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La
via Appia nel 1500
La
cartina riportata sotto è un dettaglio delle Piante della
Puglia di Ant. Danti risalente al 1580-83 conservata in Città
del Vaticano nella Galleria delle Carte Grafiche. Il
ciclogiornale è riuscito fortunatamente a farne una
scansione. Si tratta di una importante traccia che testimonia
che ancora nel 1580 la Via Appia esisteva accanto e parallela
alla nuova strada che collegava Mesagne, Latiano, Francavilla e
Grottaglie. |
Pare
che il cartografo ignori molte delle altre strade e.g. la
traiana. la sallentina, il limitone dei Greci ma che conosca
bene il tratto dell'Appia. Il tratto Mesagne Oria, distinto
dalla strada più a Nord, segue il tracciato che Uggeri e il
ciclocaporedattore fanno coincidere con quello di una strada
sterrata che partendo da Mesagne collega il sito messapico di
Muro Tenente e, lambisce la chiesa bizantina di Maria di Gallana
e infine giunge a Oria. |
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Il
Limitone dei greci
Storia
archeologia e mito contornano l'antica strada Cellino Oria, sunto
di un lavoro di G. Stranieri |
Vi
è un'accesa disputa sull'argomento Limitone (o Paretone) dei Greci,
Giovanni Stranieri ne propone una mirabile analisi critica e noi ne
riportiamo un breve sunto tratto da Archeologia
Medievale XXVII, 2000, pp. 333-355, "Giovanni
Stranieri, Un limes bizantino nel Salento? La frontiera
bizantino-longobarda nella Puglia meridionale. Realtà e mito del .limitone
dei greci."
Come
si potrà evincere dalla lettura del sunto sotto riportato, il mistero
del Paretone rimane ancora da risolvere e richiederà scavi, rilievi
stratigrafici, un approfondimento e studi d'insieme dei fattori
ambientali, produttivi culturali e toponomastici (ricordate la
Masseria San Giovanni "Lo Pariete" (itinetario 1)?.
Pare sia stato Antonio Profilo, studioso di storia patria a
sostenere per primo nel 1875 la presenza di una
"frontiera" fortificata, rappresentata dai resti di mura
megalitiche (larghe 6 metri e mezzo, alte un metro e mezzo) che
segnavano il confine nel secolo VIII d.C. della dominazione bizantina
in Terra d'Otranto con la dominazione longobarda. Le
strutture considerate dal Profilo, erano già note ma erano state
identificate come i resti. di altri dispositivi. Nel XVI secolo,
infatti, alcuni paretoni siti tra Sava e Martina Franca sono indicati
come i resti di una muraglia eretta dai Tarentini a protezione della
chôra. In seguito, gli stessi ed altri paretoni saranno identificati
con «la muraglia confinaria messapica». disposta su una .linea
ideale. tracciata dalla costa a sud di Taranto a quella a nord di
Brindisi . che gli indigeni avrebbero eretto per difendersi dagli
attacchi della colonia greca.
Lemiti,
lemitone, limitone sono effettivamente varianti salentine usate per
indicare confini, talvolta segnati da muri a secco, anche di grandi
dimensioni. A sud di Mesagne, il termine è attestato nel 1807, in una
platea del Feudo di Oria, redatta in occasione dell’abolizione dei
privilegi feudali. I limiti della .Foresta Oritana, sono segnati di
volta in volta da un lamite, lemite, lemitone divisoria/o di feudi., .lemitone
partefeudo. o da un .pariete., .paretone partefeudo., .parietone
divisorio dei feudi., .parietone grosso., e, infine, .lemite
partefeudo corrispondente al detto pariete.
Foto:
un muro a secco quasi continuo lungo circa 2Km segue
parallelo a Nord la Cellino Oria, alcuni anziani contadini
intervistati nei pressi dal ciclocaporedattore raccontano della
presenza di "greci" presso un casolare lungo questo muro.
