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Carbongate

 
 
I cicloamici documentano fotograficamente i luoghi dove a Brindisi è esploso il "carbon gate" che ha portato sindaco and friends dietro le sbarre . A corredo della documentazione fotografica una raccolta di articoli e alcuni commenti ecologisti del ciclocaporedattore.

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La domenica del 5 ottobre il cielo era plumbeo, decidevamo comunque di partire per l'esplorazione della zona industriale di Brindisi.

E plumbeo sarebbe rimasto fino alla tarda mattinata, a fare da sfondo "a tema" alle tetre costruzioni che esplorammo da cicloreporter.

Arrivati a costa morena uno strano brulicare (anche di domenica). Decine e decine di camion a trasportare carbone e tanti vigilantes a vegliare sull'accesso e sulla riservatezza di quelle operazioni di carico e scarico. Uno di loro ci ha vietato di scattare fotografie.

Pochi giorni dopo la nostra "gita" scoppia il caso Antonino. Salta il coperchio che nascondeva il ribollire di anni e anni di malaffare tra imprenditori e politici.

 

Foto: la centrale edipower si staglia contro il plumbeo cielo di domenica 5 ottobre. La luce grigia esaspera il senso di tristezza e di abbandono avvertiti pedalando per i vialoni e le coste della zona a Sud di Brindisi. Un tempo zona di lidi, meta di bagnanti brindisini, oggi reperto di archeologia industriale a perenne memoria di anni di industrializzazione selvaggia

 

Foto: La Banchina dello scandalo durante l'operazione di scarico di una enorme nave portacarbone. La banchina Edipower fu concessa dal sindaco Antonino alla BTI, "tramite" una tangente di 350 milioni di lire. Il resto della tengente pari a 1 miliardo di lire tarda ad arrivare e Antonino cambia idea e concede l'utilizzo della banchina a Edipower dietro la promessa di affidare a imprenditori a lui vicini vari servizi connessi al carbone.

 

Foto: Decine e decine di enormi camion fanno la spola tra la banchina Edipower e le due centrali. Durante le operazioni di carico,  scarico e trasporto, ingenti quantità di polveri fini di carbonio si spargono in aria per le strade e per le campagne.

 

Foto: le polveri di carbone dopo essere rimaste per qualche tempo in aria a volte si ridepositano. Dove e quando dipende dalle loro dimensioni e dalla forza del vento. Le particelle più piccole che sono anche le più inalabili e pericolose si spingono più lontano.

Brindisi è una delle provincie d'Italia a più alta incidenza di morte per tumore.

 

Foto: La centrale policombustibile di Cerano (intitolata a Federico II che chissà quante volte nella sua tomba a Monreale (Palermo) si è rigirato per questa dedica) doveva essere alimentata da un nastro trasportatore del carbone. Dal molo carbonifero di Costa Morena il carbone doveva essere convogliato su un nastro trasportatore che raggiunge il piazzale di stoccaggio della centrale (in grado di contenere 750.000t di carbone). Il nastro (con una capacità di 2000 t/h) si sviluppa in parte in trincea e in parte su viadotto. Questo nastro trasportatore è costato decine e decine di miliardi e adesso come decine e decine di opere costruite al Sud ... non serve a niente.

 

Foto: enormi montagne di carbone (quella di Cerano ne può contenere 750.000 tonnellate) servono ad alimentare le due centrali.

Dopo la combustione quello che rimane del carbone sono le "fly ashes" ossia ceneri volanti costituite da vari ossidi metaliici. Il loro nome è tutto un programma. In genere le ceneri volanti vengono impiegate nei cementifici, ma quante di loro raggiungeranno i cementifici e quante voleranno via?

 

Foto: La parte sopraelevata del nastro trasporatore inutilizzato. Lungo il percorso in una serie di torri sono sistemati gli impianti di vagliatura e frantumazione per la pesatura continua, la rilevazione e separazione di eventuali corpi ferrosi e la campionatura del carbone. Le torri dovevano funzionare anche come nodi di cambio di direzione del nastro. 

 

Oltre il carbone

Non sono passate nemmeno due settimane da un precedente editoriale e di nuovo il ciclocaporedattore si sente incapace di frenare le dita sulla tastiera per parlare delle 3E: energia ambiente e economia

 (black out del 28 settembre, forum di discussione 3E)

E' troppo difficile stimare quanto enorme è l'affare carbone. Da una nostra stima, a Brindisi, per mezzo solo e soltanto del carbone si ottiene il 6-7% di tutta l'energia elettrica prodotta in Italia. Affari di migliaia di miliardi che fanno gola a tanti e che interessi corporativistici e lobbies tengono lontani dai riflettori.

