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many roads must a man walk down Bob Dylan |
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a cura di Tonia |
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LIBERA Associazioni, nomi e numeri contro le mafie COORDINAMENTO DI BRINDISI CAROVANA NAZIONALE ANTIMAFIE 2-7 maggio 2003 Camminare insieme per costruire giustizia Appalti, beni confiscati, caporalato, circolazione illecita di capitali, collaboratori di giustizia, corruzione, doping, droga, ecomafia, educazione alla legalità, globalizzazione e criminalità, informazione, lavoro nero, mafia e politica, prostituzione, racket e usura, vittime. Se vuoi un anno di prosperità fai crescere il grano, se vuoi dieci anni di prosperità fai crescere gli alberi, se vuoi cento anni di prosperità fai crescere le persone. A due anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio era necessario mantenere alta la tensione antimafia, dopo la fortissima ondata di indignazione che seguì i due eventi tragici. “Andiamo noi incontro alle persone”, propose Rita Borsellino. Partiva così nel 1994 la prima Carovana Antimafie, promossa dall’Arci Sicilia. Cominciava un viaggio tra i cittadini, a partire proprio dagli insediamenti storici delle cosche: da Corleone a San Giuseppe Jato, da Gela a Niscemi. Nel 2002 la Carovana Antimafie è diventata nazionale, interessando anche la Puglia. Oggi essa assume un significato particolare, in un momento in cui si tenta in tutti i modi di considerare superati i problemi concernenti la mafia e la corruzione. Purtroppo, è ancora necessario tenere gli occhi aperti, impegnandosi per la legalità e per l’affermazione della cultura della legalità, strumento per garantire il patto di convivenza civile e la tutela delle fasce deboli. Le parole di don Luigi Ciotti – fondatore e presidente di “Libera” - sulla Carovana Antimafie: “Secondo gli esperti del linguaggio, carovana è parola che deriva dal vocabolario persiano (karawan) per indicare un gruppo di persone che attraversano insieme, con carri e bestie da soma, luoghi deserti o pericolosi. Un termine che esprime non solo l’idea di un viaggio, ma anche quella del camminare insieme là dove – tra deserto e luoghi pericolosi - può essere poco prudente avventurarsi da soli. Un’immagine che esprime molto bene il senso della Carovana Nazionale Antimafie che anche quest’anno porta come titolo In viaggio per la legalità e la giustizia sociale. Un itinerario che ha come meta non solo contrastare mafia, poteri criminali e attività illegali, ma anche contribuire e garantire chi è schiacciato dalle tante ingiustizie e sopraffazioni che tutti conosciamo”. La Carovana Antimafie attraversa la provincia di Brindisi per ribadire quell’impegno e per confrontarsi con quell’indifferenza ed abitudine che portano a pensare che si possa convivere con l’illegalità. Per contrastare mafia, poteri criminali ed attività illegali, senza mai dimenticare che anche nella nostra quotidianità è possibile vivere atteggiamenti e stili di vita vicini all’illegalità in nome della furbizia o dell’usare la legge solo per sé. I valori e la cultura della legalità camminano con i cittadini, si trasmettono con le azioni positive di libertà e di giustizia. Non è vero che la criminalità organizzata è una faccenda che riguarda un’“altrove”. L’altrove può essere anche qui, anche il nostro quartiere, il nostro luogo di lavoro, la nostra stessa casa. Da cittadini responsabili bisogna reagire, ma è altrettanto importante prevenire. Ecco perché tutta la società può e deve sentirsi impegnata in questa lotta di libertà. Ed è questo il motivo per cui tutte le associazioni, i sindacati, le organizzazioni, le scuole, le amministrazioni, le diocesi e le parrocchie sono invitate a testimoniare il proprio impegno durante le giornate della Carovana Antimafie nella nostra provincia. Un impegno che può rafforzare la stessa democrazia, poiché la partecipazione è l’essenza della polis, di quella comunità aperta, giusta e libera che tutti desideriamo. Attenti a quanto si consuma attorno a noi, invitiamo a costruire società civile, attraverso l’animazione territoriale, l’informazione, la sensibilizzazione, la promozione sociale. Senza paura e senza pregiudizi, camminare insieme per inseguire pace, legalità e giustizia.