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Si
è, invece, ipotizzato che la vecchia strada Oria-Cellino S. Marco,
cui la cartografia militare conserva il nome di limite dei greci,
facesse parte nell.alto Medioevo di un asse di arroccamento bizantino
a ridosso della frontiera longobarda, tra Taranto e Otranto. Tale asse
viario sembra assumere una crescente importanza commerciale in età
imperiale, come attestano i siti romani rintracciati lungo il
percorso. Man mano che il porto di Otranto eclissa Brindisi, si
privilegia una scorciatoia. che abbandona il cursus publicus
ufficiale, per collegare Oria a Lecce evitando Brindisi, come accade
ai tempi della guerra greco-gotica. Infine, la conquista longobarda di
Taranto, Oria e Brindisi, ne farà il solo asse utilizzabile dai
Bizantini, una volta perduta la via Appia. Il vecchio tracciato,
conservato dall'attuale strada provinciale e da tratturi,
sentieri e limiti comunali, corre lungo il versante sud della
Serra di Oria, estrema propaggine delle Murge Tarentine, a valle di un
salto di quota di 20 metri. Questa situazione topografica è sembrata
strategicamente interessante: «il Limitone fu un vero limes,
probabilmente con un vallum dietro il quale, a una certa distanza,
correva la via istmica dal golfo di Taranto all'Adriatico. Un limes
fortificato laddove vi era bisogno, costellato di castra e castelli
presidiati dai limitanei ». Infatti, «la protezione delle sole zone
non munite è prassi costante della difesa bizantina che si trova ad
avere frontiere sovente fluttuanti e comunque troppo lunghe per un
limes stabile e continuo». Tale strada fortificata sarebbe, poi,
diventata «uno degli assi di coagulo del popolamento per l'età
altomedievale. I toponimi di origine longobarda e bizantina
distribuiti a N e a S di essa, la indicherebbero, infine, come un vero
spartiacque politico. La toponomastica aiuta a distinguere le zone
dove l'insediamento e l'influenza longobarda furono più stabili da
quelle rimaste bizantine.
Futuri
sondaggi potranno ricollocare questo paretone nel paesaggio agrario
salentino. Qualora un saggio stratigrafico individuasse opportuni
elementi cronologici per uno dei ripari, per esempio, l'analisi della
stratigrafia verticale pur difficile nelle murature a secco, che non
conservano sempre le tracce delle ammorsature nelle successive
risarciture potrebbe stabilire anche la sequenza cronologica tra la
costruzione del riparo e quella del paretone.
«Aveva
cominciamento questo limite da Otranto.» Antonio Profilo 1875
«Si
formano mappe di luoghi insieme reali e immaginari, elaborate dalla
cultura popolare e riempite di segni, toponimi allusivi,
rispecchiamenti di una topografia mentale. Gli studiosi ottocenteschi,
che nel clima positivista dell.epoca non potevano ammettere
l.immaginario della geosofia popolare, trasformavano in luogo vero, in
insediamento scomparso, il prodotto della fantasia popolare» (CALDO
1991, p. 233)
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La manutenzione delle strade
nella Murgia dei Trulli
Elaborazione di una intervista
curata dal ciclocaporedattore a Pinuccio di Seppunisi (Giuseppe
Bruno) avente per argomento le modalità di manutenzione delle
strade sterrate più importanti agli inizi del secolo scorso. |
La viabilità nella Murgia dei Trulli e il
concetto di villaggio-territorio
Nella Murgia dei Trulli fino a 50
anni fa si viveva come nell'età della pietra. La pietra era una
dannazione per i contadini che dovevano bonificare i terreni per
coltivarli, ma era anche il materiale principale con cui
realizzare opere edili e infrastrutture: case, muretti, terrazzamenti e strade.
Tutti i lavori di trasformazione di
questa dura materia prima si svolgevano in modo manuale con
picconi, cazzuole e asini.
Una fitta ragnatela di strade
innervava la Murgia Sud Orientale consentendo alle popolazioni
contadine di popolare il territorio come fosse un unico
villaggio. Le strade ricalcavano la dura fatica compiuta dai
contadini per conquistare le terre palmo dopo palmo. Erano e
sono tortuose e irte per seguire l'orografia o cingere zone
impervie e boscose.
Secoli e secoli di duro lavoro
avevano consentito di trasformare un territorio pietroso e
boscoso in una fertile valle densa di ulivati,alberi da frutto e
vigneti.
Si parla a tal proposito di
"Villaggio territorio", e ancora oggi, in alcuni paesi come
Cisternino, Locorotondo, Alberobello la percentuale di
popolazione che vive stabilmente nelle campagne supera il 30%
del totale.
La strade erano perciò un bene primario
per la vita del villaggio-territotio. La manutenzione di queste
strade indicava e determinava la prosperità e laqualità della
vita dei luoghi da esse solcate.