Produrre energia dal carbone è un'affare sporco non perchè il carbone è nero e imbratta tutto di nero. Ma perchè è molto più inquinante di altri combustibili fossili. Il carbone produce i 2/3 di CO2 in più per unità equivalente di energia prodotta rispetto al gas naturale. E dunque accelera la formazione dell'effetto serra, ovvero l'effetto di surriscaldamento del pianeta. Nel carbone, oltre al carbonio sono presenti Zolfo, Cloro, Piombo, Rame, Manganese, Mercurio, Nichel, Arsenico, 226Ra (radioattivo), Cadmio. Le quantità di questi elementi possono variare in maniera rilevante da un giacimento ad un altro.

Un dato statistico è ormai confermato: la vicinanza delle centrali termoelettriche e di grossi centri industriali e petrolchimici aumenta il numero di morti per tumore. Nella provincia di Brindisi questi dati epidemiologici sono da primato.

A Brindisi esiste però un'alternativa attuabile in tempi brevi (o medi): sostituire in tutto o almeno in parte il carbone con il gas naturale. I  metanodotti esistono e arrivano a poche centinaia di metri dalla zona industriale. Poi non si sa per quale arcano i metanodotti vengono interrotti e oltre non si possono prolungare.

E' ora di prolungare i metanodotti e portarli nelle centrali termoelettriche. Adesso che i potentati che controllano il petrolio e il carbone sono costretti dalla magistratura a un passetto indietro bisogna approfittare e scendere in piazza per rivendicare un'aria meno avvelenata.

 

Cicloantonio 12/10/03

 

 

Foto: Gli impianti del petrolchimico di Brindisi. Ma questa è un'altra storia.....

 

 

 

 

La Puglia è ostaggio delle proprie classi dirigenti, levantine e disinvolte: non merita le volubili promesse di una politica avvitata e autoreferenziale, merita lo sforzo corale di raccontare se stessa, di piangere le proprie ferite, di rinascere dal coraggio. Magari il coraggio di dirsi oggi tutte le verità, anche quelle più scomode.

Nichi Vendola

 

 

Articoli e documenti per una storia emblematica che dura ormai da più di 20 anni

Vi sono enormi interessi economici intorno al carbone desolforato che alimenta le due centrali a Sud di Brindisi. Pochi giorni dopo l'escursione dei cicloamici saltava il coperchio del pentolone:

09.10.2003
Brindisi, salta la Cupola: manette per sindaco e mezzo consiglio comunale
(tratto da un'articolo di Edoardo Novella de l'Unità)

Salta il tappo sulle commistioni tra politica e affari a Brindisi, e ritornano i titoli su mafiopoli e tangentopoli. La cupola sulla città costruita dal sindaco Giovanni Antonino crolla dopo anni di equilibrismo mantenuto temperando “salti politici”, amicizie e potere. ...... Concussione e corruzione in atti amministrativi e truffa l’accusa. Avrebbe preteso favori per oltre due miliardi e mezzo, raschiandone solo alcune centinaia.

Una ragnatela di rapporti che ha convinto la Commissione Antimafia a programmare «entro la fine del mese» una nuova trasferta - l’ultima effettuata lo scorso gennaio - «con la massima sollecitudine possibile» per avere una situazione aggiornata sul caso Puglia, anche alla luce dei fatti di Foggia.

Insieme ad Antonino ieri è finita travolta metà amministrazione e importanti vertici dell’imprenditoria locale. Arrestati anche l’assessore a traffico e trasporti Nicola Siccardi e i consiglieri Giovanni Di Bella e Marco Pezzuto - questo di Forza Italia - , il presidente del consiglio comunale e segretario provinciale Udeur Ermanno Pierri e l’imprenditore Luca Scagliarini.

