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  Finestra sul mondo

 

How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
Yes, 'n' how many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, 'n' how many times must the cannon balls fly
Before they're forever banned?
The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.

                                                    Bob Dylan

 

 a cura di Tonia

 
 

LIBERA

Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

COORDINAMENTO DI BRINDISI

 CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIE

2-7 maggio 2003

Camminare insieme per costruire giustizia 

Appalti, beni confiscati, caporalato, circolazione illecita di capitali, collaboratori di giustizia, corruzione, doping, droga, ecomafia, educazione alla legalità, globalizzazione e criminalità, informazione, lavoro nero, mafia e politica, prostituzione, racket e usura, vittime.

Se vuoi un anno di prosperità fai crescere il grano,

se vuoi dieci anni di prosperità fai crescere gli alberi,

se vuoi cento anni di prosperità fai crescere le persone.

 A due anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio era necessario mantenere alta la tensione antimafia, dopo la fortissima ondata di indignazione che seguì i due eventi tragici. “Andiamo noi incontro alle persone”, propose Rita Borsellino.

Partiva così nel 1994 la prima Carovana Antimafie, promossa dall’Arci Sicilia. Cominciava un viaggio tra i cittadini, a partire proprio dagli insediamenti storici delle cosche: da Corleone a San Giuseppe Jato, da Gela a Niscemi.

Nel 2002 la Carovana Antimafie è diventata nazionale, interessando anche la Puglia. Oggi essa assume un significato particolare, in un momento in cui si tenta in tutti i modi di considerare superati i problemi concernenti la mafia e la corruzione.

Purtroppo, è ancora necessario tenere gli occhi aperti, impegnandosi per la legalità e per l’affermazione della cultura della legalità, strumento per garantire il patto di convivenza civile e la tutela delle fasce deboli.

Le parole di don Luigi Ciotti – fondatore e presidente di “Libera” - sulla Carovana Antimafie: “Secondo gli esperti del linguaggio, carovana è parola che deriva dal vocabolario persiano (karawan) per indicare un gruppo di persone che attraversano insieme, con carri e bestie da soma, luoghi deserti o pericolosi. Un termine che esprime non solo l’idea di un viaggio, ma anche quella del camminare insieme là dove – tra deserto e luoghi pericolosi - può essere poco prudente avventurarsi da soli. Un’immagine che esprime molto bene il senso della Carovana Nazionale Antimafie che anche quest’anno porta come titolo In viaggio per la legalità e la giustizia sociale. Un itinerario che ha come meta non solo contrastare mafia, poteri criminali e attività illegali, ma anche contribuire e garantire chi è schiacciato dalle tante ingiustizie e sopraffazioni che tutti conosciamo”.

La Carovana Antimafie attraversa la provincia di Brindisi per ribadire quell’impegno e per confrontarsi con quell’indifferenza ed abitudine che portano a pensare che si possa convivere con l’illegalità. Per contrastare mafia, poteri criminali ed attività illegali, senza mai dimenticare che anche nella nostra quotidianità è possibile vivere atteggiamenti e stili di vita vicini all’illegalità in nome della furbizia o dell’usare la legge solo per sé.

I valori e la cultura della legalità camminano con i cittadini, si trasmettono con le azioni positive di libertà e di giustizia. Non è vero che la criminalità organizzata è una faccenda che riguarda un’“altrove”. L’altrove può essere anche qui, anche il nostro quartiere, il nostro luogo di lavoro, la nostra stessa casa.

Da cittadini responsabili bisogna reagire, ma è altrettanto importante prevenire. Ecco perché tutta la società può e deve sentirsi impegnata in questa lotta di libertà.

Ed è questo il motivo per cui tutte le associazioni, i sindacati, le organizzazioni, le scuole, le amministrazioni, le diocesi e le parrocchie sono invitate a testimoniare il proprio impegno durante le giornate della Carovana Antimafie nella nostra provincia.

Un impegno che può rafforzare la stessa democrazia, poiché la partecipazione è l’essenza della polis, di quella comunità aperta, giusta e libera che tutti desideriamo.

Attenti a quanto si consuma attorno a noi, invitiamo a costruire società civile, attraverso l’animazione territoriale, l’informazione, la sensibilizzazione, la promozione sociale.

Senza paura e senza pregiudizi, camminare insieme per inseguire pace, legalità e giustizia.