Brindisi, lì 25 aprile 2003 Il coordinatore Provinciale, Carlo Altavilla PS – per qualsiasi informazione sulle iniziative e modalità di partecipazione, si prega di rivolgersi a CARLO ALTAVILLA, tel. 329 8877824 – e-mail: carloaltavilla@libero.it Dal 2 al 6 maggio la Carovana Antimafia è con varie iniziative a Brindisi; il 6 maggio per tutta la giornata ci sono varie iniziative a Mesagne; il 7 maggio la Carovana è a Francavilla Fontana e a Cellino San Marco. Per avere il programma completo è anche possibile rivolgersi all'Associazione Runi Runi (Bottega del Mondo, piazza Porta Grande) a Mesagne piazza 4 novembre n. 2
UNA PETIZIONE PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DEI DISSIDENTI CUBANIL'Associazione Articolo 21 liberi di ha lanciato una appello (è possibile sottoscriverlo on line all'indirizzo www.articolo21liberidi.org) per la liberazione immediata dei dissidenti cubani. Si tratta di una lettera che invieremo, insieme alle vostre firme cartacee e elettroniche (nome, cognome ed indirizzo) all'Ambasciatore cubano in Italia. Vi chiediamo di sottoscrivere questo appello e di farlo sottoscrivere a più persone possibili. 3.000 le firme raccolte nelle prime 24 ore
che accompagna una lettera-appello all'Ambasciatore in Italia. Nella
lettera, Articolo 21 scrive: "Siamo cittadine e cittadini che hanno
sempre avversato la politica dell'embargo contro Cuba. Per queste ragioni,
Le manifestiamo la nostra più assoluta indignazione per le recenti
condanne a morte e per le mostruose pene inflitte a centinaia di
dissidenti". Un sondaggio via internet sulla negazione della libertà d'informazione boccia con pochi appelli Castro. Il 32% di chi ha risposto pensa che "quello di Fidel Castro è un regime"; il 16% distingue tra rivoluzione cubana e Castro; il 23,7% non concede "nessuna scusante". Ha "ragione" per il 5,8%, è un "compagno che sbaglia" per l'8,5%. Poco meno di 14 persone su 100 (13,8) danno la colpa all'embargo americano.CAMPAGNA "QUESTO MONDO NON È IN VENDITA!""Anche in
Italia, come in molti altri paesi europei ed extra-europei, è nata
ufficialmente, il 30 gennaio scorso, la campagna "Questo mondo non è
in vendita!" nel tentativo di fermare, come a Seattle, l'espansione
del Wto. A Cancun (Messico), nel settembre prossimo, l'Organizzazione
mondiale del Commercio (Wto) intende cominciare a trasformare in tutto il
mondo in merci i servizi essenziali (come istruzione, sanità, fornitura
d'acqua, trasporti, telecomunicazioni, poste, energia, servizi
finanziari), e a sottomettere definitivamente alle regole dello scambio e
del profitto agricoltura, brevetti, accesso ai farmaci, investimenti,
appalti pubblici, nel Nord come nel Sud del mondo. Come associazioni,
movimenti, organizzazioni della società civile e ong, ma anche come
semplici cittadini, tutto questo ci interessa e ci riguarda da vicino.
Molte di queste tematiche toccano dei diritti fondamentali di ogni essere
umano, e non possono essere degradate al ruolo di semplici beni
commerciali e valutate unicamente in base alla loro capacità di generare
profitti. Per questo, e per la mancanza di trasparenza e di democrazia che
caratterizza i negoziati e l'operato del Wto, è necessario che ci
attiviamo tutti, per invertire la rotta e riaffermare che i diritti
ambientali, sociali e di sviluppo locale devono essere le priorità di
qualunque politica o accordo commerciale. da Bio@agricoltura Notizie (Anno II, N. 17, 25 aprile 2003)
“In
bicicletta per la pace, ragazza iraniana partita per il giro del mondo (Da
Vita del 16/04/2003) “Tratto
da “INTERNAZIONALE” del 11\04\03 Dopo
le bombe di
Naomi
Klein Naorni
Klein è una giornalista canadese autrice di
No Logo e Recinti e finestre Il
6 APRILE IL VICESEGRETARIO ALLA DIFESA PAUL Wolfowitz
è stato esplicito: non ci sarà nessun ruolo per le Nazioni Unite nel
prossimo governo provvisorio iracheno. Il regime gestito dagli Stati Uniti
durerà almeno sei mesi, "probabilmente più a lungo" E quando i
cittadini iracheni potranno
finalmente dire la loro sulla scelta di un governo, le decisioni
economiche fondamentali per il futuro del paese saranno già state prese
dai loro occupanti. “Ci deve essere un'amministrazione efficiente sin
dal primo giorno” - ha detto Wolfowitz.