Ad Antonino viene contestato di aver preteso insieme a Pezzuto soldi da parte Mario Salucci, avvocato curatore della Brindisi terminal Italia spa (Bti), per rilasciare e poi minacciare di non rilasciare una concessione marittima della banchina. La Bti si occupa di movimentazione container, per oliare il suo posto al sole su Costa Morena ha dovuto pagare 350 milioni di lire «quale parte della tangente pari a un miliardo complessivo». La tangente - secondo gli inquirenti - sarebbe stata riscossa attraverso i buoni uffici dell’imprenditore Scagliarini, che attraverso la sua Discovermare srl avrebbe pulito il passaggio facendolo passare come corrispettivo di una vera operazione economica. Nello stesso affare però figura il nome della centrale termoelettrica di Brindisi Nord, di proprietà dell’Edipower. La centrale funziona in parte a carbone desolforato. E per assicurarne il rifornimento Edipower aveva bisogno di supporti logistici. Cioè delle banchine appetite anche dalla Bti. Antonino favorisce Edipower - accertati contatti «molto frequenti, soprattutto assolutamente estranei alle attività istituzionali del sindaco, tra Antonino e i manager della Edipower» insistono i magistrati - in cambio della «garanzia che gli appalti per i servizi connessi al carbone» venissero stipulati «in favore di imprenditori a lui vicini». E la Bti finisce fuori da Costa Morena. .................

Un episodio emblematico accaduto nel 2000 provoca le proteste dei contadini e dell'Associazione Esposti Amianto (AEA) ed altri rischi ambientali

11 settembre 2000

L’UVA AL CARBONE e LA VERA PREVENZIONE

(dott. Maurizio Portaluri COORDINATORE PROVINCIALE AEA)

La vicenda che ha visto, nei pressi del nastro trasportatore della centrale elettrica di Cerano, venti ettari di vigneto ricoperti da polvere di carbone combustibile, sembra conclusa. Le parti in causa, Enel e coltivatori, hanno siglato un accordo per il quale la prima acquisterà tutta l’uva al carbone. C’è però una terza parte in causa che al momento non sembra aver ricevuto piena tutela: i cittadini inconsapevoli sulle cui tavole quell’uva e soprattutto quel carbone potrebbero andare a finire, se le autorità preposte a prevenire ogni evitabile malanno non sono intervenute, o non interverranno, tempestivamente ed efficacemente.

Per questo l’AEA ha scritto alla AUSL, al Sindaco, Al Ministro ed all’Assessore Regionale alla Sanità per conoscere l’esito degli esami in corso e l’utilizzo che di quell’uva si permetterà, ricordando che il carbone combustibile contiene tra l’altro Zolfo, Cloro, Piombo, Rame, Manganese, Mercurio, Nichel, Arsenico, 226Ra (radioattivo), Cadmio, queste ultime quattro sostanze in grado anche di provocare tumori.

All’AEA infatti non interessa che sia dimostrato un eccesso di tumori tra la popolazione di Brindisi prima che vengano assunti decisi interventi preventivi, ma che sia contrastata ogni immissione nell’ambiente di sostanze tossiche e cancerogene, soprattutto quando l’impiego di moderne tecnologie permetterebbe di raggiungere lo scopo.

La vicenda dell’uva al carbone è emblematica per la visibilità dell’inquinante, ma rimanendo nel settore agroalimentare, sarebbe necessario allargare l’attenzione all’impiego dei pesticidi ed alla qualità delle acque d’irrigazione nei pressi delle discariche, autorizzate o meno che siano.

 

Nel gennaio 1988 si svolge un referendun in dodici comuni della provincia di Brindisi contro l'ipotesi di alimentare la Megacentrale di Cerano con carbone. Le popolazioni dei comuni brindisini gridano no all'unisono ma nonostante il referendum, oggi entrambe le centrali di Brindisi sono alimentate a carbone.

La potenza installata nelle due centrali è di quasi 4.000MW cioè il 7% della potenza installata in Italia. Per una piccola provincia depressa del Sud Italia è un poco troppo!!

 

La centrale di Cerano (Brindisi sud)
Una panoramica del dissenso che ha avvolto una fra le centrali termoelettriche più grandi del mondo

di  E. BONELLI

 

A 12 km da Brindisi, fra la località lido Cerano e il confine sud della città, sorgeva nel 1982 la più grande centrale termoelettrica d’Europa: 270 ettari occupati, ben 4 sezioni della potenza di 660 Mw ciascuna, 60 Gw di corrente elettrica prodotta al giorno, un modesto camino di 200 m di altezza e una partenza già carica di dissensi.

