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Ghostcycle a Brindisi

 

 
     
     

 

 Ghost cycle a Brindisi

In via Provinciale per San Vito per diversi giorni una bianca bici indicava il luogo dove è stato travolto e ucciso un ciclista.

L'iniziativa ha inteso rendere consapevoli dei problemi della sicurezza stradale sulle strade di Brindisi.

La strada su cui è avvenuto l'incidente mortale è spesso percorsa con grande rischio da pedoni e ciclisti in quanto serve a collegare il rione Casale al centro.

Su questa strada le automobili si lanciano ad alta velocità .

Per evitare nuovi lutti è importante intraprendere iniziative di moderazione del traffico su via Porovinciale per San Vito.

I cicloamici propongono che venga istituita una zona 30, siano collocati dossi rallentatori e realizzati incroci rialzati nei punti di attraversamento dei pedoni.

 

 I vigili concedono di ricollocare la ghostcycle

Dietro la richiesta dei cicloamici curata da Anna Intini la ghostcycle è tornata sul luogo dell'incidente.

21/11/2006

Al Signor Sindaco Brindisi

E p.c. Ai mezzi di stampa

Ai cittadini di Brindisi

 

Oggetto: Bicicletta bianca di via Provinciale per San Vito e sicurezza stradale

La bicicletta bianca è tornata in Via Provinciale San Vito, per ricordare che in quel luogo un ciclista è stato vittima di un incidente. L’associazione Cicloamici ringrazia per questo i vigili urbani e il loro comandante che hanno compreso perfettamente il messaggio, permettendo di ricollocare la bici alla vista della città. La bici è solo stata spostata di pochi metri più vicina al ponticello per non distogliere l’attenzione dei guidatori. Ora è lì con il suo cartello con la scritta rossa che dice che in quel punto è stato investito un ciclista, che poi è un invito alla prudenza. Non è un cartello stradale che obbliga a non superare i 30 km orari, è un appello alle coscienze dei conduttori di autoveicoli. Certo meglio sarebbe rendere la strada Zona 30 e prima della curva si collocare un dosso rallentatore. Proprio nel giorno in cui abbiamo rimesso la bici al suo posto mentre attraversavo la strada dal ponticello alla sede dei vigili urbani con la bici in mano , una signora che guidava mi ha gridato:”signo’ attenta che qui è pericoloso”. Come se non lo sapessi! Allora se lo sappiamo facciamo qualcosa. Vogliamo ricordare che la Comunità Europea impone agli stati membri di dimezzare il numero di vittime e incidenti entro il 2010. Gli interventi di moderazione del traffico non sono un inutile spreco di risorse pubbliche, è tutta salute, direbbero i nostri nonni. Una politica che crei le condizioni per invogliare bambini/e e adulti/e a muoversi a piedi o in bicicletta, nel tempo libero o negli spostamenti urbani, porta salute perché migliora la qualità della vita di tutti e di tutte e la mobilità sostenibile e lenta è una delle risposte più serie all’insostenibile mobilità di questa nostra vita. Intanto la bicicletta bianca, messa nel punto in cui il viaggio di Andreas si è interrotto per sempre, fa la sua parte, invitandoci a cambiare il nostro modo di guidare.

 

 

 Lettera al sindaco di Brindisi

Dopo alcune settimane i vigili hanno rimosso la bicicletta bianca dal luogo dove è stata incatenata. I cicloamici hanno scritto al sindaco chiedendo che la bicicletta possa tornare al suo posto.

 

Al Signor Sindaco Brindisi

E p.c. Ai mezzi di stampa

Ai cittadini di Brindisi

Oggetto: Bicicletta bianca di via Provinciale per San Vito e sicurezza stradale

 