"La gente ha bisogno di acqua, cibo e
medicine, le fogne e l'elettricità devono funzionare. E questo è compito
della coalizione". Di solito il processo
attraverso cui si fanno funzionare tutte queste
infrastrutture si chiama"ricostruzione" Ma i piani americani per
la futura economia dell'Iraq vanno ben oltre. Più che essere ricostruito,
il paese verrà trattato come una lavagna
pulita su cui i neoliberisti più ideologizzati
potranno disegnare la loro economia da sogno: totalmente privatizzata, in
mani straniere. aperta alle imprese. Alcuni punti fondamentali:
il contratto da 4,8 milioni di dollari per la gestione del porto di
Umm Qasr è
già andato a una società statunitense, la Stevedoring
Services, e all'asta ci sono accordi simili
per l'amministrazione dell'aeroporto. L’agenzia statunitense per lo
sviluppo internazionale (Usaid) ha invitato le
multinazionali americane a partecipare a ogni
tipo di gara d'appalto, dalla ricostruzione di strade e ponti alla
distribuzione di libri di testo. La durata di questi contratti non è
specificata. Quand'è che la ricostruzione si convertirà in un processo
di privatizzazioni sotto false spoglie? Poi c'è il petrolio.
L’amministrazione Bush sa di non poter
annunciare apertamente la svendita delle risorse petrolifere dell'Iraq a
ExxonMobil e Shell.
Lascia il compito a gente come Fadhíl Chalabi,
un ex ministro del petrolio iracheno e attuale direttore esecutivo del
centro per gli studi energetici globali, che
dice: “Abbiamo bisogno di far affluire nel paese enormi quantità di
denaro. L'unico modo possibile per farlo è privatizzare parzialmente
l’industria". Chalabi, che fa parte di
un gruppo di esuli iracheni che fornisce
consigli al dipartimento di stato su come realizzare questa
privatizzazione in modo che non sembri dettata da Washington, ha invitato
l'Iraq ad aprirsi subito dopo la guerra alle multinazionali del greggio. Alcuni sostengono che è
troppo semplicistico dire che questa guerra è per il petrolio. Hanno
ragione. t per il petrolio, l'acqua, le strade,
i treni, i telefoni, i porti e i farmaci. E se
il processo non sarà fermato, 11raq libero" sarà il paese più
venduto sulla faccia della terra. Non sorprende che così tante
multinazionali si stiano buttando sul mercato
vergine dell'Iraq. Il punto non è solo che la ricostruzione costerà
almeno cento miliardi di dollari; è anche che ultimamente il "libero
mercato" che usa mezzi meno violenti non sta andando troppo bene.
Sempre più paesi in via di sviluppo rifiutano le
privatizzazioni, mentre l'Area di libero scambio delle Americhe (Ftaa),
la massima priorità commerciale di Bush,
è impopolare in tutta l'America Latina. I colloqui
dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto)
sulla proprietà intellettuale, l'agricoltura e i servizi si sono
impantanati, con Stati Uniti ed Europa accusati di non aver mantenuto le
vecchie promesse. Cosa
fa allora una superpotenza in recessione e dipendente dalla crescita? Come
gestire il passaggio dal Libero Scambio Leggero, che lotta per l'accesso
ai mercati con negoziati sotterranei nella Wto,
al Libero Scambio Sovralimentato, che conquista nuovi mercati sui campi di
battaglia delle guerre preventive? Dopotutto i negoziati con paesi sovrani
possono essere difficili. E’ molto più facile fare a pezzi il paese,
occuparlo e poi ricostruirlo. Bush non ha
abbandonato il libero scambio, ha solo una nuova dottrina:
"Bombarda prima di comprare". La situazione interessa ben più
che un unico paese sfortunato. Gli investitori prevedono apertamente che
non appena in Iraq le privatizzazioni avranno messo
radici, Iran, Arabia Saudita e Kuwait saranno costretti a privatizzare il
loro petrolio. Molto presto gli Stati Uniti potrebbero trovarsi la strada
spianata, a forza di bombe, verso una nuova zona di libero scambio. Finora il dibattito
giornalistico sulla ricostruzione dell'Iraq si è concentrato sul gioco
corretto: per usare le parole del commissario europeo per le relazioni
esterne Chris Patten,
è totalmente fuori luogo" che gli Stati Uniti si tengano per sé i
contratti succosi. Non importa quali multinazionali strapperanno gli
affari migliori nella liquidazione del dopo Saddam
e se le privatizzazioni saranno fatte
unilateralmente dagli Stati Uniti o multilateralmente
da Usa, Europa, Russia e Cina. Del tutto assenti da questo
dibattito sono i cittadini iracheni, che potrebbero volersi tenere una
parte del loro patrimonio. L'Iraq dovrà versare cospicue riparazioni alla
fine della guerra, ma in assenza di una forma di processo democratico ciò
che si pianifica non sono le riparazioni, la
ricostruzione o la riabilitazione. E’ la rapina: furti di massa
camuffati da carità; privatizzazioni senza
rappresentanza. I cittadini ridotti alla
fame e alla malattia dalle sanzioni, e poi polverizzati dalla guerra,
riemergeranno dal trauma solo per scoprire che il paese gli è stato
sottratto e svenduto. Scopriranno anche che la ritrovata "libertà”
– per la quale molti dei loro familiari sono morti - è stata «preventivarnente
incatenata" da decisioni economiche irreversibili prese in alcuni
consigli di amministrazione mentre ancora
cadevano le bombe. Poi gli verrà
detto di votare per i loro nuovi leader. E
finalmente saranno accolti nel meraviglioso mondo della democrazia.”