Il cantoniere, il cazzariccio e il
presidente
La manutenzione delle strade
pubbliche era compito dei comuni che provvedevano ad appaltare i
lavori a specifiche figure professionali: il Cantoniere e il
Cazzariccio o Cazzabreccia. Il cantoniere era al soldo diretto
del comune e aveva alle sue dipendenze i "cazzaricci" o
cazzapietre. Questi potevano essere i suoi stessi figli o altri
operai da lui arruolati.
Ogni cazzariccio era generalmente deputato alla
manutenzione di una sola strada e dunque diventava subito
riconoscibile e confrontabile il lavoro svolto su una strada e
dunque da quel cazzariccio rispetto ad un'altra strada affidata
ad un altro cazzariccio. Generalmente un cazzarccio si
incaricava di manutenere un tratto di 7-8Km per cui. Ad esempio,
la Ceglie Martina aveva 3 cantonieri addetti alla sua
manutenzione.
Il cazzariccio di procurava la
breccia frantumando le pietre sui bordi della strada. Ovviamente
era una benedizione capitare in un agro con pietre di
naturatufacea più facilmente lavorabili.
Le pietre venivano raccolte dai
"fondi" confinanti con le strade. I contadini proprietari dei
fondi chiedevano quasi per favore al cazzariccio di prelevare il
pietrame dai proprio fondi.
Gli utensili del cazzariccio erano:
- mazzuola grande per frantumare le
pietre grandi
- mazzuola piccola per frantumare la
"breccia" ed evenltualmente ridurla quasi in sabbia
- "lu ruetule" zappa a profilo
quadrato serva a stendere e livellare la breccia il passaggio di
traini e birocci assicurava la compattazione delle pietre
Le pietre venivano trasportate con i
traini, un traino poteva trasportare 10-15 quintali
Le pietre frantumate venivano
trasportate mediante la Cardarina" un secchio in ferro con due
manici in grado di accogliere 10-15 chili di pietre.
Il comune dava poi incarico ai
paretari di risistemare i muretti a secco ai margini delle
strade e/o allargarli a seconda delle esigenze.
Per ogni strada il comune incaricava
un "presidente" tipo un capocondomino per sorvegliare la
situazione della strada e coordinare il lavoro del "cazzariccio".
Il presidente era un volontario che generalmente risiedeva o
aveva un fondo lungo la strada e che godeva della considerazione
degli amministratori e dei vicini. Il presidente vegliava sui
lavori,
quantificava e certificava il lavoro del cazzariccio e del
cantoniere.
Poteva dunque succedere che
presidente e cazzariccio mettendosi d'accordo e certificando il
falso dichiarassero di aver bonificato un tratto di strada. La
cifra richiesta al sindaco veniva divisa tra cazzariccio e
presidente.
Si capisce che in un comune vi
potevano essere decine e decine di addetti alla viabilità. Il
salario era sufficiente alla loro sussistenza ma certamente
non si può dire che mancasse lavoro.
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Il transito delle biciclette
Sui bordi delle strade dovevano
transitare le biciclette e dunque il cazzariccio doveva evitare
di fare confluire sul bordo il pietrame più grossolano.
Il transito delle biciclette era
tenuto in grande considerazione, il margine di strada doveva
essere liscio e non ci dovevano essere sporgenze dei muretti o
rovi pendenti. Erano gli stessi utenti delle strade, ciclisti o
trainieri a reclamare al presidente della strada il cattivo
stato della strada.
Questo universo di cantonieri,
cazzaricci presidenti si dissolse molto lentamente a partire dal
secondo dopoguerra, con la meccanizzazione dei lavori e con
l'asfalto delle strade.
L'asfalto si fa lentamente .. strada
Il primo comune nella Murgia Sud
Orientale ad asfaltare le strade è stato quello di Martina
Franca, subito dopo la seconda guerra mondiale. La
trasformazione delle strade non poteva che partire da Martina,
il comune più prospero e più dedito al commercio nella Murgia
Sud Orientale. Ai confini delle
strade comunali di martina asfaltate le strade rimanevno ancora brecciate.
Il tratto Ceglie Martina nella
provincia di Brindisi fu finalmente asfaltato dopo ben 20 anni.
Lo stesso succedeva con la Martina Ostuni asfaltata solo in agro
martinese e solo molto più tardi asfaltata nella sua interezza.
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I
tratturi e la transumanza |
Un
contributo alla mobilità in Puglia è stato dato dalla
costruzione di tratturi e tratturelli. Si tratta di una rete
viaria concepita per rendere possibile la pastorizia migrante.
Erano ad un tempo strade e pascoli. Terreni demaniali e luoghi
di insediamento per opifici, chiese, taverne e infine centri
abitati.
