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I cicloamici nella Grecìa Salentina Un indimenticabile esperienza in giro per le strade remote della Grecia salentina, correndo paralleli ai treni della Sud Est, a tu per tu con Dolmen pagghiare e Menhir cronaca di Paola Bruno, foto didascalie e documenti del ciclocaporedattore |
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In occasione della 14°giornata Fai di primavera, i cicloamici si volgono al profondo Salento della Grecia. Ed eccoli di nuovo in giro per comprendere e percorrere i luoghi che furono dei Messapi, Greci, Romani e bizantini. Questa volta alla ricerca di menhir. L’appuntamento era alle ore 9,30 nella suggestiva piazza del Duomo di Lecce. L’itinerario, abbastanza impegnativo, prevedeva come meta finale Melpignano, o meglio la visita nel giardino del Palazzo Baronale della cittadina, situata ad una distanza di circa 30 Km dal capoluogo(Lecce). E questa volta, nella nostra “passeggiata” su due ruote, siamo stati in compagnia di vari amici di Lecce non inscritti(almeno per ora) alla nostra associazione e soprattutto con gli amici dell'associazione Specimen. Chiaramente non abbiamo percorso la trafficata superstrada Lecce-Maglie, ma abbiamo conquistato sentieri sperduti immersi in un paesaggio disseminato d’alberi d’ulivo, di fichi e di vigneti che sì perdono a vista d'occhio. Il segreto che sveliamo ai cicloamici di Lecce per intraprendere tranquille escursioni al riparo dei traffico veicolare è quello di cercare l'imbocco della "vecchia San Donato" nei pressi del passaggio a livello della Sud Est. Ed anche qui abbiamo constatato che l'agricoltura è il motore trainante dell'economia locale. E’ stato inevitabile attraversare dei centri urbani, e precisamente: San Donato e la sua piccola frazione di Galugnano, Sternatia, Castrignano e finalmente siamo arrivati a Melpignano. Lungo il percorso ci siamo imbattuti in numerose chiesette rupestri e Menhir. Menhir, parola di derivazione bretone, indica una grossa pietra di lunghezza eccezionale infissa direttamente nel terreno ed orientata in un modo ben preciso. i Menhir Poche certezze e molti dubbi su questo megalite.Probabilmente la teoria più attendibile vede questo monumento consacrato al culto del Sole. I Menhir sono monumenti preistorici, molto diffusi in Europa ma presenti anche in Africa settentrionale e in Medio Oriente, risalente dal terzo millennio a.C. alla prima età del bronzo. Il menhir, come ho già detto, è costituito da un'unica pietra, più o meno lavorata, conficcata verticalmente nel terreno. Eretti a fini di culto, funerari o celebrativi, hanno una forma cilindrica o tendente al parallelepipedo e un'altezza variabile tra uno e dieci metri (ma in Francia ne esiste uno alto più di 20 metri). Si rinvengono soprattutto isolati, ma anche allineati o disposti a cerchio come a Stonehenge. In Italia sono presenti soprattutto nel Salento (pietrefitte), in Sardegna (betili), in Lunigiana e intorno a Merano Melpignano è piccolo paese, ma le sue origini si fanno risalire al II secolo a.C.; la presenza dell'uomo nella zona risale ad epoche ancora più remote, ciò è avvalorato dalla presenza di diversi Menhir che risalgono all'età del bronzo.
Foto Alberto Signore, presidente dell'associazione amici del Menhir. Anch'egli reso celebre dall'ormai celebre film Italian Sud Est. Lo trovate al numero di cellulare 3485175369. Un autentico tour culturale del salento non può prescindere da una visita ai Dolme e Menhir con Alberto, massima autorità della Puglia preistorica
Melpignano Probabilmente la nascita del paese fu dovuta al Centurione romano Melpinio, dal quale ne deriva anche il nome, che avendo avuto quel terreno in dono per atti eroici in guerra vi si stabilì formando un nuovo villaggio. Dopo la caduta dell'impero romano fu colonia greca a partire dal X secolo, e ne conservò gli usi e i costumi fino al XVI secolo. Infatti, insieme a Calimera, Sternatia, Zollino, Martano, Castrignano dei Greci, Corigliano d'Otranto, Carpignano Salentino, Soleto e Martignano, formano la "Grecia Salentina". In questi paesi, soprattutto negli anziani, c'è ancora qualcuno che parla un dialetto che si rifà al greco antico, il così detto "griko". Dopo i Greci furono i Normanni a possedere il paese e nel 1190 Tancredi di Altavilla lo donò a Giampiero Lettere che divenne il primo feudatario di Melpignano. Nel 1396 fu annesso alla contea di Castro sotto il feudo di Raimondo Orsini del Balzo, da questi passò a diversi proprietari, finchè nel 1757 passò ai Baroni De Luca. Il monumento più importante che Melpignano può vantare è l'ex Convento degli Agostiniani, risalente al XV secolo che ha nel suo interno uno splendido chiostro. La Taranta e il festival Sul prato antistante la chiesa si tiene dal 1998 il festival della Taranta La Notte della Taranta è il più grande festival musicale dedicato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali che vanno dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica. La "pizzica" è la musica che scandiva l'antico rituale di cura dal morso immaginario della tarantola, il pericoloso ragno velenoso. La tradizione vuole che per liberare la vittima, di solito una donna, si suonassero incessantemente i tamburelli a ritmo vorticoso finché non veniva sciolta dall'incantesimo. Al suono dei tamburelli si accompagnava un ballo ossessivo e ripetitivo, che contribuiva ad esaurire il veleno. Altre varianti della pizzica tarantata sono il ballo del corteggiamento tra uomo e donna e la "danza dei coltelli" anche detta "pizzica a scherma". E dopo qualche breve cenno storico torniamo alla cronaca della giornata. La sosta a Melpignano è stata molto piacevole per l’atmosfera festosa avvalorata da un’esibizione di sbandieratori in costumi d’epoca, ed uno spettacolo di falconeria. E mentre i visitatori aumentavano e la festa si faceva più viva, noi abbiamo dovuto intraprendere la via del ritorno. Abbiamo ripercorso gli stessi sentieri dell’andata, e quando la stanchezza stava prendendo il sopravvento abbiamo visto spuntare all’orizzonte il campanile del Duomo di Lecce. Eravamo ormai vicini alla città. Ancora una volta abbiamo terminato il nostro percorso,forse un po’ stanchi, ma soddisfatti per il movimento effettuato, e sicuramente più ricchi per aver visto e goduto di angoli del nostro stupefacente Salento. Anche questa domenica abbiamo aggiunto un piccolo,ma importante, tassello di conoscenza del nostro territorio.
Foto: le Pagghiare, costruzioni a secco. caratterizzano il paesaggio salentino in una miriade di varianti e forme. Erano costruzioni rurali tirate su dai contadini per svolgere ad una miriade di scopi: riporre attrezzi, e prodotti, riparare le bestie e le persone. Le pagghiare erano anche unefficace mezzo di accantonamento delle migliaia di pietre affioranti, contro le quali, quotidianamente il contadino era in lotta |
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