CHI
NON CONOSCE AMINA? Vi
riporto un’iniziativa che ormai conoscerete tutti, ma se vi fosse
sfuggita …. Il
Tribunale supremo della Nigeria ha ratificato la condanna a morte per
lapidazione di AMINA; ha solamente posticipato l'esecuzione per
permetterle di allattare il suo bambino. Trascorso
questo termine la sotterreranno fino al collo e l'ammazzeranno
a sassate, a meno che una valanga di dissensi non riesca Amnesty
International chiede il tuo appoggio tramite la tua firma nelle sue
pagine web. Mediante
una campagna di firme come questa si salvò in passato un'altra Contatta
subito:
Un’altra campagna, collegata a "Banche armate": CONTRO I MERCANTI DI MORTE IN DIFESA DELLA LEGGE 185/90 La legge 185/90 è la più avanzata, a
livello internazionale, per le misure di trasparenza e i divieti di
esportazione di armamenti che contiene, per l'importanza attribuita al
rispetto dei diritti umani e alla prevenzione dei conflitti. In molte
occasioni è, però, stata aggirata grazie ad atti regolamentari e
interpretazioni varie: ad esempio armi leggere classificate come “
civili ” sono finite in Sierra Leone e nella ex Jugoslavia malgrado gli
embarghi delle Nazioni Unite. “ 27/03/2003.
E' stato approvato, al Senato, il disegno di legge 1547 di modifica alla
legge 185. Dovrà tornare alla Camera. LA GUERRA NON PAGA CHI PAGA LA GUERRA
La nostra ciclofatina Anna Rita momentaneamente lontana ma sempre vicina ci segnala un'iniziativa di protesta contro la multinazionale EXXON. La Exxon, che possiede la Esso, oltre ad aver fatto pressione sull'amministrazione Bush perché non aderisse al protocollo di Kyoto, ha anche un'altra VIRTU': ha vinto l'appalto per le commesse militari per la prossima probabile guerra contro l'Iraq! Mi sembrano ottime ragioni per BOICOTTARLA, e per fare un capillare passaparola verbale-informatico-cartaceo o con piccioni viaggiatori (o come vi pare). NON RIFORNIAMOCI PIU' ALLA ESSO!! Sul sito di Greenpeace, alla pagina http://www.greenpeace.it/stopesso/ vi sono diverse informazioni su questa campagna di boicottaggio.
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qualsiasi immagine, notizia o iniziativa che possa aver turbato,
infastidito o urtato la suscettibilità degli altri cicloamici.
Una fabbrica di armi può essere trasformata in un ARSENALE DI PACE http://www.sermig.org/
PALESTINA (da Il Manifesto manifesto 25 aprile 2003: secondo le denuncie di Reporters Sans Frontieres, solo nell'ultimo anno, i giornalisti uccisi sono stati 31, 700 gli aggrediti o minacciati, 106 quelli inprigionati. Nel 2003, ma il bilancio, ancora provvisorio, sono già 2 i giornalisti uccisi e 105 quelli in prigione” (riporto testualmente dal settimanale Vita). Poco più di un
anno fa, il 13 marzo 2002, a Ramallah, veniva ucciso dai soldati
israeliani Raffaele Ciriello testimone con le sue foto (visibili sul suo
sito http://www.ciriello.com/
) di molte storie di guerra. Il
20 marzo è stato l’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran
Hrovatin. Il 28 marzo uscirà un film sulla storia dei due: “Ilaria Alpi
il più crudele dei giorni”.
http://www.ilariaalpi.it/
Storie da Paesi in Guerra Morire a 22 anni… per un sogno?
