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La Focara ricerca etnografica di Paola Bruno Ogni anno a Novoli si svolge nei giorni 16-17-18 gennaio,in onore di Sant’Antonio Abate,patrono del paese, la “festa del fuoco”, un avvenimento che richiama, per la sua singolarità, migliaia di visitatori e pellegrini da ogni parte della provincia. Non si sa con esattezza a quando risale la venerazione dei Novolesi per il “santo del fuoco”,ma è da ritenere molto antica, probabilmente risale all’epoca bizantina. Questa considerazione nasce dal fatto che la devozione a S.Antonio Abate è,appunto ,tipicamente bizantina, come bizantine sono anche quelle per San Nicola, San Biagio, Santo Stefano e Sant’Andrea, santi ai quali i Novolesi hanno dedicato delle chiese. Ufficialmente Sant’Antonio Abate diviene protettore di Novoli nel 1664(vescovo dell’epoca mons.Luigi Pappacoda). Sant’Antonio è anche detto Santo del”porcello” ,o più esattamente degli animali, perché la cultura popolare gli ha attribuito la facoltà di proteggere tutti gli animali da cortile e da stalla. Nell’iconografia più diffusa,questo Santo è infatti rappresentato con un maiale accanto ed in mano un lungo bastone in cima al quale vi è un campanello, nell’altra ha un libro su cui è dipinto il fuoco. Sant’Antonio prima di essere anacoreta e darsi alla vita contemplativa, secondo la leggenda fu un porcaro(guardiano di porci), credenza che certamente deriva dal vedere dipinto un maiale in quadri del Santo e che spiegherebbe anche il bastone con relativo campanello,adatto a richiamare gli animali. La denominazione di “Sant’Antonio te lu fuecu” scaturisce da una leggenda cattolica secondo la quale Sant’Antonio discese nell’inferno per rubarvi il fuoco e darlo agli uomini,per far ritorno in seguito nel deserto per meditare. Leggenda quindi che ricalca il mito pagano di Prometeo, che per aver indotto presso gli uomini l’uso del fuoco, riservato agli dei, fu costretto a pagare la sua colpa eternamente incatenato e torturato da un rapace avvoltoio. Nel medioevo con il nome di “fuoco di Sant’Antonio” si denominava una malattia virale(Herpes zoster).Tale malattia” per la sensazione d’insopportabile ardore che induce, è mandato dal Santo come punizione a chi l’offenda o non lo onori a dovere, ma è solo per sua intercessione che è possibile guarirne”. E così a Novoli si costruisce una focara in onore del Santo, e la sua accensione è il momento culminante della festa(avviene la sera della vigilia,il 16 gennaio). Il via alla sua costruzione viene dato alle prime luci dell’alba del 7 gennaio e viene ultimata a mezzogiorno della vigilia. La focara è formata da fascine di tralci di vite(“sarmente”),recuperati dalla rimonda dei vigneti di cui Novoli è circondata. Per il falò del 1998 sono occorse dalle 80.000 alle 90.000 fascine per innalzarla ed ogni fascio è composto da 150(200) tralci legati nella maniera tradizionale con il filo di ferro. Le”sarmente” vengono sovrapposte l’una all’altra con maestria, fino a raggiungere un’altezza conica di 20-25 metri, e con un diametro che supera i 20 metri. La raccolta della legna secca inizia il 17 dicembre, cioè un mese prima della festa. Un tempo le fascine erano donate dai fedeli novolesi, si accantonavano le”leune”donate avanti alla porta di casa ed un traino le caricava e le trasportava nel luogo dove la focara si costruiva. Un tempo le fascine avevano un valore in quanto venivano utilizzate per cucinare o riscaldare le case;oggi chiaramente è tutto diverso.Ma anche oggi la fascine hanno un prezzo, in quanto invece di essere bruciate nella campagne, devono essere raccolti i tralci, poi devono essere”impacchettati” e trasportati. Quest’anno la focaia verrà accesa con la Fiaccola Olimpica di Torino 2006 portata a Novoli dal tedoforo novolese Sig. Giovanni Riccardi.
Madonna dell'Alto sintetiche note storiche a cura del ciclocaporedattore La chiesa di Madonna dell'alto si erge in posizione elevata sulle propaggini Nord della Murgia Salentina tra Cellino San Marco e Campi Salentina. La sua è una storia di rifacimenti e distruzioni: il più recente restauro data 1971, dopo quel restauro la chiesa è stata nuovamente lasciata in rovina. La sua presenza testimonia un florido periodo storico in cui il territorio Nord Salentino era cosparso di Ville Romane e casali medioevali sviluppatisi da queste. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, potrebbe essere la chiesa di un Castrum, ossia di un presidio fortificato longobardo o bizantino collocato sul "Limitone dei Greci" antica strada, forse anche messapica, utilizzata in periodo tardo antico e poi in epoca medioevale per collegare Oria a Otranto. Si identificano due fasi costruttive: una del VI secolo in cui la chiesa, più ampia delle dimensioni attuali aveva un impianto cruciforme (Gioia Bertelli in "Puglia Preromanica",Jaca Boook 2004). A questa fase appartengono le due colonne murate nella parte prossima alla zona absidale. La seconda fase costruttiva è tardoromanica e si pensa sopravvenuta alla distruzione del casale ad opera di Guglielmo il malo (1156) (Arditi 1879) o dei saraceni (924). Questa fase comportò un restringimento dell'edificio (che occupa solo la navata principale della costruzione precedente). A quest'ultimo periodo risalgono le tre coppie di arcate a sesto acuto. Queste arcate sono contrassegnate dall'impiego alternato di tufi e carparo con l'effetto di ottenere un effetto decorativo simile alla chiesa di Maria di Cerrate.
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Il prospetto di Madonna dell'Alto risalente al rifacimento tardoromanico Le arcate a sesto acuto di periodo tardoromanico I cicloamici hanno indivduato un incantevole sentiero per scendere giù dalle propagini della Murgia salentina tra Cellino e Squinzano Un contadino ci offre le cicorie che mangeremo durante la pausa pranzo Arrivo a Novoli davanti alla Focara Posa di gruppo davanti ala focara |