Un apposito
servizio e reportage è stato dedicato dai cicloamici ai
tratturi e alla visita del tratturello di Gorgo Parco e si può
vissitare da qui
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Cosa sono i Tratturi
I tratturi già in epoca protostorica
erano lunghe vie battute dagli armenti e dalle greggi, ma le loro
radici affondano nelle tracce millenarie che antichissime genti
ricalcarono nelle loro migrazioni seguendo sia l’istinto proprio sia
il moto delle stelle, i corsi dei fiumi oppure i colori dell’orizzonte.
Prima della costruzione delle antiche strade Romane lungo i tratturi
si svolgevano intensi traffici commerciali. Il nome Tratturo comparve
per la prima volta durante gli ultimi secoli dell’Impero romano, il
termine latino trattoria designava il privilegio dell’uso gratuito
del suolo di proprietà dello Stato, di cui beneficiavano i pubblici
funzionari e che venne esteso anche ai pastori della transumanza per l’uso
delle vie pubbliche. Guglielmo I il Malo nel 1155, li dichiarò beni
demaniali successivamente sotto la dominazione aragonese vennero
ridisegnati i tracciati, stabiliti i limiti e codificati gli usi, in
seguito sostenuti anche dai Borboni. Nel periodo di massimo sviluppo
la rete viaria tratturale si estendeva da L’Aquila a Taranto, dalla
costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo
che superava i 3000km. I Tratturi furono strade particolari e, sotto
molti aspetti, irripetibili. Disposti come i meridiani (tratturi) e i
paralleli (tratturelli e bracci), essi formarono una rete viaria che
copriva in modo uniforme tutto il territorio e dettarono in tutto il
Mezzogiorno orientale la legge del movimento e dell’insediamento.
Furono non solo strade ma anche pascoli per le greggi in transito.
Lungo tali assi viari, che potremmo definire autostrade d’altri
tempi, sorsero opifici, chiese, taverne e fiorenti centri abitati.
Oggi i tratturi non sono più utilizzati come vie di comunicazione di
persone, animali e merci, ma sono diventati dei grandi musei all’aperto
che costituiscono delle preziose testimonianze storiche e culturali,
pronti ad accogliere l’uomo tecnologico alla ricerca di se stesso in
sella ad un cavallo, a piedi in bicicletta o sul carro di un tempo. Il
decreto ministeriale del1976, ha definito i tratturi beni di notevole
interesse per l’archeologia, per la storia politica, militare
economica, sociale e culturale sottoponendoli alla stessa disciplina
che tutela le opere d’arte d’Italia.
La
transumanza in terra d'Otranto
(liberamente
riassunto da: "vie e pascoli della transumanza" di Italo
Palasciano, Umanesimo della Pietra 2003)
Nel
1447, Alfonso d'Aragona istituisce la "Dogana della Mena delle
Pecore" di Foggia con il compito di regolamentare il territorio
adibito a pascolo nel tavoliere delle Puglie e introitare le tasse dai
proprietari dei greggi attraverso il pagamento di diritti di passaggio
e di pascolo. Da quel momento, la Dogana rappresentò, sotto gli
aragonesi, la principale fonte di introiti del Regno di Napoli.
I
proprietari delle greggi dell'Abruzzo, del Molise attraverso la fitta
rete di tratturi e tratturelli conducevano, nelle stagioni invernali,
il proprio bestiame nelle "locazioni" del Tavoliere delle
Puglie. Le locazioni erano i "pascoli fiscali" ossia
grandi aree destinate a pascolo dietro pagamento della
"fida" (ossia il prezzo degli erbaggi consumati) da parte
dei "Locati" (proprietari dei greggi). Quando, a causa di
siccità e altre avversità atmosferiche i pascoli del tavoliere
divenivano insufficienti la Dogana provvedeva a esercitare un diritto
di prelazione su altri terreni.
Una
parte consistente dei terreni non compresi nelle "locazioni"
e considerati "locazione straordinaria" si trovavano in
Terra d'Otranto che comprendeva la Penisola Salentina e le attuali
province di Taranto e Brindisi. I territori interessati alla
destinazione a "locazione straordinaria" si trovavano per lo
più a Martina Franca, Mottola, Castellaneta, Massafra. I feudatari
locali e le popolazioni che vivevano d'agricoltura vedevano molto male
che tanta terra fosse a loro prelevata per essere destinata a pascolo
e sovente si determinavano veri e propri conflitti armati tra pastori
e agricoltori.