 

Brindisi, lì 25 aprile 2003

Il coordinatore Provinciale, Carlo Altavilla

PS – per qualsiasi informazione sulle iniziative e modalità di partecipazione, si prega di rivolgersi a CARLO ALTAVILLA, tel. 329 8877824 – e-mail: carloaltavilla@libero.it

Dal 2 al 6 maggio la Carovana Antimafia è con varie iniziative a Brindisi; il 6 maggio per tutta la giornata ci sono varie iniziative a Mesagne; il 7 maggio la Carovana è a Francavilla Fontana e a Cellino San Marco.

Per avere il programma completo è anche possibile rivolgersi all'Associazione Runi Runi (Bottega del Mondo, piazza Porta Grande) a Mesagne piazza 4 novembre n. 2

 

UNA PETIZIONE PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DEI DISSIDENTI CUBANI

L'Associazione Articolo 21 liberi di ha lanciato una appello (è possibile sottoscriverlo on line all'indirizzo www.articolo21liberidi.org) per la liberazione immediata dei dissidenti cubani.  Si tratta di una lettera che invieremo, insieme alle vostre firme cartacee e elettroniche (nome, cognome ed indirizzo) all'Ambasciatore cubano in Italia. Vi chiediamo di sottoscrivere questo appello e di farlo sottoscrivere a più persone possibili.

3.000 le firme raccolte nelle prime 24 ore che accompagna una lettera-appello  all'Ambasciatore in Italia. Nella lettera, Articolo 21 scrive: "Siamo cittadine e cittadini che hanno sempre avversato la politica dell'embargo contro Cuba. Per queste ragioni, Le manifestiamo la nostra più assoluta indignazione per le recenti condanne a morte e per le mostruose pene inflitte a centinaia di dissidenti".
 
"E' ora e tempo - è la conclusione - che, anche a Cuba sia consentita la più ampia libertà di opinioni e la più ampia diffusione dei giornali, dei libri e delle idee".

Un sondaggio via internet sulla negazione della libertà d'informazione boccia con pochi appelli Castro. Il 32% di chi ha risposto pensa che "quello di Fidel Castro è un regime"; il 16% distingue tra rivoluzione cubana e Castro; il 23,7% non concede "nessuna scusante". Ha "ragione" per il 5,8%, è un "compagno che sbaglia" per l'8,5%. Poco meno di 14 persone su 100 (13,8) danno la colpa all'embargo americano.

 

CAMPAGNA "QUESTO MONDO NON È IN VENDITA!"

"Anche in Italia, come in molti altri paesi europei ed extra-europei, è nata ufficialmente, il 30 gennaio scorso, la campagna "Questo mondo non è in vendita!" nel tentativo di fermare, come a Seattle, l'espansione del Wto. A Cancun (Messico), nel settembre prossimo, l'Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) intende cominciare a trasformare in tutto il mondo in merci i servizi essenziali (come istruzione, sanità, fornitura d'acqua, trasporti, telecomunicazioni, poste, energia, servizi finanziari), e a sottomettere definitivamente alle regole dello scambio e del profitto agricoltura, brevetti, accesso ai farmaci, investimenti, appalti pubblici, nel Nord come nel Sud del mondo. Come associazioni, movimenti, organizzazioni della società civile e ong, ma anche come semplici cittadini, tutto questo ci interessa e ci riguarda da vicino. Molte di queste tematiche toccano dei diritti fondamentali di ogni essere umano, e non possono essere degradate al ruolo di semplici beni commerciali e valutate unicamente in base alla loro capacità di generare profitti. Per questo, e per la mancanza di trasparenza e di democrazia che caratterizza i negoziati e l'operato del Wto, è necessario che ci attiviamo tutti, per invertire la rotta e riaffermare che i diritti ambientali, sociali e di sviluppo locale devono essere le priorità di qualunque politica o accordo commerciale.
Cosa puoi fare: Aderisci alla piattaforma politica della campagna: www.campagnawto.org
Il 17 e il 18 maggio prossimi in tutte le città italiane vogliamo promuovere le giornate dei beni comuni:- per impedire che i diritti umani, ambientali, sociali e di sviluppo locale diventino merci da comprare e vendere solo a chi se li può permettere.- perché con banchetti, incontri, volantinaggi e azioni simboliche vogliamo spiegare cosa vuole fare il Wto a Cancun e i rischi che corriamo se dovesse vincere il profitto riguardo a beni comuni come scuola, sanità, acqua e agricoltura.
Se siete interessati ad organizzare insieme banchetti e incontri potete contattare Andrea Baranes, uno dei coordinatori della campagna, all'indirizzo: info@campagnawto.org (ufficiostampa@retelilliput.org)

da Bio@agricoltura Notizie  (Anno II, N. 17, 25 aprile 2003)