Egregio Sindaco,

per qualche giorno, in via Provinciale San Vito, nel punto in cui il 13 settembre un ciclista è morto travolto da un’auto, è rimasta depositata una bicicletta tutta bianca, prepotentemente bianca, la cui funzione era ben descritta da un cartello in lingua inglese che in parte la copriva, “a cyclist was struck here ghostcycle.org”(un ciclista è stato abbattuto qui). Un articolo del Quotidiano usciva con il titolo: L’”Opera” in Via Provinciale San Vito, e nella sua descrizione dimostrava una grande sensibilità nel cogliere il significato più profondo di quella installazione. Sembra un descanso, ha detto una di noi quando l’ha vista. I descansos sono in quei punti in cui il viaggio si è interrotto, cambiando la vita di una persona, e di altre, per sempre. Solo che in questo caso invece di una croce c’era una bici bianca. Può capitare che chi fa un viaggio in America ne trovi più di qualcuna. Un nostro amico di ritorno dall’America ce ne ha mostrata una, in foto, bellissima, tutta bianca e ornata di fiori. Ogni giorno attraverso, quasi sempre in bici, via Provinciale San Vito, e ogni giorno la guardavo e sorridevo, stabilendo, con quel sorriso, una complicità con la bici, come una premessa e promessa di cambiamento, come un monito a non essere intanto io spericolata, a cavallo della mia bici, e poi…. Stamattina, la bianca bicicletta non c’era più. Noi, signor Sindaco, desideriamo che quella bici bianca ritorni dov’era rappresentando una installazione artistica pregna di significato, desideriamo che diventi un simbolo per costruire una convivenza civile tra i diversi utenti della strada. Ma non siamo così ingenui da credere di poter affidare alla bicicletta fantasma la soluzione del problema della sicurezza sulle strade, sarebbe come assegnarle proprietà taumaturgiche, cose da altro mondo, insomma. Incidenti di questo genere sono dovuti alla velocità e all’umana imprudenza degli automobilisti e per evitare nuovi lutti è importante intraprendere azioni a favore della mobilità sostenibile e lenta. Abbiamo in tal senso delle proposte molto semplici da realizzare. Incominciamo con Via Provinciale San Vito (non sono pochi i/le ciclisti/e che si incrociano lungo questo percorso): facciamola diventare una zona 30, collocando dossi rallentatori e realizzando incroci rialzati nei punti di attraversamento dei pedoni. La Comunità Europea si pone l’obiettivo di ridurre di almeno del 50% i decessi nel 2010 e di promuovere azioni per l'applicazione della Carta Europea della Sicurezza Stradale che costituisce un passo molto importante ai fini della convivenza civile. Le leggi ci sono. L'art. 18 della legge 7 Dicembre 1999, n. 472 su “Interventi nel settore dei trasporti”, destina non meno del 10% dei soldi delle multe ad interventi per la sicurezza stradale specificatamente di pedoni, ciclisti, bambini, disabili. La legge n. 366/98 sulla mobilità ciclistica obbliga comuni e province a costruire piste ciclabili adiacenti a nuove strade. Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale prevede interventi di moderazione del traffico. Ma applichiamole queste leggi, senza aspettare altre morti. Intanto la bicicletta fantasma potrebbe ritornare lì come fosse un descanso. Grazie per l’attenzione Anna Chiara Intini

 

 Ghost cycle il sito

http://www.ghostcycle.org/

The intent of the Ghostcycle project is to raise awareness for everyone regarding bicyclists on the streets of Seattle. Our city is one of the most bike-friendly cities in North America, but things can always improve. We began to use this website to collect data from cyclists in the Seattle-area who have been involved in an accident while bicycling. As the information began pouring in, patterns arose and we were able to identify and isolate trouble spots all over Seattle. On August 1, “ghostcycles” were placed in each of those trouble locations to make people start asking questions and direct them to our website where all of the information we collected is readily available. We, the Ghostcycle team, are all familiar with bad roads, poor traffic conditions, and dangerous intersections. We have to contend with them every day, but this project isn’t about just our one group of cyclists. It’s about all cyclists in Seattle, and they are speaking for us through the reports they submitted. It’s their information, experiences, and (unfortunately) their accidents that reveal the areas in need of improvement in Seattle. This project would not have been possible without their help, and we thank them all. Please explore the site and read their stories. Ultimately we hope that through information and education people will have a better understanding of the changes necessary to make our streets safer for everyone.

  

 La sicurezza stradale 

I cicloamici considerano una battaglia di civiltà quella per gli interventi in favore della sicurezza stradale.

Ogni anno in Italia si contano 7.000 morti, 300.000 feriti di cui il 75% in ambito urbano. L’Italia si trova al secondo posto della pericolosità stradale in Europa ed è al primo posto in quanto incidenti mortali che coinvolgono ciclisti. Il numero di morti sulle strade è sette volte maggiore di tutte le morti sul lavoro e la prima causa di morte dei giovani fino a 34 anni. L'onere sociale stimato ammonta ad oltre 34 miliardi di euro l'anno (l'equivalente di tre medie leggi finanziarie tutti gli anni), pari a 600 euro/anno per ogni italiano (se si aggiungessero i costi sociali indotti dell’inquinamento atmosferico, rumore e gas serra il costo complessivo annuo del traffico automobilistico a carico della collettività ammonterebbe a 95 miliardi di euro. Così rilevante è il problema della sicurezza stradale che la Comunità Europea ne ha fatto oggetto di raccomandazioni, imponendo agli Stati membri di dimezzare il numero di vittime e incidenti entro il 2010.

Eppure c’è chi ritiene che gli interventi di moderazione del traffico siano un “inutile spreco di risorse pubbliche”