Proprio
lo studio dei conflitti tra locati e feudatari (duca di Martina, il
marchese di Santeramo, il principe di Acquaviva) o contadini portati
davanti al "Tribunale della Dogana della Mena delle pecore di
Foggia" consente di individuare i territori adibiti a
"locazione straordinaria".
Inoltre
la Dogana concedeva ai locati una serie di privilegi fiscali e
giuridici sia penali che civili. Ad esempio, i pastori anche se
colpevoli di delitti non potevano essere carcerati in quanto "dovendosi
le pecore calarle in Puglia ogni anno, deve necessariamente farlo il
pastore che insieme con le pecore fanno un corpo sano e unico
... e mancando una parte viene a mancare il tutto" (S. di
Stefano, La ragion pastorale over commento sù la prammatica LXXIX de
officio procuratoris Caesaris, Napoli, 1731)
Nella
tabella a fianco sono elencati i nomi dei tratturelli di terra
d'Otranto e i relativi comuni di pertinenza.
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LA TRANSUMANZA
La Transumanza vuol dire pastorizia
trasmigrante. La parola è composta da trans (di la da) e da humus
(terra). Essa si basa su quattro capisaldi: il cambio tra due sedi
note in determinati periodi dell’anno, la proprietà del gregge, lo
sfruttamento diretto dello stesso; l’orientamento presso l’economia
di mercato. Sicuramente la transumanza era tra le attività
fondamentali dei Sanniti, favorita dall’esenzione da imposte sia sul
bestiame, sia sui pascoli e sulle strade di collegamento. La donna
sannita aveva sempre in casa la conocchia per filare la lana e un
telaio per tesserla e farne capi di abbigliamento e coperte. Gli
uomini sanniti invece, oltre alla cura delle greggi, si impegnavano in
varie attività tra cui quelle relative agli scambi commerciali e ai
servizi di accoglienza e di trattenimento. Nel periodo romano la
pastorizia venne considerata l’attività tra le più nobili e
redditizie e ne fecero un settore importante per la loro economia. La
realizzazione di opere pubbliche e di grandi manifestazioni con
spettacoli furono realizzate con il ricavato delle multe imposte ai
proprietari di pecore. Nel 290 a.C. i Romani disciplinarono la
transumanza con leggi importanti e la sottoposero al controllo
pubblico e al prelievo fiscale.In alcuni punti di attraversamento
obbligato veniva esatta la Scrittura che era la tassa pagata sugli
animali iscritti nei registri degli appaltatori d’imposta. Dopo la
caduta dell’Impero Romano la pastorizia trasmigrante scomparve quasi
del tutto a causa dell’assenza di un potere politico. Durante l’XI
secolo venne riscoperta e tutelata nella Costituzione Normanna, che
impose contro i trasgressori la confisca dei beni e addirittura la
pena di morte. I pastori però dovevano pagare il pedaggio sulle vie
tutelate. Successivamente con Federico II la transumanza fu
ulteriormente agevolata e facilitata nei grandi circuiti commerciali.
Con gli Angioini (XIII secolo) la pastorizia andò in crisi perché
venne dato più spazio alle coltivazioni agricole. Giovanna II
successivamente richiamò in vita la Costituzione Normanna istituendo
il foro speciale per gli operatori della transumanza. Per gli Aragonesi
la transumanza fu il settore trainante dell’economia. Essi
istituirono un apposito ufficio per la gestione chiamato Regia Dogana
della Mena delle pecore in Puglia che era diretto dal Doganiere, un
alto funzionario governativo.La transumanza è stata per secoli un
fenomeno oltre che economico e pastorale anche politico, sociale e
culturale che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate da
essa.
Tabella
sotto: I territori dei comuni, che gravavano geograficamente
sulla "Locazione di Terra d'Otranto" attraversati dai
tratturelli (Italo Palasciano, Umanesimo della Pietra, 2003)
Tratturelli |
Comuni |
alle
Murge
Orsanese
alle
Rene
delle
Ferro
Quero |
Castellaneta |
Santeramo
Laterza |
Laterza |
Martinese |
Martina
Castellaneta
Mottola
Massafra
Crispiano
Montemesola
Grottaglie
Manduria
Avetrana |
Gorgo
Parco |
Martina |
Tarantino |
Palagiano
Massafra
Taranto
Montemesola
Monteiasi
Grottaglie |
Pineto
dei Pini |
Ginosa
Castellaneta |
Palagiano-Bradano |
Palagiano
Castellaneta
Ginosa |
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