 

 

In bicicletta per la pace, ragazza iraniana partita per il giro del mondo

E' partita ieri da piazza San Pietro e in bicicletta farà il giro del mondo per portare un messaggio di pace e di amicizia tra i popoli. Poupeh Mahdvinader, iraniana di 29 anni, è stata salutata alla partenza dall'arcivescovo Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “E' un gesto concreto di pace e di dialogo, un piccolo granello evangelico di senape che crescerà e diverrà un albero. Speriamo che sui suoi rami si posino non falchi, ma colombe” ha detto monsignor Martino. Destinazione finale della straordinaria impresa umanitaria è il pellegrinaggio alla Mecca, in Arabia Saudita. Nel corso del suo viaggio, che si prevede durerà un anno, la giovane iraniana si propone anche di raccogliere offerte per soccorrere gli orfani, in particolare quelli delle guerre che ancora insanguinano il mondo.”

(Da Vita del 16/04/2003)

 

“Tratto da “INTERNAZIONALE” del 11\04\03 

Dopo le bombe

di Naomi Klein

 Naorni Klein è una giornalista canadese autrice di No Logo e Recinti e finestre

 Il 6 APRILE IL VICESEGRETARIO ALLA DIFESA PAUL Wolfowitz è stato esplicito: non ci sarà nessun ruolo per le Nazioni Unite nel prossimo governo provvisorio iracheno. Il regime gestito dagli Stati Uniti durerà almeno sei mesi, "probabilmente più a lungo" E quando i cittadini iracheni potranno finalmente dire la loro sulla scelta di un governo, le decisioni economiche fondamentali per il futuro del paese saranno già state prese dai loro occupanti. “Ci deve essere un'amministrazione efficiente sin dal primo giorno” - ha detto Wolfowitz. "La gente ha bisogno di acqua, cibo e medicine, le fogne e l'elettricità devono funzionare. E questo è compito della coalizione".

Di solito il processo attraverso cui si fanno funzionare tutte queste infrastrutture si chiama"ricostruzione" Ma i piani americani per la futura economia dell'Iraq vanno ben oltre. Più che essere ricostruito, il paese verrà trattato come una lavagna pulita su cui i neoliberisti più ideologizzati potranno disegnare la loro economia da sogno: totalmente privatizzata, in mani straniere. aperta alle imprese.

Alcuni punti fondamentali: il contratto da 4,8 milioni di dollari per la gestione del porto di Umm Qasr è già andato a una società statunitense, la Stevedoring Services, e all'asta ci sono accordi simili per l'amministrazione dell'aeroporto. L’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) ha invitato le multinazionali americane a partecipare a ogni tipo di gara d'appalto, dalla ricostruzione di strade e ponti alla distribuzione di libri di testo. La durata di questi contratti non è specificata. Quand'è che la ricostruzione si convertirà in un processo di privatizzazioni sotto false spoglie?

Poi c'è il petrolio. L’amministrazione Bush sa di non poter annunciare apertamente la svendita delle risorse petrolifere dell'Iraq a ExxonMobil e Shell. Lascia il compito a gente come Fadhíl Chalabi, un ex ministro del petrolio iracheno e attuale direttore esecutivo del centro per gli studi energetici globali, che dice: “Abbiamo bisogno di far affluire nel paese enormi quantità di denaro. L'unico modo possibile per farlo è privatizzare parzialmente l’industria". Chalabi, che fa parte di un gruppo di esuli iracheni che fornisce consigli al dipartimento di stato su come realizzare questa privatizzazione in modo che non sembri dettata da Washington, ha invitato l'Iraq ad aprirsi subito dopo la guerra alle multinazionali del greggio.