Il progetto di alimentare la mega-centrale Enel Brindisi-Sud a carbone viene rigettato con un referendum svoltosi in dodici comuni della provincia di Brindisi nel gennaio del 1988 ma, nonostante la volontà popolare, così chiaramente espressa, e una serie di contestazioni circa l’illegittimità della costruzione (avvenuta in assenza di concessione edilizia e con la sola autorizzazione del Ministero dell’Industria) e l’inadeguatezza delle garanzie ambientali, dal 1990 i quattro gruppi della centrale di Cerano entrano in funzione.

Neanche gli accordi presi con il ministero (che prevedevano tra l’altro la dismissione dell’ormai obsoleta e inadeguata centrale Brindisi-Nord) vengono rispettati e l’Enel rimane completamente sorda alle richieste del fronte anticarbone di ridimensionare gli impianti e di alimentare la centrale a metano per ridurre le emissioni nocive.

Per dieci anni la centrale continua a bruciare, sollevando polemiche, inquinando l’aria e anche le coscienze; l’unica alternativa proposta al carbone risulta essere un nuovo combustibile di origine venezuelana, denominato Orimulsion, dalla composizione poco nota e dagli effetti forse peggiori di quelli del carbone.

Nel 1997 l’Enel conclude, con un notevole vantaggio economico, l’acquisto dell’Orimulsion dalla Pdvsa Bitor (compagnia petrolifera venezuelana) e Brindisi si prepara a fare da cavia al nuovo business, adeguando gli impianti della centrale di Cerano all’utilizzo del combustibile ancora in via di sperimentazione e osteggiato in tutto il mondo per il suo elevato tenore di zolfo e contenuto in metalli pesanti.

Gli oggetti della contestazione diventano a questo punto le carenze informative nei confronti del pubblico e l’inadeguatezza delle misure di riduzione degli impatti ambientali. In risposta alle crescenti preoccupazioni viene eletto, nelle varie circoscrizioni comunali e da tutte le parti, un comitato di controllo costituito da tecnici con il compito di verificare lo stato di inquinamento da centrale e di vigilare sulla conformità dei processi produttivi in base alle norme ambientali. E qui viene il peggio. Il comitato vive una situazione di profondo disagio dovuto all’impossibilità di effettuare i controlli previsti e alla completa assenza di risposte da parte non solo degli enti locali ma soprattutto del Ministero dell’Ambiente cui per due anni aveva inoltrato denunce circa l’inosservanza dei limiti di emissione imposti dalla legge e l’inaffidabilità del nuovo combustibile. La convenzione stipulata dal 1996 tra l’ente elettrico e il comune di Brindisi viene disattesa nei suoi punti più importanti tanto da non rappresentare più un garanzia di salvaguardia ambientale e, nonostante le continue sollecitazioni, le inadempienze non vengono sanate. La gravità della situazione porta i membri del comitato a dimettersi in blocco nel novembre 1999 e il dissenso, così a lungo gridato, si assottiglia fino a limitare i soggetti della contestazione a poche voci isolate all’interno dei partiti e gruppi di contestazione locali.

 

Collegamenti

I siti internet delle 2 centrali sono molto curati. Quello di Edipower è anche molto tecnico e ricco di buone intenzioni (la trasformazione della centrale in un nuovo impianto a ciclo combinato).

Il sito Enel fa quasi capire che il nastro trasportatore funzione davvero.

Purtroppo nessuno dei due siti illustra pregi e difetti dell'alimentazione a carbone e sopratutto nessuno si pone la prospettiva di una conversione carbone-metano

il sito ufficiale di edipower (impianto di Brindisi)

il sito ufficiale enel (impianto di Cerano)

 

Oltre il carbone:

Iniziamo con il metano nelle automobili

Angelo suggerisce il modo con cui ogni autista può ridurre l'inquinamento

Caro cicloamico, il vostro documento e' importante. Mi permetto pero' di ricordare che ognuno di noi puo' gia' fare molto per migliorare le nostre condizioni ambientali passando al metano come combustibile per le nostre automobili.

Come sai attraverso il metano si ottiene un inquinamento dell'aria molto vicino a zero. Proprio noi appena possibile dovremo eliminare gasolio e benzina perche' con il metano si possono avere le stesse funzioni ed eventuali piccoli disagi per la rete di distribuzione (dovuti alla mafia del "Petrol") sono ampiamente superati dalla liberta' di viaggiare senza inquinare, si capisce quando con la bici non si puo' proprio andare...