Esplorazione della costa a Nord di Torre Santa
Sabina in bicicletta
Da Torre Santa Sabina fino alle spiagge
di
Lamaforca, costeggiando il mare.
Sommario del percorso
- Lunghezza
complessiva del percorso: 12 Km circa
- Dislivello: piccole
salite
- Difficoltà: media,
percorso non asfaltato e con pietre
- Tipo di bici
consigliata: robusta
- Periodo:
tutto l’anno, con assenza di forte vento di tramontana, e in periodi
senza pioggia per la presenza di fango.
- Informazioni:
angelo.capodieci@medimultimedia.com
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L’itinerario
Iniziamo
la nostra esplorazione dalla splendida Torre di Santa Sabina, forse del XIII
sec. La torre ha
forma stellare a quattro spigoli orientati verso i punti cardinali, con
coronamento merlato.
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Si procede a sinistra verso
il mare, dove si trova una zona di macchia mediterranea fatta di piccoli
alberi di pino marittimo.
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Oggi la torre sembra costruita letteralmente sul mare, forse nel passato non lo
era.
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Non possiamo fare a meno di
notare il gravissimo degrado in cui si trova la pinetina
con piccole tamerici, disseminata di rifiuti e detriti, mentre è bello notare
come sia ben tenuta la torre, incredibilmente di proprietà di un privato (la famiglia
Russo)!
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Si prosegue costeggiando il
mare, passando su un piccolissimo lembo di terra stretto tra un muro di cinta
di una brutta abitazione e una zona fortemente erosa
dal mare, tra pochi anni non si potrà più passare di qui!
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Poco più avanti vi è una
postazione bellica ormai colma di detriti, all’interno si può intravedere che
la via di accesso è nella direzione opposta al mare.
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A questo punto un
bellissimo panorama si apre ai nostri occhi e ci preannuncia
tutto il tratto di mare verso nord che andremo a visitare a breve.
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Qui il mare entra nella
terra con una bella insenatura dal nome suggestivo:
Lo scoglio del Cavallo. Le abitazioni sono a pochi metri dalla spiaggia,
meglio non farci più caso…
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Al termine della spiaggetta, incredibilmente, si abbandonano le abitazioni
e ci si inoltra nelle bellissime ed alte dune di
Santa Sabina.
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È l’occasione per lasciare
per pochi minuti la costa ed addentrarsi nella vasta pineta che si scorge a
sinistra.
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Si tratta di una bellissima
pineta molto estesa e fitta, frequentata nei giorni “particolari” dell’anno
dagli abitanti della vicina Carovigno: ogni famiglia per tutta la giornata si impadronisce di uno spazio compreso tra una diecina di
alberi e ci fa di tutto: dal pranzo con la solita “sazizza”
arrosto, al parco giochi dove parcheggiare i bambini, fatto di
altalene e cose simili… È questa la causa dello stato pietoso in cui versa
tutta questa zona che madre Natura ci ha regalato e che l’uomo distrugge con
i suoi rifiuti dei giorni di festa, ma la cosa che non è facile comprendere è
la presenza di una lavatrice!
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Forse qualcuno ha deciso di
fare l’ultimo bucato durante i festeggiamenti di Ferragosto.
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La pineta, probabilmente,
prima che i cittadini scoprissero che era bello andare a prendere il sole
vicino al mare, si estendeva dove adesso si trova un enorme parcheggio (nel
quale non ho mai visto parcheggiata una macchina).
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Ritorniamo sulla costa per
vedere una piccola spiaggia colma di rifiuti, certamente portati qui dalle
onde, dove si può notare una piccola grotta che la mette in comunicazione con
il mare. Gli scogli sono rossi e particolari: si possono notare tante piccole
pozze piene di acqua di mare, per alcune di esse
l’erosione è stata talmente forte da creare dei fori perfettamente
cilindrici.
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Pochi metri più avanti e la
“Mezza Luna” si apre bellissima ai nostri occhi e potrebbe
esserci l’occasione per un bel bagno…
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Si tratta di una spiaggia
perfetta, non tanto grande, non tanto lunga, sabbia ottima con cui fare dei
bellissimi castelli, mare stupendo…, se non ci troviamo nella settimana
centrale di agosto, in quella settimana … conviene
andare in campagna.
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Alle fine
della spiaggia, verso l’entroterra, vi è il cosiddetto “Canalone”, piccolo
fiume, limite naturale che divide Santa Sabina dal nuovo insediamento
denominato “Carisciola”: “Il posto più bello del
modo”, come si può leggere nel cartellone pubblicitario, per la vendita di
ville, che si può vedere entrando a Carisciola
dalla complanare.
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Attraversando la spiaggia
con la bici a mano, oppure facendo il giro, appunto dalla complanare, il contesto cambia molto.
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Carisciola
era un’unica piccola strada, appunto una carisciola, parallela alla costa tutta piena di scogli, uno
scellerato piano regolatore dei lontani ultimi anni ’60, ha permesso
una lottizzazione a pochi metri dal mare.