Alcuni sostengono che è troppo semplicistico dire che questa guerra è per il petrolio. Hanno ragione. t per il petrolio, l'acqua, le strade, i treni, i telefoni, i porti e i farmaci. E se il processo non sarà fermato, 11raq libero" sarà il paese più venduto sulla faccia della terra. Non sorprende che così tante multinazionali si stiano buttando sul mercato vergine dell'Iraq. Il punto non è solo che la ricostruzione costerà almeno cento miliardi di dollari; è anche che ultimamente il "libero mercato" che usa mezzi meno violenti non sta andando troppo bene. Sempre più paesi in via di sviluppo rifiutano le privatizzazioni, mentre l'Area di libero scambio delle Americhe (Ftaa), la massima priorità commerciale di Bush, è impopolare in tutta l'America Latina. I colloqui dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sulla proprietà intellettuale, l'agricoltura e i servizi si sono impantanati, con Stati Uniti ed Europa accusati di non aver mantenuto le vecchie promesse.

Cosa fa allora una superpotenza in recessione e dipendente dalla crescita? Come gestire il passaggio dal Libero Scambio Leggero, che lotta per l'accesso ai mercati con negoziati sotterranei nella Wto, al Libero Scambio Sovralimentato, che conquista nuovi mercati sui campi di battaglia delle guerre preventive? Dopotutto i negoziati con paesi sovrani possono essere difficili. E’ molto più facile fare a pezzi il paese, occuparlo e poi ricostruirlo. Bush non ha abbandonato il libero scambio, ha solo una nuova dottrina: "Bombarda prima di comprare". La situazione interessa ben più che un unico paese sfortunato. Gli investitori prevedono apertamente che non appena in Iraq le privatizzazioni avranno messo radici, Iran, Arabia Saudita e Kuwait saranno costretti a privatizzare il loro petrolio. Molto presto gli Stati Uniti potrebbero trovarsi la strada spianata, a forza di bombe, verso una nuova zona di libero scambio.

Finora il dibattito giornalistico sulla ricostruzione dell'Iraq si è concentrato sul gioco corretto: per usare le parole del commissario europeo per le relazioni esterne Chris Patten, è totalmente fuori luogo" che gli Stati Uniti si tengano per sé i contratti succosi. Non importa quali multinazionali strapperanno gli affari migliori nella liquidazione del dopo Saddam e se le privatizzazioni saranno fatte unilateralmente dagli Stati Uniti o multilateralmente da Usa, Europa, Russia e Cina.

Del tutto assenti da questo dibattito sono i cittadini iracheni, che potrebbero volersi tenere una parte del loro patrimonio. L'Iraq dovrà versare cospicue riparazioni alla fine della guerra, ma in assenza di una forma di processo democratico ciò che si pianifica non sono le riparazioni, la ricostruzione o la riabilitazione. E’ la rapina: furti di massa camuffati da carità; privatizzazioni senza rappresentanza.

I cittadini ridotti alla fame e alla malattia dalle sanzioni, e poi polverizzati dalla guerra, riemergeranno dal trauma solo per scoprire che il paese gli è stato sottratto e svenduto. Scopriranno anche che la ritrovata "libertà” – per la quale molti dei loro familiari sono morti - è stata «preventivarnente incatenata" da decisioni economiche irreversibili prese in alcuni consigli di amministrazione mentre ancora cadevano le bombe.

Poi gli verrà detto di votare per i loro nuovi leader. E finalmente saranno accolti nel meraviglioso mondo della democrazia.”

 

CHI NON CONOSCE AMINA?

Vi riporto un’iniziativa che ormai conoscerete tutti, ma se vi fosse sfuggita ….

 

Il Tribunale supremo della Nigeria ha  ratificato la condanna a morte

per  lapidazione di AMINA; ha  solamente posticipato l'esecuzione

per permetterle di allattare il suo bambino.

Trascorso  questo termine la sotterreranno fino al collo e

l'ammazzeranno a sassate, a meno che una valanga di dissensi non riesca a   dissuadere le Autorità Nigeriane.

Amnesty  International chiede il tuo appoggio tramite la tua firma nelle

sue pagine web.

Mediante una campagna di  firme come questa si salvò in passato un'altra donna, Safiya,  nella stessa situazione. Sembra che per AMINA abbiano ricevuto  pochissime firme.

Contatta   subito:

www.amnistiapornigeria.org

www.amnistiaporsafiya.org

 

Un’altra campagna, collegata a "Banche armate":

CONTRO I MERCANTI DI MORTE 

IN DIFESA DELLA LEGGE 185/90

La legge 185/90 è la più avanzata, a livello internazionale, per le misure di trasparenza e i divieti di esportazione di armamenti che contiene, per l'importanza attribuita al rispetto dei diritti umani e alla prevenzione dei conflitti. In molte occasioni è, però, stata aggirata grazie ad atti regolamentari e interpretazioni varie: ad esempio armi leggere classificate come “ civili ” sono finite in Sierra Leone e nella ex Jugoslavia malgrado gli embarghi delle Nazioni Unite.
 