Tom
Hurndall,
inglese di 22 anni, come Rachel
Corrie apparteneva all'International solidarity movement (Ism,
http://www.palsolidarity.org/), è
stato dichiarato clinicamente morto. L’11 aprile era stato colpito
gravemente alla testa durante
una protesta contro la demolizione di una casa palestinese nel quartiere
di Yebna, alla periferia di Rafah. Secondo
gli altri volontari del movimento Tom
stava cercando di aiutare due bambini che rischiavano di rimanere uccisi
nei combattimenti. Rachel Corey Statunitense
di 23 anni, era impegnata in azioni di interposizione con l'International
Solidarity Movement.
È
morta per fratture al cranio e alle costole, travolta da un bulldozer
mentre tentava di bloccare la demolizione di una casa palestinese da parte
dell'esercito israeliano. "L'hanno
coperta di sabbia e poi l'hanno investita mentre lei stava di fronte al
bulldozer"ha dichiarato il Dottor Ali Musa, medico dell'ospedale di
al-Najar a sud della striscia di Gaza. "Rachel era sola di fronte
alla casa mentre noi cercavamo di fermare l'avanzata del bulldozer"
dice ancora Ali Musa "ha fatto cenno ai bulldozer di fermarsi piu
volte. Poi è caduta a terra e il bulldozer ha continuato l'avanzata. Noi
abbiamo urlato di fermarsi ma la macchina continuava imperterrita. L'ha
calpestata e poi dopo alcune manovre ha fatto marcia indietro". I
“bollettini di guerra” dei TG sono come dei film di azione in cui
quasi mai si riesce a percepire cosa succede a chi vive lì dove le bombe
cadono… chi rimane ucciso, chi ferito, come cambia la vita di chi ha
subito un bombardamento…. Solo i pochi “pazzi” che per lavoro o per
missione hanno voluto essere presenti in quei nei luoghi possono
raccontarci quali sconvolgimenti nel “piccolo” della vita della gente
può provocare la guerra. Uno
di questi “pazzi” è Gino Strada e la storia che segue fa parte delle
molte testimonianze del suo libro “Pappagalli verdi”. Schumi e Turbo
Settembre
1996, Nord Iraq iracheno. Il villaggio di Degala è sotto i colpi di
cannone. Un razzo centra un cavo dell'alta tensione che finisce su una
casa. Scoppia un incendio. La gente accorre, feriti chiedono
disperatamente aiuto. Jamal Hama, 18 anni, riconosce le urla di un
amico.Corre a soccorrerlo: cerca di staccarlo dal cavo, lo afferra per una
gamba e la scarica elettrica lo scaraventa a 15 metri. Jamal riporta
ustioni gravissime, e la frattura del no. Arriva all'ospedale di
EMERGENCY a Sulaimaniya in condizioni disperate. Per salvarlo dobbiamo
amputargli il braccio. Si rimette in piedi ma non riesce a camminare. Farad
Khalil ha 15 anni, fa il pastore. Il 16 ottobre sta rientrando dal pascolo
verso il suo villaggio, Karatakh. Incontra un amico che sta maneggiando
una specie di barattolo. "Vieni a vedere, forse si puo' venderlo al
mercato". L'esplosione è assordante, l'amico viene dilaniato in un
istante dalla mina antiuomo. Farad è a terra, in una pozza di sangue.
