'acquedotto da Alberobello a contrada Galante (Martina Franca)

https://www.cicloamici.it/aruotaliberapn_cicloamici.htm 

Descrizione del percorso sul Canale principale tra Putignano, Castellana e Alberobello e relative fotografie

https://www.cicloamici.it/juanpeace.htm

https://www.cicloamici.it/murgiafoto.htm 

Fonti e informazioni sul sito dell’ Ente Autonomo dell’acquedotto Pugliese : 

http://www.aqp.it

 

La fauna dell'acquedotto nel tratto della murgia dei trulli a cura di Giovanni Pace

Con  l’ inizio della primavera fa la sua comparsa “il Re dell’Acquedotto” il Ramarro (Lacerta viridis) chiamato anche “u lucertone” che facilmente potrebbe tagliare la strada ai cicloturisti, per cui si consiglia di rallentare sia per  evitarlo ma anche per  per ammirare la sua bellissima livrea verde.

 

Foto: Lacerta viridis in un magico scatto di Giovanni Pace

Altri rettili facilmente osservabili nel periodo dell’escursione ciclistica lungo l’Acquedotto sono  il maculato  Colubro leopardino (Elaphe situla), da molti considerato il serpente più bello d’Europa ,e il biacco (Coluber viridiflavus) detto volgarmente “u scurzone”.

A proposito del biacco correva l’anno 1998 quando il mio  carissimo amico (Antonio Licciulli) nonché ciclocaporedattore di Cicloweb, durante una passeggiata ciclistica sull’Aquedotto, osservò un accoppiamento di biacchi con triplice attorcigliamento amoroso , uno spettacolo davvero raro.

Nella masseria Paretano Grande si si possono osservare gli esemplari, oramai rari, di bovino podalico pugliese, ormai a rischio di estinzione,  che in tempi non troppo remoti(anni 40) popolava le masserie della murgia avendo una triplice attitudine: lavoro, qualità del suo latte e della carne e nonche’ la sua spiccata resistenza alle malattie. Purtroppo la sua competitività in  quantità di latte prodotto ne ha provocato la scomparsa.

Per finire con gli aspetti naturalistici c’è da segnalare  la presenza di numerose specie di  farfalle  e la presenza onnipresente di rapaci .

 

La flora dell'acquedotto

Piante arboree tipiche della macchia mediterranea (biancospino, edera,cisto, timo, rovo,leccio,roverella ecc…) con passaggi su ponti con vista sul Canale di Pilo (immenso pianoro tra due conche, coltivato a “mosaico” con vite, ciliegio e pascolo.

Menzione particolare merita il "Calapricio" varietà di pero selvatico particolarmante idonea all'innesto per dare vita alle innumerevoli, dolci e gustose varietà di pero estivo.

Foto: In alcuni tratti del percorso dell’acquedotto è possibile trovare anche delle piccole e bellissime orchidee selvatiche. Se vi dovesse capitare di vederne per favore non tiratele via, ammiratele dove sono e hanno resistito perché nessuno le ha calpestate.

 

 

 

 

  L'Ashram Bhole Baba

Quando la magia dell'acquedotto di fa misticismo

l Il cicloturista attento che percorre il canale principale dell'acquedotto in contrada Portarino, noterà subito un trullo atipico. E infatti non è un trullo ma un templio a forma di Lingam (il fallo di Shiva della religiosità Indù) a segnalare la presenza dell'Ashram di Bhole Baba. 

Centro Spirituale  Bhole Baba a 3Km da Cisternino, in provincia di Brindisi, tra ulivi, mandorli e trulli, è sorto nel 1979. L'Ashram è un termine indiano che indica un luogo dove si compie un'esperienza religiosa e meditativa facendo nel contempo vita collettiva. Una specie di convento insomma. A cisternino l'Ashram si richiama a principi di sincretismo religioso e per questo in esso si possono trovare simboli di diverse religioni: alle immagini di San Francesco, della Madonna, dei SS Medici si alternano le immagini del Dio Ganesh addobbato con fiori e ghirlande, di Babaji (lo yogi a cui si ispirano i responsabili di Bhole Baba) e le grandi scritte dei Mantra sui muri

Nell'Ashram della valle d'Itria, si respira anche aria di India: odori, colori, riti e simboli sono esattamente quelli che si colgono nelle strade di Benares. Dal 1990 c'è, nell'Ashram, un dhuni perenne, il Dhyana Yogi Dhuni, dove arde un Fuoco Sacro tenuto sempre acceso dai discepoli del Maestro Indiano Babaji. E' una costruzione circolare per la meditazione, dove all'alba e al tramonto viene eseguita la puja (cerimonia) , l'offerta al fuoco e la ripetizione dei mantra.

 

I

Foto: i cicloamici posano accanto al Geshe Tarchin in visita all'Ashram di Bhole Baba. Geshe Gedung Tarchin è un monaco Tibetano che a Roma coordina un centro religioso dietro espressa delega del Dalai Lama

 

Per maggiori informazioni, per seguire i corsi e per soggiornare nell'Ashram, scrivere a : Fondazione Bhole Baba - C.da Portarino, 10 - cas. Post. 138 - 72014 Cisternino (Br) oppure telefonare a 0804448735

Foto: canale di scolo del Canale Principale scavato nella roccia in contrada Monte Fellone. Succedeva a volte negli anni 40 e 50 che il Canale fosse troppo pieno (erano in pochi ad avere l'acqua in casa e l'enorme flusso d'acqua risultava eccedere il fabbisogno. Si decideva allora di scaricare le acque. Prima di aprire i rubinetti si spargeva la voce e gente dalle contrade vicine veniva a guardare a fare provvista d'acqua fresca  e a prendere refigerio. (fonte Pinuccio di Seppunisi)

Foto: Otello e il piccolo Matteo guidano la spedizione che attraversa un bosco di querce vicino Masseria Montedoro (Martina Franca)

Figura sotto: La piantina del Canale Principale e della rete d'infittimento (elaborata da C. Bertacchi, La Puglia, Torino, 1926) fare click per ingrandire