 Per saperne di più:  http://web.vita.it/185/

“ 27/03/2003. E' stato approvato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica alla legge 185. Dovrà tornare alla Camera.
Su 232 presenti in Aula, 134 senatori hanno votato a favore (componenti della maggioranza), 94 contro (tutto il centrosinistra), 2 astenuti.”

LA GUERRA NON PAGA CHI PAGA LA GUERRA

 
 

La nostra ciclofatina Anna Rita momentaneamente lontana ma sempre vicina ci segnala un'iniziativa di protesta contro la multinazionale EXXON.

La Exxon, che possiede la Esso, oltre ad aver fatto pressione sull'amministrazione Bush perché non aderisse al protocollo di Kyoto, ha anche un'altra VIRTU': ha vinto l'appalto per le commesse militari per la prossima probabile guerra contro l'Iraq! Mi sembrano ottime ragioni per BOICOTTARLA, e per fare un capillare passaparola verbale-informatico-cartaceo o con piccioni viaggiatori (o come vi pare). NON RIFORNIAMOCI PIU' ALLA ESSO!! Sul sito di Greenpeace, alla pagina http://www.greenpeace.it/stopesso/ vi sono diverse informazioni su questa campagna di boicottaggio. 

 

 

Questa pagina è curata da Tonia e dal ciclocaporedattore. Idee, pensieri, parole, immagini, stupidaggini riportate qui non sono assolutamente attribuibili a nessun’altra delle persone nominate o fotografate nel sito www.cicloamici.it.

Tonia si scusa per qualsiasi immagine, notizia o iniziativa che possa aver turbato, infastidito o urtato la suscettibilità degli altri cicloamici.  

 

Una fabbrica di armi può essere trasformata in un ARSENALE DI PACE     http://www.sermig.org/

 

PALESTINA 
Cameraman non ucciso per errore
Il camerman palestinese Nazih Darwaseh, freddato sabato scorso a Nablus, in Cisgiordania, durante un'incursione dell'esercito israeliano, sarebbe stato ucciso di proposito. Lo ha rivelato un'inchiesta di Amira Hass, la corrispondente dai Territori occupati del quotidiano israeliano Ha'aretz. Darwaseh, che lavorava per la Associated Press. Nazih è stato colpito in pieno volto mentre riprendeva gli scontri immediatamente fuori dalla Kasbah ed è morto durante il trasporto in ospedale. Darwaseh è il quarto giornalista palestinese ucciso dal fuoco israeliano dall'inizio della seconda Intifada.

(da Il Manifesto manifesto 25 aprile 2003: secondo le denuncie di Reporters Sans Frontieres, solo nell'ultimo anno, i giornalisti uccisi sono stati 31, 700 gli aggrediti o minacciati, 106 quelli inprigionati. Nel 2003, ma il bilancio, ancora provvisorio, sono già 2 i giornalisti uccisi e 105 quelli in prigione” (riporto testualmente dal settimanale Vita).

Poco più di un anno fa, il 13 marzo 2002, a Ramallah, veniva ucciso dai soldati israeliani Raffaele Ciriello testimone con le sue foto (visibili sul suo sito  http://www.ciriello.com/ ) di molte storie di guerra.

Il 20 marzo è stato l’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il 28 marzo uscirà un film sulla storia dei due: “Ilaria Alpi il più crudele dei giorni”.   http://www.ilariaalpi.it/

 

Storie da Paesi in Guerra

Morire a 22 anni… per un sogno?

Tom Hurndall, inglese di 22 anni, come Rachel Corrie apparteneva all'International solidarity movement (Ism, http://www.palsolidarity.org/), è stato dichiarato clinicamente morto. L’11 aprile era stato colpito gravemente alla testa durante una protesta contro la demolizione di una casa palestinese nel quartiere di Yebna, alla periferia di Rafah. Secondo gli altri volontari del movimento Tom stava cercando di aiutare due bambini che rischiavano di rimanere uccisi nei combattimenti.

Il 5 aprile un altro pacifista Brian Avery, 24 anni (New Mexico) dell’Ims era stato sparato in faccia dall’esercito israeliano, è vivo. Le ferite gli hanno deturpato in modo grave il viso.