Si possono notare delle
strane stradine perpendicolari alla costa, strane perché molto piccole,
appena ci può transitare una macchina. La presenza di queste strade si
giustifica per il fatto che il progetto iniziale di
urbanizzazione dell’area prevedeva che le automobili non dovessero circolare,
gli abitanti avrebbero dovuto parcheggiare le loro autovetture in grandi
spazi attrezzati lontani dalla costa, per poi recarsi a piedi al mare ed alle
proprie abitazioni, attraverso appunto questi stretti passaggi pedonali. Il
risultato invece è stato un altro: i parcheggi non sono mai stati fatti, e
molti proprietari delle ville che confinano con queste stradine, hanno
pensato bene di farle proprietà privata di sbocco al mare, ingrandendo il
proprio giardino… La conclusione è che a Carisciola
vi sono tantissime strade senza uscita e tante macchine in giro…
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Ma
continuiamo ad osservare la natura che qui è più bella che mai, almeno per
ciò che si è ancora salvato, vicino alla Mezza Luna ritornano piccole dune e
tamerici, vicino al mare gli scogli molto taglienti ed impossibili da
attraversare a piedi nudi; una deliziosa isoletta completa il panorama di
questo tratto del nostro percorso.
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Più avanti la costa diventa
sempre più selvaggia, molti sono i “pozzi” che si possono vedere lontano dal
mare e questo fa capire che sotto, nel mondo sottomarino, vi è una fitta rete
di passaggi che sarebbe bellissimo esplorare con un
maschera. Ad a uno di questi è stato dato il solito
nome di grotta azzurra, la si può individuare verso le ultime
villette, a circa dieci metri dal mare, vi è un grosso foro che indica
appunto la presenza della grotta.
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La fine delle abitazioni è
veramente cosa gradita! Tutte le ville sono costruite con uno stile molto
particolare, che potremmo definire “architettura esente”, una
corrente anni ‘70-‘80- e successivi, nata dal ripudio della categoria
degli architetti, a favore della categoria dei geometri, certamente più
pratici e meno portatori di problemi.
Dovremo escludere da queste
considerazioni le ville dei Tedeschi che per primi, negli anni ’60,
iniziarono a costruire in questa zona, sono molto
particolari e sicuramente sono state progettate da un architetto (tedesco).
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Il pozzo fetente, luogo fortemente puzzolente di “natura”, è la linea di confine
tra il modo lottizzato e la natura ancora da lottizzare.
Il pozzo fetente è in
realtà una spiaggetta di una insenatura
molto profonda, dove si accumulano le poseidonie,
che nonostante le continue opere di ripulitura si riformano puntualmente dopo
pochi giorni. È la legge del contrappasso applicata ai gestori di un orribile
residence che spara musica a tutte le ore costruito
a pochi passi dal qui.
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Proseguendo verso Nord la
costa è ancora vergine, solo il catrame ci ricorda che sei sul lago
Adriatico, la macchia è bellissima, gli odori forti e decisi. La tramontana,
se c’e’, ‘ti ‘ni porta.
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Proseguendo lungo la costa si intravede il grande scivolo del camping di Lamaforca, si avanza ancora per circa un chilometro lungo
la costa e si giunge ad una strada asfaltata, al ritorno converrà a questo
punto proseguire ancora pochi metri verso Nord per giungere alla bella
spiaggia di Lamaforca, ma adesso risaliamo, per
circa cinquecento metri verso l’entroterra, fino ad un piccolo incrocio con
una strada molto più piccola, si svolta a destra su un percorso quasi
inesistente.
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Si abbandona per una
mezz’oretta il mondo normale per entrare in una zona particolare, alberi
alti, odori molto forti, mare in lontananza che ci accompagna e tanta tanta rucola.. Non so descrivere
bene di che cosa si tratta, un bosco certo non è perché ci sono tracce del
passaggio di un aratro, ma non è neanche un terreno coltivato, proprio non so
dirvi altro, le poche tracce di stradine esistenti sono bloccate da grossi
tronchi messi di traverso, che di fatto isolano il luogo dal mondo “normale”,
perché si sa, tutto ciò che non può essere raggiunto dalla macchina viene
prima o poi dimenticato. Forse è un luogo in attesa
di qualcosa…
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Proseguendo in direzione
dell’entroterra, si attraversa una modesta gravina che accentua la sensazione
di isolamento provata all’inizio, qualche caverna ai
bordi della roccia fa poi galoppare la fantasia… Ci vuole poco però a sentire
l’odore della terra: un inebriante odore di rucola si impadronisce del nostro
olfatto, facendoci desiderare una semplicissima Pizza Margherita, ed allora
male non fa fermarsi un attimo, e, senza strappare le piantine, ma
raccogliendo delicatamente le foglioline, farsi una piccola scorta di questo
prezioso ed agreste ben di Dio, per la serata che sta per arrivare.
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Angelo B. Capodieci
Storie di tanti pomeriggi, al tramonto del
sole, nell’estate del 2003, con Francesco G. e Tiziana
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