Dopo 6 ore arriva all'ospedale di Emergency dove gli dobbiamo amputare
entrambe le gambe appena sotto il ginocchio. Ora
Jamal e Farad sono nella stessa stanza d'ospedale. Farad è famoso
perchè sulla sua sedia a rotelle sfreccia velocissimo e prende le curve a
velocita' folle. Così si è guadagnato il soprannome Schumacher Jamal,
invece non riesce a mantenere l'equilibrio, appoggiato a una stampella col
solo braccio rimasto. Così nasce l'idea, quasi per gioco: Jamal potrebbe
spingere la carrozzina di Farad. Quel pazzo smetterebbe di rischiare di
schiantarsi ad ogni momento, e Jamal potrebbe iniziare a muoversi,
appoggiato a qualcosa di più stabile di una stampella. "Ehi,
Schumacher, adesso hai un motore nuovo!" dice un infermiere, e cosi'
Jamal ha anche lui il suo soprannome e diventa Turbo. Diventano amici,
Schumacher e Turbo. Girano insieme per l'ospedale, Turbo che si impegna
allo spasimo, Schumacher con l'aria un po' seccata perché non si sente
"competitivo". Che
futuro avranno, questi due ragazzi? Per due handicappati come loro non c'è
speranza di un posto di lavoro, non in questo Paese. Forse potremmo fare
qualcosa. Oggi Schumacher ha ricevuto le protesi alle gambe e riesce di
nuovo a camminare: lavora all'interno dell'ospedale. E un giorno, glielo
abbiamo promesso, avrà assieme al suo amico un piccolo laboratorio tutto
loro, al di fuori dei cancelli dell'ospedale, per guadagnarsi da vivere. Noi di EMERGENCY siamo i loro migliori tifosi, vogliamo seguirli nella loro gara. Vogliamo vederli sfrecciare insieme sotto la bandiera a scacchi della digintà ritrovata. Altre storie tratte da “Pappagalli verdi” sono sul sito: http://www.emergency.it/storie/storie.shtml Reporter di guerra “Secondo le
denuncie di Reporters Sans Frontieres, solo nell'ultimo anno, i
giornalisti uccisi sono stati 31, 700 gli aggrediti o minacciati, 106
quelli inprigionati. Nel 2003, ma il bilancio, ancora provvisorio, sono già
2 i giornalisti uccisi e 105 quelli in prigione” (riporto testualmente
dal settimanale Vita). Poco più di un
anno fa, il 13 marzo 2002, a Ramallah, veniva ucciso dai soldati
israeliani Raffaele Ciriello testimone con le sue foto (visibili sul suo
sito http://www.ciriello.com/
) di molte storie di guerra. Il
20 marzo è stato l’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran
Hrovatin. Il 28 marzo uscirà un film sulla storia dei due: “Ilaria Alpi
il più crudele dei giorni”.
http://www.ilariaalpi.it/
Foto: Il Big Ben tappezzato da uno striscione pacifista. un simpatico effetto prospettico di Massimo che il 15 febbraio era a Londra con altri 1,5 milioni a dire NOWAR Un SMS per Emergency Dal 1 marzo al 31 dicembre 2003 è possibile effettuare "micro-donazioni" ad Emergency tramite i cellulari TIM inviando uno (o piu’) SMS al numero 44410: per ciascun Sms vi verrà addebitato 1 euro (Iva inclusa), che ci verrà accreditato al netto di Iva, senza costi aggiuntivi né ricavi da parte di TIM. (Il numero è attivo solo per i clienti TIM. Sono escluse le utenze di servizio, dealers e multibusiness.) http://www.emergency.it/ La situazione in Iraq Save the children denuncia Internet: www.savethechildren.it Quasi la metà della popolazione
irachena ha meno di 14 anni. A soffrire le conseguenze di un nuovo
conflitto sarebbero perciò soprattutto bambini. La Guerra del Golfo e le
sanzioni internazionali hanno messo in ginocchio il Paese. Circa il 60%
degli iracheni dipende dagli aiuti alimentari provenienti dal programma
Onu 'Oil for food' (che consente all'Iraq di esportare petrolio per un
valore di due miliardi di dollari ogni sei mesi per far fronte alle
necessità umanitarie). Il 23% dei minori nel Centro e nel Sud del Paese
soffrono di malnutrizione cronica (l'11,4% nel Nord). Un nuovo conflitto
provocherebbe sicuramente l'interruzione dei rifornimenti alimentari su
cui si basa la sopravvivenza di due terzi delle famiglie irachene.
Migliaia di civili sarebbero costretti ad abbandonare le loro case in
cerca di rifugio, in un Paese che conta già tra i 700.000 e il milione di
profughi interni.
TEL AVIV 15 FEBBRAIO
CAMPAGNE CONTRO I MERCANTI DI ARMI Campagna
"Banche armate"
Campagna contro il finanziamento all’export bellico, lanciata a fine ‘99 da Nigrizia con Mosaico di pace e Missione Oggi, fatta propria dall’associazione Chiama l'Africa, e sollecitata anche dalle lettere di protesta che giungevano alle redazioni, la campagna intende dare al risparmiatore uno strumento di pressione sulle banche italiane, al fine di ridurre se non azzerare il loro appoggio all'export bellico. Per informazioni: http://www.nigrizia.it/
Foto: "english homour" contro la guerra (foto di Massimo) |
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