Rachel Corey

Statunitense di 23 anni, era impegnata in azioni di interposizione con l'International Solidarity Movement.

È morta per fratture al cranio e alle costole, travolta da un bulldozer mentre tentava di bloccare la demolizione di una casa palestinese da parte dell'esercito israeliano.

"L'hanno coperta di sabbia e poi l'hanno investita mentre lei stava di fronte al bulldozer"ha dichiarato il Dottor Ali Musa, medico dell'ospedale di al-Najar a sud della striscia di Gaza. "Rachel era sola di fronte alla casa mentre noi cercavamo di fermare l'avanzata del bulldozer" dice ancora Ali Musa "ha fatto cenno ai bulldozer di fermarsi piu volte. Poi è caduta a terra e il bulldozer ha continuato l'avanzata. Noi abbiamo urlato di fermarsi ma la macchina continuava imperterrita. L'ha calpestata e poi dopo alcune manovre ha fatto marcia indietro".

I “bollettini di guerra” dei TG sono come dei film di azione in cui quasi mai si riesce a percepire cosa succede a chi vive lì dove le bombe cadono… chi rimane ucciso, chi ferito, come cambia la vita di chi ha subito un bombardamento…. Solo i pochi “pazzi” che per lavoro o per missione hanno voluto essere presenti in quei nei luoghi possono raccontarci quali sconvolgimenti nel “piccolo” della vita della gente può provocare la guerra.

Uno di questi “pazzi” è Gino Strada e la storia che segue fa parte delle molte testimonianze del suo libro “Pappagalli verdi”.

Schumi e Turbo

Settembre 1996, Nord Iraq iracheno. Il villaggio di Degala è sotto i colpi di cannone. Un razzo centra un cavo dell'alta tensione che finisce su una casa. Scoppia un incendio. La gente accorre, feriti chiedono disperatamente aiuto. Jamal Hama, 18 anni, riconosce le urla di un amico.Corre a soccorrerlo: cerca di staccarlo dal cavo, lo afferra per una gamba e la scarica elettrica lo scaraventa a 15 metri. Jamal riporta ustioni gravissime, e la frattura del no. Arriva all'ospedale di EMERGENCY a Sulaimaniya in condizioni disperate. Per salvarlo dobbiamo amputargli il braccio. Si rimette in piedi ma non riesce a camminare.

Farad Khalil ha 15 anni, fa il pastore. Il 16 ottobre sta rientrando dal pascolo verso il suo villaggio, Karatakh. Incontra un amico che sta maneggiando una specie di barattolo. "Vieni a vedere, forse si puo' venderlo al mercato". L'esplosione è assordante, l'amico viene dilaniato in un istante dalla mina antiuomo. Farad è a terra, in una pozza di sangue. Dopo 6 ore arriva all'ospedale di Emergency dove gli dobbiamo amputare entrambe le gambe appena sotto il ginocchio.

Ora Jamal e Farad sono nella stessa  stanza d'ospedale. Farad è famoso perchè sulla sua sedia a rotelle sfreccia velocissimo e prende le curve a velocita' folle. Così si è guadagnato il soprannome Schumacher

Jamal, invece non riesce a mantenere l'equilibrio, appoggiato a una stampella col solo braccio rimasto. Così nasce l'idea, quasi per gioco: Jamal potrebbe spingere la carrozzina di Farad. Quel pazzo smetterebbe di rischiare di schiantarsi ad ogni momento, e Jamal potrebbe iniziare a muoversi, appoggiato a qualcosa di più stabile di una stampella.

"Ehi, Schumacher, adesso hai un motore nuovo!" dice un infermiere, e cosi' Jamal ha anche lui il suo soprannome e diventa Turbo. Diventano amici, Schumacher e Turbo. Girano insieme per l'ospedale, Turbo che si impegna allo spasimo, Schumacher con l'aria un po' seccata perché non si sente "competitivo".

Che futuro avranno, questi due ragazzi? Per due handicappati come loro non c'è speranza di un posto di lavoro, non in questo Paese. Forse potremmo fare qualcosa. Oggi Schumacher ha ricevuto le protesi alle gambe e riesce di nuovo a camminare: lavora all'interno dell'ospedale. E un giorno, glielo abbiamo promesso, avrà assieme al suo amico un piccolo laboratorio tutto loro, al di fuori dei cancelli dell'ospedale, per guadagnarsi da vivere.

Noi di EMERGENCY siamo i loro migliori tifosi, vogliamo seguirli nella loro gara. Vogliamo vederli sfrecciare insieme sotto la bandiera a scacchi della digintà ritrovata.

Altre storie tratte da “Pappagalli verdi” sono sul sito:

http://www.emergency.it/storie/storie.shtml

Reporter di guerra 

“Secondo le denuncie di Reporters Sans Frontieres, solo nell'ultimo anno, i giornalisti uccisi sono stati 31, 700 gli aggrediti o minacciati, 106 quelli inprigionati. Nel 2003, ma il bilancio, ancora provvisorio, sono già 2 i giornalisti uccisi e 105 quelli in prigione” (riporto testualmente dal settimanale Vita).

Ieri è stato ucciso un giornalista russo e pare che altri 3 inviati in Iraq siano dispersi.

Poco più di un anno fa, il 13 marzo 2002, a Ramallah, veniva ucciso dai soldati israeliani Raffaele Ciriello testimone con le sue foto (visibili sul suo sito  http://www.ciriello.com/ ) di molte storie di guerra.

Il 20 marzo è stato l’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il 28 marzo uscirà un film sulla storia dei due: “Ilaria Alpi il più crudele dei giorni”.   http://www.ilariaalpi.it/

 

Foto: Il Big Ben tappezzato da uno striscione pacifista. un simpatico effetto prospettico di Massimo che il 15 febbraio era a Londra con altri 1,5 milioni a dire NOWAR

Un SMS per Emergency  Dal 1 marzo al 31 dicembre 2003 è possibile effettuare "micro-donazioni" ad Emergency tramite i cellulari TIM inviando uno (o piu’) SMS al numero 44410: per ciascun Sms vi verrà addebitato 1 euro (Iva inclusa), che ci verrà accreditato al netto di Iva, senza costi aggiuntivi né ricavi da parte di TIM. (Il numero è attivo solo per i clienti TIM. Sono escluse le utenze di servizio, dealers e multibusiness.) http://www.emergency.it/

La situazione in Iraq

Save the children denuncia

Internet: www.savethechildren.it

Quasi la metà della popolazione irachena ha meno di 14 anni. A soffrire le conseguenze di un nuovo conflitto sarebbero perciò soprattutto bambini. La Guerra del Golfo e le sanzioni internazionali hanno messo in ginocchio il Paese. Circa il 60% degli iracheni dipende dagli aiuti alimentari provenienti dal programma Onu 'Oil for food' (che consente all'Iraq di esportare petrolio per un valore di due miliardi di dollari ogni sei mesi per far fronte alle necessità umanitarie). Il 23% dei minori nel Centro e nel Sud del Paese soffrono di malnutrizione cronica (l'11,4% nel Nord). Un nuovo conflitto provocherebbe sicuramente l'interruzione dei rifornimenti alimentari su cui si basa la sopravvivenza di due terzi delle famiglie irachene. Migliaia di civili sarebbero costretti ad abbandonare le loro case in cerca di rifugio, in un Paese che conta già tra i 700.000 e il milione di profughi interni.

I bambini le prime vittime
Save the Children è l'organizzazione non governativa che da più tempo opera nel Nord dell'Iraq. Tra la popolazione curda (da sempre oppressa dal regime di Saddam Hussein) la paura delle conseguenze di un nuovo conflitto prevale sulla speranza di un cambio di regime a Baghdad. 'In caso di guerra i potenti sapranno come mettersi in salvo. A soffrire saranno sempre i più deboli', ha dichiarato ai ricercatori di Save the Children una giovane madre di quattro bambini.

TEL AVIV 15 FEBBRAIO

 

CAMPAGNE CONTRO I MERCANTI DI ARMI

Campagna "Banche armate"

Campagna contro il finanziamento all’export bellico, lanciata a fine ‘99 da Nigrizia con Mosaico di pace e Missione Oggi, fatta propria dall’associazione Chiama l'Africa, e sollecitata anche dalle lettere di protesta che giungevano alle redazioni, la campagna intende dare al risparmiatore uno strumento di pressione sulle banche italiane, al fine di ridurre se non azzerare il loro appoggio all'export bellico.

Per informazioni: http://www.nigrizia.it/

 

Foto: "english homour" contro la guerra (foto di Massimo)